Juan Antonio: "La mia passione si chiama dribbling"
CalcioArgentino cresciuto nel River Plate, gioca come centrocampista offensivo. Nel 2006 è passato al Brescia, dove ha esordito in B con l'allenatore Beppe Scienza. Lo ha ritrovato in questa stagione al FeralpiSalò: "Un riferimento per me"
di Alfredo Alberico
"Un giocatore può fare la differenza quando comincia a sentirsi importante nella sua squadra. E' una questione mentale prima che tecnica". Semplice ma chiara la filosofia di Juan Ignacio Antonio, centrocampista argentino del FeralpiSalò che sul Garda ha deciso di raccogliere la nuova sfida della sua carriera. Una carriera che lo ha portato da Buenos Aires, dove ha cominiciato tra le giovanili River Plate, al Brescia.
Due mondi un po' diversi, anche calcisticamente. E' così?
"Sì, sono due modi totalmente diversi d'intendere il pallone. In Italia quello che prevale sono la tattica e il gruppo. In Argentina non basta solo questo. Si gioca con più fame, e c'è anche più tecnica. Io amo molto i dribbling, e lì anche i difensore lo sanno fare".
E tu che giocatore sei?
"Sono un centrocampista offensivo, gioco anche come trequartista. Come detto amo il dribbling, una specie di passione. Ma per farvore, non chiedetemi di marcare. Quello non è proprio il mio forte".
Dopo la vittoria all'esordio, la sconfitta 1-0 contro il Novara. Risultato giusto?
"Abbiamo giocato una buona partita, con tanto possesso palla. Poi loro hanno trovato un eurogol..."
Al tuo arrivo sul Garda hai detto che in una squadra servono cuore e gruppo. Ci sono entrambi al FeralpiSalò?
"Credo molto in questa cosa e l'ambiente che ho trovato qui mi ha stupito. I ragazzi sono uniti e hanno un grande attaccamento alla maglia. Certo, non basta per vincere, ma queste sono premesse importanti per farlo".
Dove può arrivare questa squadra?
"Troppo presto per dirlo, non faccio previsioni. Da un po' mi sono imposto di vivere alla giornata, senza guardare troppo oltre".
Hai definito Scienza l'allenatore ideale. Solo perché ti ha fatto esordire in B o c'è di più?
"E' ideale per il tipo di calciatore che sono, al di là dell'opportunità che mi ha dato. Mi sono trovato bene con lui, sa come prendere i giocatori anche nei momenti più difficili. Ho trovato una grande persona, un punto di riferimento".
Dici di vivere alla giornata, ma davvero non pensi a dove potresti essere tra una paio di stagioni? Il Parma ha il tuo cartellino...
"Davvero, non voglio immaginare nulla. Ho un contratto qui per due stagioni e sono concentrato su questo. Anzi, senza andare oltre, sono concentrato sul prossimo allenamento. Tornare a giocare in Argentina? E' un po' lo stesso discorso. Dipenderebbe da tante cose, anche dalla famiglia e da mia moglie. Lei tra un po' mi farà diventare papà. E sì, a questa parte del mio futuro penso molto".
"Un giocatore può fare la differenza quando comincia a sentirsi importante nella sua squadra. E' una questione mentale prima che tecnica". Semplice ma chiara la filosofia di Juan Ignacio Antonio, centrocampista argentino del FeralpiSalò che sul Garda ha deciso di raccogliere la nuova sfida della sua carriera. Una carriera che lo ha portato da Buenos Aires, dove ha cominiciato tra le giovanili River Plate, al Brescia.
Due mondi un po' diversi, anche calcisticamente. E' così?
"Sì, sono due modi totalmente diversi d'intendere il pallone. In Italia quello che prevale sono la tattica e il gruppo. In Argentina non basta solo questo. Si gioca con più fame, e c'è anche più tecnica. Io amo molto i dribbling, e lì anche i difensore lo sanno fare".
E tu che giocatore sei?
"Sono un centrocampista offensivo, gioco anche come trequartista. Come detto amo il dribbling, una specie di passione. Ma per farvore, non chiedetemi di marcare. Quello non è proprio il mio forte".
Dopo la vittoria all'esordio, la sconfitta 1-0 contro il Novara. Risultato giusto?
"Abbiamo giocato una buona partita, con tanto possesso palla. Poi loro hanno trovato un eurogol..."
Al tuo arrivo sul Garda hai detto che in una squadra servono cuore e gruppo. Ci sono entrambi al FeralpiSalò?
"Credo molto in questa cosa e l'ambiente che ho trovato qui mi ha stupito. I ragazzi sono uniti e hanno un grande attaccamento alla maglia. Certo, non basta per vincere, ma queste sono premesse importanti per farlo".
Dove può arrivare questa squadra?
"Troppo presto per dirlo, non faccio previsioni. Da un po' mi sono imposto di vivere alla giornata, senza guardare troppo oltre".
Hai definito Scienza l'allenatore ideale. Solo perché ti ha fatto esordire in B o c'è di più?
"E' ideale per il tipo di calciatore che sono, al di là dell'opportunità che mi ha dato. Mi sono trovato bene con lui, sa come prendere i giocatori anche nei momenti più difficili. Ho trovato una grande persona, un punto di riferimento".
Dici di vivere alla giornata, ma davvero non pensi a dove potresti essere tra una paio di stagioni? Il Parma ha il tuo cartellino...
"Davvero, non voglio immaginare nulla. Ho un contratto qui per due stagioni e sono concentrato su questo. Anzi, senza andare oltre, sono concentrato sul prossimo allenamento. Tornare a giocare in Argentina? E' un po' lo stesso discorso. Dipenderebbe da tante cose, anche dalla famiglia e da mia moglie. Lei tra un po' mi farà diventare papà. E sì, a questa parte del mio futuro penso molto".