Dalla "A" sfiorata alla "C" ritrovata: il Mantova è tornato
CalcioLA STORIA. Nel 2006 la sconfitta col Toro ai supplementari della finale play-off per la massima serie. Poi la retrocessione, il fallimento, la colletta dei tifosi e la risalita dalla D. Ora la C a girone unico, acciuffata all'ultima giornata
di Stefano Rizzato
Tante volte, nello sport, si parla di sliding doors. Di porte scorrevoli che, a seconda che si colga l’attimo o meno, cambiano la storia. Le sliding doors del Mantova si aprono e chiudono tra l’8 e l’11 giugno del 2006. È la finale play-off per volare in Serie A. L’avversario il Torino di De Biasi, Rosina e Muzzi, che ha finito terzo in classifica. L’andata è a Mantova e segna per primo il Toro, al 6’ Con Raffaele Longo. Poi il Mantova ne fa quattro, dall’8’ al 67’, con Cioffi, Noselli, due volte Caridi. Al 74’ segna Abbruscato e si va al ritorno sul 4-2. Un sogno. Che svanisce tre giorni dopo: al Delle Alpi è 2-0 per i granata alla fine dei tempi regolamentari, 1-3 dopo i supplementari. In base al regolamento, non ci sono i rigori: in A ci va la squadra con più punti nella stagione regolare. Il Torino.
A Mantova non c’è tifoso che non si ricordi quella doppia sfida e il diagonale di Gasparetto, al 120’ del ritorno, che sfiorava il palo a Taibi battuto. Oggi quel ricordo amaro pesa, ma un po’ meno. In città è il giorno della festa, per la conquista della C a girone unico, al termine di un campionato sulle montagne russe, oscillando a metà classifica. Il piazzamento finale è un X° posto: stante la riforma dei campionati e il regolamento della Seconda Divisione – lo ricordiamo: le prime otto in C, dalla nona alla 12esima ai play-off, tutte le altre in D – è una promozione a pieno titolo. E la festa può partire.
Ed è una festa che si arricchisce di significati se si pensa a tutto quello che è successo da quell’11 giugno 2006 ad oggi. I guai maggiori sono tutti legati alla figura di Fabrizio Lori, presidente con l’aria della rockstar, che per un po’ aveva tenuto i virgiliani sulla cresta dell’onda. Patron della Nuova Pansac, un’azienda di materiali plastici, Lori aveva rilevato il Mantova nel giugno 2004. La squadra veniva da una promozione in C1 e, come detto, arrivò in due anni a sfiorare la Serie A. Nel 2010, però, Lori la lascia in bancarotta, insieme alla Nuova Pansac. Finirà anche in carcere – e patteggerà – per l’accusa di aver sperperato 40 milioni dell’azienda tra Ferrari e altro. Incluso il Mantova calcio, che aveva beneficiato di 16 milioni non dovuti.
La risalita dalla Serie D, per una piazza che poco prima accarezzava i grandi palcoscenici sotto la sapiente guida di Mimmo di Carlo, non è stata semplice. È passata per il primo esempio di azionariato popolare in ambito calcistico. Un quarto della nuova società, creata da Bruno Bompieri e da altri imprenditori locali, fu infatti messa in vendita in quote acquistabili dai tifosi. Che in tutta la stagione non fanno mancare l’entusiasmo e consentono subito – nell’anno del centenario – il ritorno tra i professionisti. Le due stagioni successive sono soprattutto di assestamento societario, con patron Bompieri alla ricerca di acquirenti.
Li trovò nell’aprile 2013 nella persona di Michele Lodi, che rileva il 70 per cento delle quote societarie e diventa presidente. Un presidente che ha già in “bacheca” un doppio esonero: quello di Antonio Sala, cacciato, richiamato e poi cacciato in un inizio di stagione da brivido per il Mantova, con due vittorie in 12 giornate. Poi i virgiliani si sono assestati grazie alla guida di Carlo Sabatini, fratello del ds della Roma, ex allenatore di Padova e Frosinone. Da oggi, anche l’uomo dell’ennesima rinascita del Mantova.
