"Hanno deciso gli episodi": quei luoghi comuni del pallone

Calcio

Vanni Spinella

Cover-soglia-calcio4

IL LIBRO. Dal classico "gol sbagliato, gol subìto" all'intramontabile "siamo un grande gruppo": una raccolta di racconti curata da Paolo Soglia ci aiuta a ridere delle frasi fatte del calcio. Un viaggio nella testa dei "mister" per scoprire che siamo tutti un po' allenatori

Se siete i tipi che pensano che non esistano più le mezze stagioni o che sospirano al ricordo che “qui un tempo era tutta campagna”, questo è il libro che fa per voi. Perché qui il luogo comune viene esaltato, magnificato, elevato a spunto per dell'ottima letteratura. Se poi vi piace anche il calcio, tanto meglio: potreste aver trovato addirittura un manuale su cui studiare per diventare allenatori. Almeno in conferenza stampa.

L’idea è di Paolo Soglia, giornalista bolognese che, dopo aver composto la squadra (fatta di 20 elementi, tra scrittori, giornalisti, sceneggiatori, persino docenti universitari e avvocati) ha affidato a ognuno dei suoi un compito semplice solo in apparenza: “Scrivere in 90 righe ­– 90 come i minuti di una partita – un racconto che avesse il luogo comune come protagonista e filo conduttore”. Il risultato è una raccolta gradevolissima, a tratti persino esilarante. Non capita spesso di ritrovarsi a ridere (ma ridere sul serio) leggendo qualcosa: il dialogo immaginario (uno dei 20 racconti) tra un allenatore senza squadra, in catalessi sulla poltrona di casa sua, e la moglie, riesce nell’impresa, con lei che vorrebbe parlare dell’imminente riunione di condominio e il “mister” che risponde a ogni input con un repertorio di frasi fatte da applausi. Se Soglia è il selezionatore di questa squadra di fenomeni, dunque, non ci resta che rivolgerci a lui per saperne di più.

“Mister” Soglia, iniziamo con una domanda scomoda: 20 autori per 20 racconti, ne ha uno preferito?

“Mi spiace ma non parlo mai dei singoli. Nella mia squadra sono tutti titolari”.

Scherzi a parte, come nasce l’idea di fondare questa "squadra"?

“Nasce dalla volontà di apprezzare il luogo comune e riderci sopra. Spesso, con gli amici, si commentano sbuffando le ‘solite’ risposte degli allenatori; salvo poi ritrovarsi a usare quelle stesse frasi in modo molto serio. Ti capita ad esempio di essere allo stadio, vedere la tua squadra colpire una traversa e sul capovolgimento di fronte prendere gol: allora ti giri verso gli altri e commenti ‘gol sbagliato, gol subìto’ con una serietà impressionante, mentre tutti annuiscono come se fossimo davanti a un dogma della Chiesa”.

Esisteranno, però, anche allenatori un po’ fuori dal comune nelle loro dichiarazioni…

“Ce ne sono sempre meno. Non esiste più un Pesaola o un Boskov. Oggi tendono tutti a omologarsi”.

Ma la colpa è solo degli allenatori o anche dei giornalisti e delle loro domande banali?

“Le domande erano le stesse anche negli Anni ’60. È cambiato il sistema mediatico: tutto si riverbera in modo pazzesco. La frase non banale rischia di ritorcersi contro l’allenatore, che così sta sempre dentro le righe per non sbagliare”.

Per uno come lei che segue da vicino le vicende del Bologna sarà semplice immaginare cosa dirà Delio Rossi alla vigilia di una partita delicata come quella contro il Palermo

“Ma certo: dirà che è una partita come le altre e che tanto prima o poi bisogna incontrarle tutte. Aggiungendo che in settimana ha visto i ragazzi allenarsi bene, che sono motivati e lui è fiducioso”.

A questo punto si rende necessario un piccolo test per verificare che lei sia entrato veramente nella testa dei mister. Immagini di trovarsi davanti ai microfoni dei giornalisti al termine di una partita persa ai rigori

“Abbiamo giocato alla pari, per certi frangenti avremmo anche meritato. Poi però quando si arriva alla lotteria dei rigori…”.

E se si trovasse a dover commentare una partita vinta all’ultimo secondo, magari grazie a un autogol?

“Grande prova di carattere, ci abbiamo creduto fino alla fine. Oggi contavano i 3 punti, il bel gioco arriverà”.

Strabiliante! Sembra anche facile. Proviamo a vestire i panni dei giocatori. Di uno che approda in una nuova squadra, magari...

“Ho visto un gruppo molto unito, uno dei migliori in cui sia mai capitato. Mi volevano anche altre squadre, ma quando ho saputo del loro interesse non ho avuto dubbi”.

Partita di coppa: avete vinto la gara di andata e siete in attesa del ritorno

“È finito solo il primo tempo: queste sono partite che vanno giocate nell’ottica dei 180 minuti”.

E per una partita impegnativa, magari contro la capolista?

“Si può rispolverare la classica distinzione tra rispetto e paura, sottolineando che ‘rispettiamo tutti ma non temiamo nessuno’. Ma la mia preferita è un’altra: ‘Noi andiamo a fare la nostra partita’. Ma dico, avete mai visto una squadra che va a giocare la partita di un’altra? Se fosse possibile, a me piacerebbe molto che il Bologna ogni tanto giocasse la partita del Barcellona… Non mi offenderei, eh”.