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Dida e Ronaldo, accadde oggi e poi fu tutto diverso

Calcio

Domenico Motisi

L'infortunio al ginocchio di Ronaldo e il fumogeno che colpì Dida (Ansa)

C’è una data che accomuna i due brasiliani: il 12 aprile. La carriera di entrambi, infatti, è stata segnata indelebilmente in questo giorno: nel 2000 il Fenomeno subì uno degli infortuni più tristemente noti nella storia del calcio, nel 2005 l’ex portiere del Milan venne colpito da un fumogeno in un derby di Champions League. Dopo questi episodi, nessuno dei due fu più lo stesso

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Nella carriera di alcuni calciatori c’è un "prima" e un "dopo": una vittoria, una sconfitta, un trasferimento ma anche un infortunio o un episodio sfortunato possono rappresentare una linea di demarcazione che, una volta varcata, rendono quel giocatore diverso. Il caso vuole che le sliding doors di due campioni si siano materializzate nello stesso giorno: il 12 aprile. Anni diversi, vicende diverse ma stesso destino: a partire dalla partita dopo, nulla fu più come prima. I fuoriclasse in questione sono entrambi brasiliani, entrambi campioni del mondo nel 2002 e simboli delle due milanesi: Ronaldo, il Fenomeno, e Nelson Dida.

12 aprile 2000, dramma Ronnie: giorno triste per il calcio

Al di là del tifo, al di là della maglia, ciò che avvenne il 12 aprile 2000 allo stadio Olimpico di Roma rimase nella memoria di tutti. In quegli anni Luis Nazario de Lima, per tutti Ronaldo, era in calciatore probabilmente più forte e spettacolare del pianeta. Quel giorno il Fenomeno rientrava da un infortunio piuttosto grave: per lui i problemi fisici all’Inter iniziarono nel settembre del 1999, quando i medici del club milanese diagnosticarono al brasiliano una tendinopatia rotulea. Tuttavia, con una stagione agli albori e con l’impossibilità di fare a meno del più forte di tutti, lo staff nerazzurro decise per Ronaldo una terapia conservativa finché, durante il match contro il Lecce del 21 novembre, il Fenomeno si lacerò parzialmente il tendine rotuleo destro. A questo punto l’operazione fu inevitabile e ci vollero più di quattro mesi per rivederlo in campo. Il 12 aprile era in programma la finale di andata di Coppa Italia tra Lazio e Inter. Intorno al 15’ della ripresa, con i nerazzurri sotto 2-1, Lippi decise di mandare in campo Ronaldo. Al 22’, appena otto minuti dopo il suo ingresso, il Fenomeno puntò Fernando Couto, provò il suo proverbiale doppio passo ma incredibilmente il ginocchio cedette ancora. Compagni e avversari si portano le mani in testa, Simeone - avversario laziale e argentino - capì subito il dramma e chiamò i soccorsi. Lo stadio ammutolì, Ronaldo urlava dal dolore ed uscì tra le lacrime. A piangere, però, non fu soltanto lui ma tutto il mondo del calcio.

Le immagini di quel ginocchio fuori dal suo asse naturale fecero il giro del pianeta: il ritorno del calciatore più forte era durato appena otto minuti. La notte stessa ripartì per Parigi dove era stato operato la prima volta tornando sotto i ferri del dottor Saillant. La riabilitazione fu lunghissima, Ronaldo riprese a giocare nel giugno 2001 in un’amichevole contro il Sant’Angelo Lodigiano. Riuscì anche a vincere il Mondiale del 2002 da protagonista assoluto e segnare tanti altri gol con l’Inter prima e il Real Madrid poi. Quello di Roma non era stato il primo infortunio e - purtroppo per lui - neppure l’ultimo, ma ciò che fu il Fenomeno prima di quel 12 aprile rimarrà per sempre a terra, in lacrime, sul prato dell’Olimpico.

12 aprile 2005, quel fumogeno che cambiò Dida

Se per Ronaldo la famosa linea di demarcazione tra il "prima" e il "dopo" è rappresentata dal suo infortunio, talmente grave e da non permettergli più di ritornare ai suoi livelli, quella di Nelson Dida trova una spiegazione più psicologica che fisica. L’episodio scatenante è anch’esso datato 12 aprile, in questo caso nel 2005. La premessa è d’obbligo: dopo un avvio non felice in maglia rossonera (e la famosa papera contro il Leeds che costò a Dida un breve ritorno in Brasile prima di rientrare a Milano) Dida fu dal 2002 al 2005 uno dei portieri più forti del mondo, se non addirittura il migliore. La notte di Manchester contro la Juventus lo consegnò alla storia ma il suo rendimento risultò mostruoso anche nelle stagioni successive. Il match di ritorno dei quarti di finale di Champions del 2005, però, cambiò per sempre la sua carriera. L’avversaria era l’Inter, battuta all’andata per 2-0 grazie ai gol di Stam e Shevchenko e ai miracoli, guarda caso, di Nelson Dida. È il 26’ del secondo tempo, anche in questo match è il Milan a comandare ancora con un gol del fuoriclasse ucraino. All’Inter viene annullato un gol di Cambiasso e dalla curva nerazzurra comincia a venir giù di tutto: il portiere rossonero si allontana dai pali per raccogliere alcuni oggetti finché un fumogeno non lo colpisce in pieno sulla spalla. È una pioggia di bengala, l’arbitro Stark sospende la partita e decreta la vittoria a tavolino per il Milan.

A partire da quel 12 aprile, il panterone eroe della notte di Manchester non fu più lo stesso. Nessun trauma fisico, colpo subito, in realtà, non gli procurò nessun infortunio ma nel fumo provocato dai bengala lanciati dalla Nord, si smarrì incredibilmente anche la sicurezza di uno dei migliori portieri al mondo. Quel 2005 si concluse con l’atroce sconfitta di Istanbul e anche se nel 2007 tornò sul tetto d’Europa dopo rivincita contro il Liverpool, il Dida post fumogeno fu più simile a quello di Leeds che al muro invalicabile dell’Old Trafford. Per lui innumerevoli incertezze, papere e la memorabile simulazione contro il Celtic quando, a malapena sfiorato da un invasore, prima provò a rincorrerlo e poi si buttò a terra come se avesse ricevuto un colpo violentissimo. Nel 2010 lascia il Milan avendo vinto tutto, alcuni di questi successi portano la sua firma ma qualsiasi cosa sia scattata nella sua testa dopo il fumogeno della Nord, per i tifosi del Milan ci sarà per sempre un Dida pre e uno post 12 aprile 2005.