Benvenuti in D: il primo giorno nel calcio che non conta

Calcio
La formazione della Spal nel giorno del debutto fra i Dilettanti, a Budrio contro il Mezzolara
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Dopo 105 anni di storia sempre fra i professionisti, di cui 21 in Serie A, domenica la Spal (anzi: Real Spal…) ha disputato sul campo del Mezzolara la sua prima partita fra i Dilettanti. Storia di un pomeriggio alla periferia del pallone

di Lorenzo Longhi
da Budrio (Bo)

Di peggio c’è solo che potrebbe piovere. E a Budrio, 20 km da Bologna, in effetti il cielo è grigio: dopo 105 anni di professionismo (di cui 21 nella massima divisione), domenica la Spal ha vissuto la sua prima partita alla periferia del calcio. Serie D, dilettanti di nome e di fatto: nuova vita nel calcio che non conta, come anche per Taranto, Foggia e Piacenza, altre nobili decadute dal recente fallimento ma che, a differenza del club di Ferrara, queste latitudini le hanno già conosciute in passato. Non si chiama neanche più Spal, quella che ha debuttato contro il Mezzolara a Budrio, ma Real Spal: nome cacofonico e antistorico. Di peggio c’è solo, appunto, che potrebbe piovere.

Rare tracce di un professionismo che fu sono sparse qua e là. Sulla panchina del Mezzolara c’è l’ex difensore della Juventus Gianluca Luppi, in campo però manca Fabio Bazzani, che di anni ne ha 35, abita qui vicino e da un paio di stagioni si diverte a giocare in D, lui che gli ultimi anni da pro’ li ha giocati proprio a Ferrara. Stavolta è squalificato, così il numero 9 lo indossa Alberto Villa, figlio di quel Renato Villa, leggendario e tracagnotto centrale del Bologna di Maifredi, che da queste parti per tutti era, modestamente, 'il Mitico Villa'. Nella Spal c’è il ferrarese Davide Marchini, un passato in A con Cagliari e Livorno: a 31 anni ha rescisso con lo Spezia ed è tornato nella squadra in cui aveva già giocato nelle giovanili. Storia quasi da libro Cuore, anche se l’aspetto più commovente lo si scopre al baretto della tribuna: uno shot - ma al di sotto della Lega Pro si chiama cicchetto - del più vintage dei liquori al caffè costa appena 1 euro e 50. Son soddisfazioni.

I tifosi ferraresi - un migliaio, fra la tribuna in cemento e i gradoni in tubi innocenti che fungono da settore ospiti, molto minimal: "Noi siamo di un'altra categoria", è il loro striscione - cantano, lanciano fumogeni e saltano, ma al gol la Spal non ci va nemmeno vicina (la sfida finirà 0-0), tanto che uno dei componenti della panchina si imbestialisce dopo un passaggio sbagliato ai sedici metri picchiando violentemente i pugni sul manufatto, spaventando i tanti bambini che giocano a rincorrersi lì a pochi passi e alla partita non sono proprio interessati.

In Emilia, però, il senso civico è a livelli elevatissimi: “Se la rompi poi la paghi!”, gli urla, stentoreo dopo il botto, un signore di mezza età che si gusta la partita cheek to cheek con la rete metallica che divide il campo dalla tribuna. Ma gli applausi sono tutti per il sodale che gli risponde, pochi metri più in là: “Guarda che se stanno qui è perché non hanno i soldi…”. Già, proprio così. È la Serie D, bellezza, la periferia del pallone.

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