Tante volte, nello sport, si parla di sliding doors. Di porte scorrevoli che, a seconda che si colga l’attimo o meno, cambiano la storia. Le sliding doors del Mantova si aprono e chiudono tra l’8 e l’11 giugno del 2006. È la finale play-off per volare in Serie A. L’avversario il Torino di De Biasi, Rosina e Muzzi, che ha finito terzo in classifica. L’andata è a Mantova e segna per primo il Toro, al 6’ Con Raffaele Longo. Poi il Mantova ne fa quattro, dall’8’ al 67’, con Cioffi, Noselli, due volte Caridi. Al 74’ segna Abbruscato e si va al ritorno sul 4-2. Un sogno. Che svanisce tre giorni dopo: al Delle Alpi è 2-0 per i granata alla fine dei tempi regolamentari, 1-3 dopo i supplementari. In base al regolamento, non ci sono i rigori: in A ci va la squadra con più punti nella stagione regolare. Il Torino.
A Mantova non c’è tifoso che non si ricordi quella doppia sfida e il diagonale di Gasparetto, al 120’ del ritorno, che sfiorava il palo a Taibi battuto. Oggi quel ricordo amaro pesa, ma un po’ meno. In città è il giorno della festa, per la conquista della C a girone unico, al termine di un campionato sulle montagne russe, oscillando a metà classifica. Il piazzamento finale è un X° posto: stante la riforma dei campionati e il regolamento della Seconda Divisione – lo ricordiamo: le prime otto in C, dalla nona alla 12esima ai play-off, tutte le altre in D – è una promozione a pieno titolo. E la festa può partire.
Ed è una festa che si arricchisce di significati se si pensa a tutto quello che è successo da quell’11 giugno 2006 ad oggi. I guai maggiori sono tutti legati alla figura di Fabrizio Lori, presidente con l’aria della rockstar, che per un po’ aveva tenuto i virgiliani sulla cresta dell’onda. Patron della Nuova Pansac, un’azienda di materiali plastici, Lori aveva rilevato il Mantova nel giugno 2004. La squadra veniva da una promozione in C1 e, come detto, arrivò in due anni a sfiorare la Serie A. Nel 2010, però, Lori la lascia in bancarotta, insieme alla Nuova Pansac. Finirà anche in carcere – e patteggerà – per l’accusa di aver sperperato 40 milioni dell’azienda tra Ferrari e altro. Incluso il Mantova calcio, che aveva beneficiato di 16 milioni non dovuti.
La risalita dalla Serie D, per una piazza che poco prima accarezzava i grandi palcoscenici sotto la sapiente guida di Mimmo di Carlo, non è stata semplice. È passata per il primo esempio di azionariato popolare in ambito calcistico. Un quarto della nuova società, creata da Bruno Bompieri e da altri imprenditori locali, fu infatti messa in vendita in quote acquistabili dai tifosi. Che in tutta la stagione non fanno mancare l’entusiasmo e consentono subito – nell’anno del centenario – il ritorno tra i professionisti. Le due stagioni successive sono soprattutto di assestamento societario, con patron Bompieri alla ricerca di acquirenti.
Li trovò nell’aprile 2013 nella persona di Michele Lodi, che rileva il 70 per cento delle quote societarie e diventa presidente. Un presidente che ha già in “bacheca” un doppio esonero: quello di Antonio Sala, cacciato, richiamato e poi cacciato in un inizio di stagione da brivido per il Mantova, con due vittorie in 12 giornate. Poi i virgiliani si sono assestati grazie alla guida di Carlo Sabatini, fratello del ds della Roma, ex allenatore di Padova e Frosinone. Da oggi, anche l’uomo dell’ennesima rinascita del Mantova.