Prato, quel gran gol del signor Rossi. Mica uno qualunque
CalcioLA STORIA. Nella città di Pablito, eroe di Spagna '82, anche un altro Rossi è nel cuore dei tifosi. Marco, il bomber famoso per una rete stile Van Basten all'Arezzo. E ora studia da allenatore
(Nel video d'apertura, skysporthd.it entra nello stadio Lungobisenzio di Prato)
di Alfredo Alberico
Era il 1960 quando dalla matita di Bruno Bozzetto, animatore e fumettista, venne fuori il Signor Rossi. Paffuto, con bombetta e baffo un po' trasandato, quel disegno divenne di lì a poco protagonista di una serie di cortometraggi. La scelta di Bozzetto non fu casuale: Rossi, tra i cognomi più diffusi nel nostro Paese (oggi oltre 45 mila), doveva rappresentare l’italiano medio. Dopo 50anni non è cambiato molto: spesso citato come esempio (alla stregua di Tizio, Caio e Sempronio…), protagonista di spot pubblicitari e fiction televisive, la versione moderna dell’immaginario personaggio è ancora lì a raccontare pregi e difetti del nostro modo di essere. Ma c’è una città, Prato, dove ha lasciato il segno più che altrove: da queste parti quel cognome è sinonimo di calcio. Sì, perché oltre a Pablito, eroe del Mundial ’82 che qui è nato, per la maggior parte degli sportivi pratesi Rossi è soprattutto Marco.
La storia - Nato a Forlì nel 1963, Marco Rossi fa il suo esordio in Serie D con la formazione riminese del Bellaria. Personalità e buone prestazioni suscitano l'attenzione dell’emergente allenatore Arrigo Sacchi. Sarà proprio lui a portarlo a Cesena, dove, appena diciottenne, vincerà uno scudetto Primavera e giocherà una decina di partite in A .
Al Francavilla nel 1983 – Con il club abruzzese trascorre due stagioni in Serie C prima della nuova chiamata di Sacchi, che lo vuole a Parma (1985). L’affare si fa e Il binomio stavolta funziona anche meglio: vince il campionato di C1 e da protagonista disputa la successiva annata di B.
Quell’estate del 1987 – Dicono sia la stagione degli amori, spesso passeggeri. Non andò a finire così quell'estate dell'87, quando iniziò la storia tra Marco Rossi ed il Prato. E’ grazie ai suoi 13 gol che i lanieri, come sono soprannominati i giocatori di questa squadra, cullano il sogno di una nuova Serie B. Diventa per tutti il bomber.
La prima parte dell'esperienza in biancazzurro (fino al 1989) viene interrotta da alcuni mesi trascorsi al Parma. Il feeling è però tale che decide di tornare a Prato. Fiuto per il gol, classe, potenza e generosità esaltano i tifosi che gli dedicano uno striscione di 20 metri: " Marco, alza gli occhi e guarda il cielo: solo lui è più grande di te...".
Un’altra partenza e un altro ritorno - Un anno con lo Spezia (1989-1990), poi uno a Venezia (1990-1991) dove sotto la guida tecnica di Alberto Zaccheroni conquista la B. Il Prato, però, continua ad essere un richiamo troppo forte: sceglie ancora questa maglia e scende in C2, dove centra subito la vittoria del campionato (1992) e una salvezza tranquilla nella stagione successiva (1993).
Il secondo tempo – Chiusa la carriera da calciatore (1995), Rossi da tre anni sta vivendo a Prato il suo secondo tempo da allenatore. Prima i giovanissimi, poi la Beretti e ora in prima squadra con i galloni di vice. In città e sulle gradinate dello stadio Lungobisenzio si è tornato a parlare di un suo gol all'Arezzo stile Van Basten e di un pazzesco pallonetto vincente contro il Livorno. Sono le favolose storie del signor Rossi, Marco Rossi. Mica uno qualunque.
(Si ringrazia per la collaborazione Roberto Angioni, responsabile marketing AC Prato)
di Alfredo Alberico
Era il 1960 quando dalla matita di Bruno Bozzetto, animatore e fumettista, venne fuori il Signor Rossi. Paffuto, con bombetta e baffo un po' trasandato, quel disegno divenne di lì a poco protagonista di una serie di cortometraggi. La scelta di Bozzetto non fu casuale: Rossi, tra i cognomi più diffusi nel nostro Paese (oggi oltre 45 mila), doveva rappresentare l’italiano medio. Dopo 50anni non è cambiato molto: spesso citato come esempio (alla stregua di Tizio, Caio e Sempronio…), protagonista di spot pubblicitari e fiction televisive, la versione moderna dell’immaginario personaggio è ancora lì a raccontare pregi e difetti del nostro modo di essere. Ma c’è una città, Prato, dove ha lasciato il segno più che altrove: da queste parti quel cognome è sinonimo di calcio. Sì, perché oltre a Pablito, eroe del Mundial ’82 che qui è nato, per la maggior parte degli sportivi pratesi Rossi è soprattutto Marco.
La storia - Nato a Forlì nel 1963, Marco Rossi fa il suo esordio in Serie D con la formazione riminese del Bellaria. Personalità e buone prestazioni suscitano l'attenzione dell’emergente allenatore Arrigo Sacchi. Sarà proprio lui a portarlo a Cesena, dove, appena diciottenne, vincerà uno scudetto Primavera e giocherà una decina di partite in A .
Al Francavilla nel 1983 – Con il club abruzzese trascorre due stagioni in Serie C prima della nuova chiamata di Sacchi, che lo vuole a Parma (1985). L’affare si fa e Il binomio stavolta funziona anche meglio: vince il campionato di C1 e da protagonista disputa la successiva annata di B.
Quell’estate del 1987 – Dicono sia la stagione degli amori, spesso passeggeri. Non andò a finire così quell'estate dell'87, quando iniziò la storia tra Marco Rossi ed il Prato. E’ grazie ai suoi 13 gol che i lanieri, come sono soprannominati i giocatori di questa squadra, cullano il sogno di una nuova Serie B. Diventa per tutti il bomber.
La prima parte dell'esperienza in biancazzurro (fino al 1989) viene interrotta da alcuni mesi trascorsi al Parma. Il feeling è però tale che decide di tornare a Prato. Fiuto per il gol, classe, potenza e generosità esaltano i tifosi che gli dedicano uno striscione di 20 metri: " Marco, alza gli occhi e guarda il cielo: solo lui è più grande di te...".
Un’altra partenza e un altro ritorno - Un anno con lo Spezia (1989-1990), poi uno a Venezia (1990-1991) dove sotto la guida tecnica di Alberto Zaccheroni conquista la B. Il Prato, però, continua ad essere un richiamo troppo forte: sceglie ancora questa maglia e scende in C2, dove centra subito la vittoria del campionato (1992) e una salvezza tranquilla nella stagione successiva (1993).
Il secondo tempo – Chiusa la carriera da calciatore (1995), Rossi da tre anni sta vivendo a Prato il suo secondo tempo da allenatore. Prima i giovanissimi, poi la Beretti e ora in prima squadra con i galloni di vice. In città e sulle gradinate dello stadio Lungobisenzio si è tornato a parlare di un suo gol all'Arezzo stile Van Basten e di un pazzesco pallonetto vincente contro il Livorno. Sono le favolose storie del signor Rossi, Marco Rossi. Mica uno qualunque.
(Si ringrazia per la collaborazione Roberto Angioni, responsabile marketing AC Prato)