Scommesse, occhi sulla Salernitana. Lotito: "Non scherziamo"
CalcioIL PUNTO. Non solo i 50 fermati, i 77 indagati, le 33 partite di Lega Pro e Serie D da martedì finite nel mirino di Dirty Soccer: sospetti anche sulla neopromossa in B. La replica del presidente del club campano: "Tutte bugie, vado avanti come un treno"
L’inchiesta Dirty soccer della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sul calcioscommesse non è finita qui. Secondo l’Ansa, ci sono almeno cinque partite che sarebbero state combinate e su cui gli inquirenti di Catanzaro, che hanno concluso martedì la prima fase dell’inchiesta sul calcioscommesse, stanno indagando. Le gare riguarderebbero almeno tre squadre, tra cui la Salernitana, promossa direttamente in serie B dopo aver vinto il girone C di Lega Pro, il Benevento e l’Ascoli (la prima inserita nello stesso girone della Salernitana, la seconda invece milita nel girone B. Entrambe hanno disputato i playoff per accedere alla Serie B e sono state sconfitte).
Trovati alcuni "pizzini" - Alcuni "pizzini" con quote, nomi di squadre e modalità di giocate sono stati trovati dalla polizia nel corso delle perquisizioni effettuate contestualmente all'esecuzione dei 50 fermi disposti dalla Dda di Catanzaro per il calcioscommesse. In uno, ad accompagnare la giocata da fare, c'è scritto: "Se ci beccano ci arrestano".
Le nuove partite nel mirino - Delle partite su cui si starebbe concentrando l'attenzione degli investigatori della squadra mobile di Catanzaro e del Servizio centrale operativo, di Lega Pro, avrebbero parlato in diverse telefonate alcuni degli indagati e degli arrestati nell'operazione di ieri. Discorsi nei quali, apprende l’Ansa da fonti qualificate, i personaggi coinvolti nell'inchiesta affermerebbero di aver avuto notizie da soggetti terzi sulla possibilità di scommettere su quelle partite perché combinate. Si tratterebbe di almeno una decina di soggetti, tra cui altri calciatori e dirigenti sportivi.
La replica di Lotito – "La Salernitana? I pizzini? Ma non scherziamo...". Dopo le indiscrezioni dell’Ansa, è arrivata la risposta del presidente della Lazio e del club campano: "Non ho niente da dire, parlo con i fatti: vado avanti come un treno sulla strada del lavoro e dei risultati, è evidente che sto cogliendo nel segno. Tutto queste bugie non mi interessano, rispondo alla mia coscienza".
L’Ascoli: "Noi assolutamente estranei" – Arriva anche la risposta ufficiale dell’Ascoli Picchio che dichiara “l’assoluta estraneità sua e dei propri tesserati a qualsiasi forma di scommessa. L'Ascoli Picchio - si legge in una nota - non è stata in alcun modo chiamata in causa dalla magistratura in merito all'attuale inchiesta e sottolinea che, come forma assoluta di prevenzione, a inizio stagione aveva fatto sottoscrivere ai propri giocatori un documento dove si vietava tassativamente ogni forma di scommessa, pena la risoluzione anticipata del
contratto".
Martedì presentata l'inchiesta - 50 i fermati, 77 gli indagati, 33 le partite di Lega Pro e Serie D finite nel mirino dell'operazione Dirty Soccer coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta della squadra mobile di Catanzaro.
Tutto nasce dalle intercettazioni a carico di Pietro Iannazzo, arrestato la scorsa settimana nell'ambito di una operazione anti 'ndrangheta. Iannazzo ha contatti con Mario Moxedano e Antonio Ciccarrone, attuali presidente e ds del Neapolis che vogliono vincere il campionato. Da qui emerge uno spaccato di corruzione che coinvolge calciatori, presidenti, dirigenti, ex calciatori, e perfino allenatori.
Sotto la lente di ingrandimento finiscono soprattutto partite del Neapolis, del Brindisi e della Pro Patria. Le rete di corruzione si estende in 21 province italiane e 10 regioni e coinvolge tutti i girone di Lega Pro e il Girone I di Serie D. Secondo la Procura sarebbe stato tentato anche di combinare partite di campionato superiori, ma senza esito.
