Karamoko è tornato: Eto'o il mito, Caserta la sua Reggia

Calcio
Karamoko Cissé, 26 anni, attaccante guineano della Casertana (Foto Scialla sul sito della Casertana)
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Il guineano Cissé, attaccante della Casertana, si è lasciato alle spalle un passato denso di ombre e infortuni. Cresciuto nell'Atalanta con Bonaventura, a 19 anni sfidava Drogba in Coppa d'Africa. I Falchetti l'hanno accolto a Sud: ora insegue la Serie B

di Luca Cassia

Perdersi, ritrovarsi e ripartire. Scorrendo date e numeri della carriera di Karamoko Cissé una cosa è certa: se bruci così le tappe, il futuro è dalla tua parte. A 12 anni abbandona la Guinea con la famiglia e si trasferisce alle porte di Bergamo, dove viene notato dall’Atalanta ed irrompe nel settore giovanile. L’esordio in Serie A scocca a 18 anni (26 novembre 2006), macchiato da una traversa nel ko contro il Torino. A 19 il debutto con gol in Nazionale mentre gioca in C a Verona, ma si toglie la soddisfazione di sfidare gente come Asamoah Gyan e Muntari, Kharja e Chamakh, Drogba e Yaya Touré nella Coppa d’Africa 2008. Poi gli infortuni, l’approccio sbagliato al professionismo e poche soddisfazioni hanno frenato il volo di un ragazzo che, a 26 anni appena compiuti, riapre le ali a Caserta, dimora dei Falchetti.

Viste le premesse, forse, sognavi un futuro diverso.
Quando sei giovane commetti errori ma ho acquisito maturità. Ho due figli, sono cresciuto. Ho 26 anni, se voglio sfondare nel calcio non posso più permettermi di sbagliare.

Anni fa ti accostavano al tuo idolo, Samuel Eto’o. Avete caratteristiche in comune?
Sono una punta fisica, mobile, scattante. Tecnicamente sono valido ma non si finisce mai di migliorare, infatti lavoro in questo senso. Samuel è sempre stato un esempio, come tutti i campioni che ho affrontato in Coppa d’Africa.

Torniamo alle origini: a 12 anni hai raggiunto Bergamo con la tua famiglia e sei entrato nel vivaio dell’Atalanta. Qualche tuo compagno è riuscito a sfondare?

Giocavo con Jack Bonaventura, nonostante avesse un anno in meno. Ne ha fatta di strada, se lo merita. Anche Brivio, ora al Verona, era in squadra con me. Zaza? Me lo ricordo bene, ma essendo del ’91 non abbiamo mai giocato insieme.

In nerazzurro l’esordio in A: stagione 2006-2007, ottavo posto finale, una delle migliori di sempre dell’Atalanta. Pare che Vieri ti abbia insegnato qualcosa.
Un calciatore alle prime armi osserva i più grandi, cerca di rubare i trucchi e imparare il più possibile. Qualche segreto l’ho imparato, certo, anche da Bobo.

Eccezion fatta per il prestito a Verona, finora avevi giocato solo a Bergamo. Merito della “polenta e osei” o della stima di allenatori come Colantuono, Delneri e Mondonico?
Bergamo è sempre stata la mia città, una volta giunto in Italia. Ne sono legato, famiglia e amici vivono lì. Però avevo bisogno di andare via: se l’ambiente non ti stimola è meglio allontanarsi. L’anno scorso ero in scadenza di contratto, ho atteso il termine della stagione e sono partito.

E infatti sei giunto a Caserta. Gregucci allenatore, l’ivoriano Diakité come partner d’attacco. Il bilancio recita già 4 gol.

Cercavo nuovi stimoli, strade diverse. E ho colto questa opportunità. È un’annata importante per me, sta procedendo bene. Adama lo conoscevo già avendoci giocato insieme all’AlbinoLeffe: c’è una buona intesa.

Benvenuto al Sud, quindi. Quali differenze hai trovato?
Qui ogni partita è un derby: almeno 12-13 incontri sono caldissimi. Gli stadi sono colmi, in passato mi era capitato di giocare praticamente senza spettatori. E’ un ambiente che ti carica, senza dimenticare che ci sono piazze importanti del calcio italiano.

La tua Guinea sta vivendo una pagina drammatica complice la diffusione del virus Ebola. In Nazionale, invece, non giochi da quasi 4 anni.

Provo preoccupazione per il mio Paese, alcuni miei familiari vivono là. Per questo mi aggiorno: l’importante è vincere questa epidemia. Rappresentare la propria nazione è appagante, però al momento non fa parte dei miei obiettivi. Ora desidero solo vincere con la Casertana.

Caserta sogna in grande: in passato ha vissuto la Serie B in due occasioni.
Siamo in zona playoff, abbiamo dimostrato che possiamo giocarcela con tutti: abbiamo perso solo con squadre che ci precedono (Juve Stabia, Lecce e Benevento, ndr). Le valutazioni le faremo alla fine del girone d’andata, ma in squadra abbiamo il giusto mix di esperienza e gioventù. L’obiettivo minimo sono i playoff: noi ci crediamo.

Hai passioni nel tempo libero? Gli infortuni te ne avevano concesso parecchio.
Fa parte del gioco, ho rischiato anche di perdere la vista all’occhio sinistro in uno scontro di gioco durante il ritiro estivo dell’AlbinoLeffe nel 2011. Ma non ho mai pensato di smettere. Ora ho una famiglia, amo trascorrere le giornate insieme quando mi raggiungono. In loro assenza frequento amici, compagni di squadra. Posso dire che finalmente conduco una vita da sportivo, idonea all’impegno che ho preso.