Botta e risposta tra il capitano degli Stati Uniti e il presidente. "Se vinciamo non andrò alla Casa Bianca" tuona la giocatrice americana dopo il rifiuto di cantare l'inno, Trump replica su twitter: "Non ha ancora vinto nulla. Porti rispetto al Paese e alla nostra bandiera, e si ricordi quello che abbiamo fatto per il calcio femminile"
11 ragazze statunitensi in fila al centro del campo, a pochi minuti dal fischio d'inizio degli ottavi di finale. È il momento dell'inno nazionale e le protagoniste in maglia bianca cominciano a intonare la voce. Tutte, tranne una: Megan Rapinoe. Il capitano degli Usa rimane in silenzio e sceglie di compiere un gesto simbolico, già adottato nel recente passato da altri atleti e in vari sport, dal football al basket. La sua è una protesta verso il presidente Trump e la sua politica. La calciatrice americana resta concentrata sul match, stende la Spagna con una doppietta di rigore e trascina le compagne ai quarti di finale del Mondiale. A quel gesto pre-partita - già criticato dal leader degli Stati Uniti - fa poi seguire alcune dichiarazioni: "Non andrò alla Casa Bianca se dovessimo vincere e fossimo invitate, cosa di cui dubito". Parole che ricevono subito un'altra replica di Donald Trump e che, come piace al tycoon, arriva attraverso i social. "I club, a parte quelli di Nba, amano venire alla Casa Bianca - scrive su Twitter -. Io sono un grande fan della squadra americana e del calcio femminile, ma Megan dovrebbe pensare a vincere prima di parlare! Finisca il lavoro! Non abbiamo ancora invitato Megan o la squadra, ma lo faccio ora, sia che vincano oppure che perdano. Megan non dovrebbe mai mancare di rispetto al nostro Paese, alla Casa Bianca o alla nostra bandiera, soprattutto perché è stato fatto tanto per lei e per la squadra. Siate orgogliosi della bandiera che rappresentate".