Italiane che battono le inglesi: 100 anni fa la prima volta
CalcioPrimavera 1913, i professionisti del Reading sono in tournée in Italia. Battono il Genoa e la Nazionale e travolgono Milan e Pro Vercelli. Ma il 13 maggio accade qualcosa di inaspettato: a Casale i maestri perdono. E i nerostellati fanno la storia
di Lorenzo Longhi
C’era una… svolta. Certo, nulla di rivoluzionario, nulla capace di modificare gli equilibri mondiali e nemmeno quelli di un pallone che, in Italia, viveva ancora i suoi anni pionieristici. Eppure esattamente 100 anni fa, il 14 maggio 1913, accadde qualcosa di mai visto sino ad allora. Campo sportivo Priocco - gli stadi veri e propri erano ben lungi da venire - a Casale Monferrato, cade il mito di un’imbattibilità, il giorno in cui i maestri hanno qualcosa da imparare: è il giorno della prima vittoria ufficiale di una squadra di club italiana contro una squadra inglese. L’impresa è del Casale, lo scalpo è quello del Reading, "senza dubbio la più forte delle squadre straniere viste in Italia". Lo scrisse il Corriere della Sera, lo ricordano ancora oggi le storie tramandate dai tifosi del club dei Biscuitmen.
Le coppe europee non erano neppure in embrione, eppure alcuni club stranieri, e inglesi soprattutto, in Italia venivano a miracol mostrare, o meglio a insegnare, visto che nel Regno Unito il calcio si giocava a livello ufficiale già da decenni e i calciatori erano professionisti. Per dire: la prima edizione della Fa Cup data 1872, giusto un anno dopo la fondazione del Reading mentre il Casale, nel maggio 1913, di anni non ne aveva ancora festeggiati quattro. Logico allora che la tournée italiana del Reading - che partì in treno dalla stazione londinese di Charing Cross il 9 maggio e, varcando la Manica e passando per Parigi, arrivò a Genova all’alba del giorno dopo - fosse considerata un evento. 10 giorni di permanenza e cinque partite, nel programma della trasferta, contro Genoa (il cui allenatore, William Garbutt, era stato un giocatore del Reading: è a lui che si deve l’idea della tournée degli inglesi), Milan, Casale, Pro Vercelli e Nazionale italiana. Per la cronaca: erano le quattro più forti d’Italia, avendo vinto la Pro le finali Nord di Prima Categoria 1912-13 (poi vinse il titolo contro la Lazio) davanti proprio a Genoa, Milan e Casale.
Il Reading, che aveva appena chiuso all’ottavo posto nella Southern Division 1, si presentò con 14 calciatori e, l’11 maggio, batté il Genoa 4-2, con lo stesso Garbutt ad arbitrare l’incontro. Il giorno dopo, all’Arena Civica di Milano, gli inglesi travolsero con un poderoso 5-0 il Milan: fu allora che il Corriere della Sera dipinse il Reading come sopra.
Poi il 14 maggio, alle 5 del pomeriggio, ecco la partita con il Casale. Che, nel primo tempo, piuttosto incredibilmente si porta già sul 2-0 con le reti del cannoniere Varese e di Garasso. I curiosi sono in visibilio ai bordi del campo. Solo nel secondo tempo, Joe Bailey (bomber degli inglesi e, in seguito, eroe decorato di guerra) accorcia le distanze. Eccola, la prima volta: gustosa come non mai, anche perché inattesa e, in spirito molto british, conclusa con i complimenti dei giocatori e dei tecnici del Reading nei confronti dei nerostellati, celebrati il giorno successivo dagli epinici della stampa. Poi certo, complimenti sì, ma anche alibi: gli aedi della storia del club inglese raccontano che la vittoria del Casale fosse dovuta un po’ alla stanchezza dei giocatori del Reading, un po’ a una forma giurassica di turnover (vabbè, viene da ridere, ma tant’è) ma, soprattutto, alle dimensioni del campo. Un po’ più corto della media, ma eccezionalmente più stretto. Meno di 50 metri, si narra. Abbondanti, peraltro. Perché nel calcio perdere è umano, ma dare la colpa ad altro ancora di più.
100 anni fa, un evento poco conosciuto ai più, eppure memorabile nella sua unicità. E, in fondo, nemmeno casuale: il Casale, un anno dopo, vinse addirittura lo Scudetto, battendo nella finale la Lazio, eterna seconda ai tempi. Il Reading chiuse la tournée battendo 6-0 la Pro Vercelli e 2-0 la Nazionale. Che il Casale, da una vita ormai, sia perso alla provincia dell’impero calcistico, in fondo altro non fa che aumentare il mito. Perché, un secolo fa, ci fu una svolta. Nerostellata.
