Maccan, arrampicata verso la salvezza: "Pordenone non molla"
CalcioL'INTERVISTA. Attaccante e capitano dei neroverdi, è lui a suonare la carica per raggiungere l'obiettivo che tutti i tifosi friulani sognano: "Abbiamo pagato l'inesperienza legata al doppio salto di categoria. Ma oggi siamo una squadra"
Avviso ai naviganti: Matti da Lega Pro non porta sfiga. O meglio, non la porta quasi mai. Già, perché stavolta non c'è andata granché bene con Denis Maccan, capitano del Pordenone con il quale abbiamo chiacchierato alla vigilia dell'Arezzo, partita durante la quale ha subito un infortunio (gran botta alla schiena). Dispiace, e tanto, per un giocatore già a lungo tormentato da problemi ad un ginocchio. A voler essere egoisti, però, con il successo dei friulani (1-0) la nostra rubrica incassa un altro risultato positivo e si mette in pari con la sorte. Cabala a parte, quello del Pordenone è un successo pesante, in grado di riaccendere e alimentare speranze di salvezza. Maccan, attaccante che qui è nato 30 anni fa, è uno di quelli che ci crede più di tutti: "Perché ora siamo una squadra. Dopo un un bruttissimo girone d'andata, oggi ognuno di noi è consapevole di ciò che può dare e fare per raggiungere questo obiettivo".
Il cambiamento com'è arrivato?
"Con il terzo allenatore, Rossitto, si è creato un vero gruppo. In precedenza avevamo pagato anche la scarsa esperienza, secondo me legata al doppio salto di categoria".
Anche i tifosi hanno ritrovato fiducia dopo la grande depressione?
"Qui c'è sempre stato entusiasmo, e se a tratti è venuto meno è solo per colpa di chi è sceso in campo. Me compreso. Adesso sono tornati a darci una grossa mano. Ho giocato in tante squadre, anche al Sud dove di solito c'è un pubblico più partecipe e molto caldo. Pordenone da questo punto di vista è molto simile".
Una cosa che di sicuro accomuna tutto il calcio italiano è la crisi, economica e di risultati. E' così?
"Il nostro pallone si sta riavviando, a fatica ma si sta riavviando. Eravamo al top e ci siamo ritrovati in coda ai campionati di mezza Europa. Paghiamo per tante scelte sbagliate, in termini di organizzazione e d'investimenti. Ovvio che ora si tenda a risparmiare. Serve un cambiamento in Italia, non solo nel calcio".
Apriamo i giornali, non quelli sportivi. Qual è la notizia di questi giorni che ti colpisce di più?
"Premetto che sono consapevole di essere un privilegiato, perché faccio il lavoro che ho sempre voluto. Detto questo, mi lascia grande amarezza leggere e sentire di una crescente povertà, che sempre più gente fatica ad arrivare a fine mese. Tutto ciò spaventa e si sorride sempre meno".
Maccan com'è invece? Uno che sorride?
"E' proprio così il mio carattere. Che poi è pure un modo di reagire davanti alle difficoltà. Sono uno che si diverte e ama far divertire, dentro e fuori dallo spogliatoio. Più che un matto, sono pazzo da Lega Pro".
E questa Lega Pro ti diverte? Sii sincero, cosa cambieresti?
"Mi diverte ancora giocare a calcio e mi rende orgoglioso farlo nella mia città. Cambierei qualcosa, certo, come la regola degli under: non favorisce la crescita dei giovani né aiuta i più 'vecchi' che danno tutto in allenamento e poi rischiano di non trovare spazio. E se sono in molti a pensarlo, beh, allora forse è davvero venuto il momento di cominciare a rifletterci attentamente".
Il cambiamento com'è arrivato?
"Con il terzo allenatore, Rossitto, si è creato un vero gruppo. In precedenza avevamo pagato anche la scarsa esperienza, secondo me legata al doppio salto di categoria".
Anche i tifosi hanno ritrovato fiducia dopo la grande depressione?
"Qui c'è sempre stato entusiasmo, e se a tratti è venuto meno è solo per colpa di chi è sceso in campo. Me compreso. Adesso sono tornati a darci una grossa mano. Ho giocato in tante squadre, anche al Sud dove di solito c'è un pubblico più partecipe e molto caldo. Pordenone da questo punto di vista è molto simile".
Una cosa che di sicuro accomuna tutto il calcio italiano è la crisi, economica e di risultati. E' così?
"Il nostro pallone si sta riavviando, a fatica ma si sta riavviando. Eravamo al top e ci siamo ritrovati in coda ai campionati di mezza Europa. Paghiamo per tante scelte sbagliate, in termini di organizzazione e d'investimenti. Ovvio che ora si tenda a risparmiare. Serve un cambiamento in Italia, non solo nel calcio".
Apriamo i giornali, non quelli sportivi. Qual è la notizia di questi giorni che ti colpisce di più?
"Premetto che sono consapevole di essere un privilegiato, perché faccio il lavoro che ho sempre voluto. Detto questo, mi lascia grande amarezza leggere e sentire di una crescente povertà, che sempre più gente fatica ad arrivare a fine mese. Tutto ciò spaventa e si sorride sempre meno".
Maccan com'è invece? Uno che sorride?
"E' proprio così il mio carattere. Che poi è pure un modo di reagire davanti alle difficoltà. Sono uno che si diverte e ama far divertire, dentro e fuori dallo spogliatoio. Più che un matto, sono pazzo da Lega Pro".
E questa Lega Pro ti diverte? Sii sincero, cosa cambieresti?
"Mi diverte ancora giocare a calcio e mi rende orgoglioso farlo nella mia città. Cambierei qualcosa, certo, come la regola degli under: non favorisce la crescita dei giovani né aiuta i più 'vecchi' che danno tutto in allenamento e poi rischiano di non trovare spazio. E se sono in molti a pensarlo, beh, allora forse è davvero venuto il momento di cominciare a rifletterci attentamente".