Baggio, addio alla Figc: "Non mi hanno lasciato lavorare"

Calcio
Roberto Baggio non è più presidente del Settore Tecnico della Figc (Getty)
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L'ex campione della Nazionale non è più il presidente del Settore Tecnico, incarico che aveva assunto nel 2010: "Ho presentato un programma che è rimasto lettera morta". Sul futuro: "Resto a disposizione per qualsiasi iniziativa"

Roberto Baggio annuncia l'addio al settore tecnico della Federcalcio. Chiamato nel 2010, accusa: "Lascio perché non mi hanno permesso di lavorare. Ho provato a esercitare il ruolo che mi hanno affidato, ma non me l'hanno consentito, non sono disposto più ad andare avanti", ha detto l'ex calciatore di Fiorentina, Juve, Inter e Milan in un'intervista al Tg1. "Ho lavorato per rinnovare la formazione dalle fondamenta, creare buoni calciatori e buone persone. E' venuto fuori un programma di 900 pagine, presentato nel dicembre 2011 che per un anno è rimasto lettera morta. Così ho tratto le mie conclusioni, io non amo occupare le poltrone ma fare le cose", ha detto Baggio.

Alla domanda del perché non partecipasse alle riunioni del Consiglio federale, l'ex calciatore ha risposto: "Come presidente del settore tecnico non avevo diritto di voto e quindi era inutile assistere a riunioni che nulla avevano a che fare con il mio ruolo. Faccio un esempio, quando ho presentato il programma ho fatto cinque ore di anticamera per essere ricevuto poco più di 15' per presentare il progetto al quale avevano lavorato circa cinquanta persone". Eppure la Figc credeva molto in questa scelta, "aveva anche stanziato 10 milioni di euro - riconosce Baggio -, sono grato ad Abete per quello che ha fatto ma ad oggi non ho ricevuto alcun fondo per procedere e tutto è rimasto sulla carta. Per questo a malincuore dico addio. Definitivo? Amo il calcio e il mio Paese, resto a disposizione per qualsiasi iniziativa".

La risposta di Abete - "Roberto Baggio è una persona di grande qualità, come uomo e come tratti. Ma non sentiva come suo quel ruolo dirigenziale: non lo gratificava". Così Giancarlo Abete commenta l'addio dell'ex campione alla presidenza del settore tecnico Figc. "Non sono sorpreso dal suo annuncio - spiega il presidente federale, da Ginevra - Me lo aveva anticipato. Per i suoi impegni internazionali e perché non si sentiva gratificato, non ha mai avuto la possibilità di dedicare molto tempo alla sua attività".

"In questi due anni ha seguito i corsi allenatori fino al master. In molti poi hanno criticato il patentito ad honorem ai componenti del direttivo, come se si profilassero ruoli diversi in futuro". Confermate poi dalle chiamate di Vicenza e Brescia, nelle ultime settimane. Le critiche per la presenza del manager Vittorio Petrone: ma ne avete mai parlato? "Senza dubbio abbiamo sempre parlato con Baggio e con Petrone - risponde Abete -, anche perché farlo col primo senza il secondo non era possibile: ma era chiaro e naturale che lui avesse un rapporto di fiducia, preferenziale, con Petrone. Lo ha sempre seguito passo passo".

C'è poi la questione del progetto, motivo dell'addio. Abete sottolinea che in realtà le linee del programma erano in partenza state corrette e soprattutto non avevano avuto seguito da parte dello stesso Baggio: messe le idee, mancava il progetto di fattibilità. "Il progetto elaborato con l'ausilio di consulenti esterni - racconta Abete - era stato discusso in consiglio federale e modificato: in principio era finalizzato allo scouting di calciatori, ma quello spetta al Club Italia e a Arrigo Sacchi. A Baggio spettava la formazione dei tecnici. Il consiglio federale ha concordato le modifiche e stanziato i soldi, che ci sono e non sono un problema. Ma poi era il settore tecnico a dover dare seguito, con la Lega Dilettanti, per la nascita di centri federali in tutte le regioni. E invece si è fermato lì, non ha fatto il secondo passo. Evidentemente per una scelta di Baggio". "Il nostro auspicio - conclude il presidente della Federcalcio - è che se Baggio non fa scelte diverse, ci possa ancora essere spazio per collaborazioni spot, su progetti mirati".