C’era una… svolta. Certo, nulla di rivoluzionario, nulla capace di modificare gli equilibri mondiali e nemmeno quelli di un pallone che, in Italia, viveva ancora i suoi anni pionieristici. Eppure esattamente 100 anni fa, il 14 maggio 1913, accadde qualcosa di mai visto sino ad allora. Campo sportivo Priocco - gli stadi veri e propri erano ben lungi da venire - a Casale Monferrato, cade il mito di un’imbattibilità, il giorno in cui i maestri hanno qualcosa da imparare: è il giorno della prima vittoria ufficiale di una squadra di club italiana contro una squadra inglese. L’impresa è del Casale, lo scalpo è quello del Reading, "senza dubbio la più forte delle squadre straniere viste in Italia". Lo scrisse il Corriere della Sera, lo ricordano ancora oggi le storie tramandate dai tifosi del club dei Biscuitmen.
Le coppe europee non erano neppure in embrione, eppure alcuni club stranieri, e inglesi soprattutto, in Italia venivano a miracol mostrare, o meglio a insegnare, visto che nel Regno Unito il calcio si giocava a livello ufficiale già da decenni e i calciatori erano professionisti. Per dire: la prima edizione della Fa Cup data 1872, giusto un anno dopo la fondazione del Reading mentre il Casale, nel maggio 1913, di anni non ne aveva ancora festeggiati quattro. Logico allora che la tournée italiana del Reading - che partì in treno dalla stazione londinese di Charing Cross il 9 maggio e, varcando la Manica e passando per Parigi, arrivò a Genova all’alba del giorno dopo - fosse considerata un evento. 10 giorni di permanenza e cinque partite, nel programma della trasferta, contro Genoa (il cui allenatore, William Garbutt, era stato un giocatore del Reading: è a lui che si deve l’idea della tournée degli inglesi), Milan, Casale, Pro Vercelli e Nazionale italiana. Per la cronaca: erano le quattro più forti d’Italia, avendo vinto la Pro le finali Nord di Prima Categoria 1912-13 (poi vinse il titolo contro la Lazio) davanti proprio a Genoa, Milan e Casale.
Il Reading, che aveva appena chiuso all’ottavo posto nella Southern Division 1, si presentò con 14 calciatori e, l’11 maggio, batté il Genoa 4-2, con lo stesso Garbutt ad arbitrare l’incontro. Il giorno dopo, all’Arena Civica di Milano, gli inglesi travolsero con un poderoso 5-0 il Milan: fu allora che il Corriere della Sera dipinse il Reading come sopra.
Poi il 14 maggio, alle 5 del pomeriggio, ecco la partita con il Casale. Che, nel primo tempo, piuttosto incredibilmente si porta già sul 2-0 con le reti del cannoniere Varese e di Garasso. I curiosi sono in visibilio ai bordi del campo. Solo nel secondo tempo, Joe Bailey (bomber degli inglesi e, in seguito, eroe decorato di guerra) accorcia le distanze. Eccola, la prima volta: gustosa come non mai, anche perché inattesa e, in spirito molto british, conclusa con i complimenti dei giocatori e dei tecnici del Reading nei confronti dei nerostellati, celebrati il giorno successivo dagli epinici della stampa. Poi certo, complimenti sì, ma anche alibi: gli aedi della storia del club inglese raccontano che la vittoria del Casale fosse dovuta un po’ alla stanchezza dei giocatori del Reading, un po’ a una forma giurassica di turnover (vabbè, viene da ridere, ma tant’è) ma, soprattutto, alle dimensioni del campo. Un po’ più corto della media, ma eccezionalmente più stretto. Meno di 50 metri, si narra. Abbondanti, peraltro. Perché nel calcio perdere è umano, ma dare la colpa ad altro ancora di più.
100 anni fa, un evento poco conosciuto ai più, eppure memorabile nella sua unicità. E, in fondo, nemmeno casuale: il Casale, un anno dopo, vinse addirittura lo Scudetto, battendo nella finale la Lazio, eterna seconda ai tempi. Il Reading chiuse la tournée battendo 6-0 la Pro Vercelli e 2-0 la Nazionale. Che il Casale, da una vita ormai, sia perso alla provincia dell’impero calcistico, in fondo altro non fa che aumentare il mito. Perché, un secolo fa, ci fu una svolta. Nerostellata.