Cagliari, vent'anni senza il "filosofo" Manlio Scopigno

Calcio
Manlio Scopigno ha guidato il Cagliari, prima squadra del sud, a vincere uno scudetto nella stagione 1969-1970. Qui è con Gigi Riva
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AMARCORD. Il 25 settembre 1993 scomparve l'allenatore che condusse i sardi al loro unico scudetto nel 1970. Tra ironia, battute e nessuna banalità, ecco la storia di un anticonformista dimenticato

di Roberto Brambilla

Il primo tecnico a portare una squadra del sud a vincere lo scudetto, ma soprattutto un innovatore e personaggio singolare, un anti-eroe per eccellenza. Vent'anni fa, il 25 settembre 1993, moriva Manlio Scopigno, l'allenatore del Cagliari campione d'Italia 1970. Ecco la storia del "Filosofo" del calcio italiano, tra geniali intuizioni tattiche e battute fulminanti.


Calciatore sfortunato e universitario –
Nato nel 1925 in provincia di Udine, dove il padre guardia forestale è di stanza, Scopigno cresce a Rieti. E qui inizia a inseguire il sogno di diventare calciatore, accompagnandolo con gli studi di filosofia alla Sapienza (nelle interviste ricorderà come lo avesse fatto per tenersi aperta una seconda possibilità, oltre al pallone). Rieti in C, Salernitana in B, poi la chiamata del Napoli. La sua carriera professionistica dura però lo spazio di sette partite e mezzo. Contro il Como, dopo aver segnato il suo primo (e unico) gol in Serie A, il terzino Manlio si rompe i legamenti del ginocchio. Carriera finita (tornerà solo per qualche partita con il Catanzaro) e vita da (re)inventarsi.

La gavetta a Vicenza e l'esonero a Bologna –
Dopo il ritiro forzato Manlio prova a fare l'allenatore. Dopo gli inizi con il Rieti lo chiama il quasi coetaneo Roberto Lerici al Vicenza. Prima Scopigno gli fa da secondo, poi lo sostituisce per cinque stagioni, ottenendo tra il 1961 e il '65 i migliori piazzamenti fino ad allora della società veneta. Nel 1965-1966 arriva la chiamata del Bologna, due stagioni prima campione d'Italia. L'avventura in rossoblù si conclude però dopo pochi mesi. Il presidente Goldoni lo esonera con un biglietto, recapitato a Scopigno da un fattorino. Lui lo legge.“Ci sono due errori di sintassi e un congiuntivo sbagliato” fa notare e se ne va.

Cagliari e lo stile Scopigno- Una stagione da disoccupato e la classica “chiamata-che-cambia-la-vita”. E' l'estate del 1966 e a farsi vivo è il Cagliari. Ai sardi Scopigno rimarrà, eccetto una stagione la 1968-1969, fino al 1972 vincendo oltre allo scudetto il "Seminatore d'oro". Lì il tecnico costruirà calcisticamente un miracolo. Con un campione come Gigi Riva , qualche buon giocatore come Pierluigi Cera e Albertosi e tanta “classe operaia in paradiso”: Martiradonna (di lui disse “Se avessi avuto un altro cognome saresti già in nazionale"), Nastasio (per l'attaccante di riserva fece piantare un cartello sulla linea di fondo “Qui finisce il campo”) Niccolai (sul terzino ai Mondiali esclamò il celebre “Mi sarei immaginato tutto ma non di vedere Niccolai in mondovisione”).

Partite “lette” alla perfezione, intuizioni tattiche, per esempio Cera libero al posto dell'infortunato Tomasini ma soprattutto un modo nuovo di gestire il gruppo rispetto agli standard dell'epoca. Giocatori responsabilizzati, ritiri banditi, zero allenamenti al mattino e un atteggiamento disincantato. Verso l'ambiente del pallone (lo definirà “un castello le cui fondamenta sono le bugie”) e verso le partite, durante le quali, si diceva che Scopigno si addormentasse volentieri.

“Quanto manca? a cosa scusi?” -
Il 1970 è l'anno della vittoria. Dopo le stagioni di assestamento per Scopigno e per il Cagliari è tempo di raccogliere i frutti. Una lotta serrata con il Cagliari in testa dalla quinta giornata, con Juventus e Inter a inseguire. Manlio assiste per quasi tutta la cavalcata vittoriosa dei suoi dalla tribuna, complice una lunga squalifica per aver insultato un arbitro contro il Palermo. Ma anche dalla tribuna non manca di regalare le sue perle. Dal suo commento alla vicinanza in classifica dei bianconeri,“La Juve è a un punto? Beh se non cambia il regolamento lo scudetto lo vincerà il Cagliari”, al surreale scambio di battute con un agitatissimo Cera a pochi secondi dalla fine del big match con la Juventus (Quanto manca? Domanda il giocatore “A cosa scusi? La replica di Scopigno) fino alla risposta data a Lello Bersani, conduttore della Domenica Sportiva una settimana dopo la conquista del titolo nell'aprile 1970. “Chi è Manlio Scopigno? chiese il giornalista. Uno che ha sonno”, la risposta fulminante dell'allenatore.

Opinionista "senza filtro"–
Dopo lo scudetto il "filosofo" al Cagliari farà altre due stagioni, guidando i rossoblù nella prima esperienza europea della storia. Poi nel 1972 il divorzio, un anno di stop e le ultime due panchine, quelle della Roma (esonero dopo 4 sconfitte in 6 partite facendo esordire Agostino Di Bartolomei) e del Vicenza squadra dove aveva cominciato 15 anni anni prima. Dopo i biancorossi non allenò più, ma rimase a suo modo nel mondo del calcio, firmando corsivi per “Il Giorno” con lo pseudonimo di Senza Filtro, in onore alla sua passione per la sigaretta. Scomparirà nel 1993, esattamente vent'anni fa. E a lui la sua città d'adozione, Rieti, ha dedicato uno stadio e un torneo (intitolato anche al fratello Loris), mentre allo Stadio Sant'Elia, la tribuna stampa porta il suo nome. Un paradosso per uno che non amava le (auto)celebrazioni.