Segreti e bugie: "Ecco com'è la vita di un calciatore gay"

Calcio
Giovanni Licchello, 26 anni, è stato eletto Mister Gay 2013. In passato però ha vestito le maglie del Chieti e del Brindisi
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L'INTERVISTA. Giovanni Licchello è stato eletto Mister Gay 2013, ma in passato ha giocato tra serie D e Lega Pro: "Quanta fatica dover inventare scuse sulle donne". Se ci sono gay in serie A? "Ne conosco anche bisex"

di Luigi Caputo

Oggi indossa la corona di gay più bello d'Italia, ma un tempo, esattamente due anni fa, Giovanni Licchello, 26 anni, era un calciatore. Ha lasciato gli scarpini senza rimpianto, perché quel modo di vivere il calcio non poteva conciliarsi con la sua personalità. Gli allenatori poi lo accusavano di non essere abbastanza alto per giocare in porta, pur essendo 1,80. Così ha detto basta. Adesso è un rappresentante di prodotti per dentisti e si dice "felice della scelta fatta", pur avendo perso alcuni zeri dal suo conto corrente. E' diventato Mister Gay 2013, ma gli anni difficili passati sui campi della serie D non può dimenticarli. Quando, tra una scusa e l'altra, doveva mantenere il suo segreto.

Mistergay 2013 un tempo era un portiere: Chieti in C1, poi Brindisi, Bitonto in D e anche una breve esperienza nella serie A svizzera con il Sion. Come è stata la vita di calciatore "diverso"?
"In Italia un omosessuale non vive bene all'interno di uno spogliatoio di calcio, e in generale in qualsiasi sport. Parlo della mia esperienza e posso dire che si recita un ruolo non proprio, cioè quello che soddisfa le pretese d'immagine di un ambiente molto maschilista".

Cosa ti metteva a disagio nello spogliatoio?
"Quando si parlava di donne con i miei compagni, io ero sempre pronto a defilarmi. Commentavo, ma senza presenziare. Dovevo comunque mantenere una certa immagine. Ricordo le uscite durante la settimana. Quando qualche mio compagno organizzava una serata a quattro con la ragazza e una sua amica, inventavo sempre impegni urgenti. Insomma tante scuse, oggi penso banalissime bugie".

Perché ricorrevi alle bugie? Non sarebbe stato più semplice dichiararsi?
"L'Italia e il calcio italiano non sono ancora pronti a rendere sereno l'outing di un calciatore".

Perché?
"Purtroppo interessi economici muovono grosse fette di questo sport. Gli sponsor finanziano una certa immagine di calciatore e forse, uso il condizionale, i media sarebbero più alla ricerca del gossip che delle gesta professionali. È un fatto di cultura".

Nel tuo caso cosa ti ha frenato?
"Non ho mai preso in considerazione l'idea di fare outing nelle squadre in cui ho giocato, non ne sarei stato capace e non ero pronto nel mio percorso di vita. Sicuramente le mie fragilità venivano inghiottite dal pensiero di possibili commenti dei tifosi e dei miei compagni. Ora, dopo la vittoria a Mister Gay, credo non sarebbe cambiato nulla. Molti miei ex compagni mi hanno chiamato dicendomi che avrei potuto dirlo prima senza problemi. Io invece pensavo ai risultati e a dare un'immagine del calciatore standard".

Quindi è vero che qualcosa sta cambiando nel calcio italiano su questo tema?
"Dirlo o meno per un calciatore deve essere una scelta personale. Ognuno deve essere libero di gestire la propria privacy. Le società, i tifosi e i media dovrebbero concentrarsi sull'aspetto culturale e sociale e non sul puro gossip, perché a livello sportivo non cambia nulla. Anzi, l'outing di un calciatore famoso contribuirebbe ancora di più ad affermare i diritti dei gay. Non capisco perché sia ancora un argomento tabù nel calcio".

Allora conosci calciatori gay famosi
"Ne ho conosciuti diversi di serie A, anche bisex".

Perché si nascondono?
"Alcuni erano anche pronti a dichiararsi. Non dovrebbe essere il gesto di un singolo, ma dell'intera collettività. Ecco cosa frena i calciatori a dichiararsi".

Forse a certi livelli c'è l'ostilità degli altri calciatori. Durante gli Europei del 2012, Cassano dichiarò: "Gay in Nazionale? Spero non ci siano"
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Posso assicurare che qualche suo collega avrà storto il naso in quella circostanza".

Che dire poi di Di Natale che ha invitato i gay "a restare nell'ombra"
"Non sono d'accordo con lui perché le sue parole presuppongono l'esistenza di un tabù infrangibile. Penso invece che ognuno debba vivere liberamente la propria sessualità. Ho apprezzato invece le dichirazioni di Milito che si disse favorevole all'outing".

Come la prenderebbero i tifosi?
"Loro vedono nei giocatori l'espressione della virilità e della forza. Anche per questo non mi sono mai dichiarato nelle squadre in cui ho giocato. Naturalmente, nulla preclude a un gay di rappresentare quei valori".

Magari vive ancora il binomio calciatore-velina...
"Alla fine è solo una questione mediatica. Pensa quanto sarebbe bello e genuino se un calciatore si fidanzasse con un cantante o un attore famoso. Perché no?".

Tu hai lasciato il calcio. Ci sono però altri calciatori che vivono ancora nel silenzio. Qual è il tuo consiglio?
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Dichiararsi dovrebbe rappresentare la normalità, ma farlo prevede comunque un percorso di vita che va al di là del calcio. Purtroppo, esiste ancora questo tabù secolare. Posso capire se un calciatore mantiene il segreto. Nessuno ordina di fare outing, ma posso testimoniare che dopo averlo fatto io mi sono sentito davvero felice. Ho ritrovato la spensieratezza che avevo perso nei miei anni calcistici. Perciò dico viva la libertà di essere se stessi, anche per i calciatori".