In alcuni casi gli investigatori avrebbero registrato i festeggiamenti per i guadagni ottenuti scommettendo addirittura sul risultato esatto, come su Barletta-Vigor Lamezia finita 3-3. In altri casi, invece, le combine non sarebbero andate a buon fine come nel caso di Barlatta-Catanzaro, quando l'offerta arrivó addirittura al presidente dei calabresi Cosentino che rifiutò. Le indagini della Dda di Catanzaro, che al momento non hanno alcuna attinenza con quelle condotte dalla Procura di Cremona, non sono per niente chiuse e, come ha lasciato intendere il Procuratore Antonio Lombardo in conferenza stampa, potrebbero esserci ulteriori sviluppi giá nelle prossime settimane.
Trovati alcuni "pizzini" - Alcuni "pizzini" con quote, nomi di squadre e modalità di giocate sono stati trovati dalla polizia nel corso delle perquisizioni effettuate contestualmente all'esecuzione dei 50 fermi disposti dalla Dda di Catanzaro per il calcioscommesse. In uno, ad accompagnare la giocata da fare, c'è scritto: "Se ci beccano ci arrestano".
Le nuove partite nel mirino - Delle partite su cui si starebbe concentrando l'attenzione degli investigatori della squadra mobile di Catanzaro e del Servizio centrale operativo, di Lega Pro, avrebbero parlato in diverse telefonate alcuni degli indagati e degli arrestati nell'operazione di ieri. Discorsi nei quali, apprende l’Ansa da fonti qualificate, i personaggi coinvolti nell'inchiesta affermerebbero di aver avuto notizie da soggetti terzi sulla possibilità di scommettere su quelle partite perché combinate. Si tratterebbe di almeno una decina di soggetti, tra cui altri calciatori e dirigenti sportivi.
La replica di Lotito – "La Salernitana? I pizzini? Ma non scherziamo...". Dopo le indiscrezioni dell’Ansa, è arrivata la risposta del presidente della Lazio e del club campano: "Non ho niente da dire, parlo con i fatti: vado avanti come un treno sulla strada del lavoro e dei risultati, è evidente che sto cogliendo nel segno. Tutto queste bugie non mi interessano, rispondo alla mia coscienza".
L’Ascoli: "Noi assolutamente estranei" – Arriva anche la risposta ufficiale dell’Ascoli Picchio che dichiara “l’assoluta estraneità sua e dei propri tesserati a qualsiasi forma di scommessa. L'Ascoli Picchio - si legge in una nota - non è stata in alcun modo chiamata in causa dalla magistratura in merito all'attuale inchiesta e sottolinea che, come forma assoluta di prevenzione, a inizio stagione aveva fatto sottoscrivere ai propri giocatori un documento dove si vietava tassativamente ogni forma di scommessa, pena la risoluzione anticipata del
contratto".
Martedì presentata l'inchiesta - 50 i fermati, 77 gli indagati, 33 le partite di Lega Pro e Serie D finite nel mirino dell'operazione Dirty Soccer coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta della squadra mobile di Catanzaro.
Tutto nasce dalle intercettazioni a carico di Pietro Iannazzo, arrestato la scorsa settimana nell'ambito di una operazione anti 'ndrangheta. Iannazzo ha contatti con Mario Moxedano e Antonio Ciccarrone, attuali presidente e ds del Neapolis che vogliono vincere il campionato. Da qui emerge uno spaccato di corruzione che coinvolge calciatori, presidenti, dirigenti, ex calciatori, e perfino allenatori.
Sotto la lente di ingrandimento finiscono soprattutto partite del Neapolis, del Brindisi e della Pro Patria. Le rete di corruzione si estende in 21 province italiane e 10 regioni e coinvolge tutti i girone di Lega Pro e il Girone I di Serie D. Secondo la Procura sarebbe stato tentato anche di combinare partite di campionato superiori, ma senza esito.
In alcuni casi gli investigatori avrebbero registrato i festeggiamenti per i guadagni ottenuti scommettendo addirittura sul risultato esatto, come su Barletta-Vigor Lamezia finita 3-3. In altri casi, invece, le combine non sarebbero andate a buon fine come nel caso di Barlatta-Catanzaro, quando l'offerta arrivó addirittura al presidente dei calabresi Cosentino che rifiutò. Le indagini della Dda di Catanzaro, che al momento non hanno alcuna attinenza con quelle condotte dalla Procura di Cremona, non sono per niente chiuse e, come ha lasciato intendere il Procuratore Antonio Lombardo in conferenza stampa, potrebbero esserci ulteriori sviluppi giá nelle prossime settimane.