Buon compleanno Cristiano Ronaldo: 5 gol veramente "CR7"

Calcio

Vanni Spinella

Cristiano Ronaldo compie 35 anni: per celebrarlo abbiamo scelto 5 gol significativi. Ognuno racconta un "pezzetto" del campione portoghese, del suo modo di essere, vivere e intendere il calcio. Su Sky Sport Uno, dalle 21, programmazione interamente dedicata a CR7 

Tabellina del CR7. CR7 x 5? 35. Come gli anni che compie il campione portoghese: giocatore dai mille record e dai mille gol (contando quelli fatti fin da piccolino ci si arriva sul serio), ma a noi ne bastano 5 per ripercorrere i suoi 35 anni. Cinque gol speciali, perché ognuno racconta un pezzetto di Ronaldo e del suo modo di essere.

 

1. Maestro di stile: la punizione contro il Portsmouth

È piuttosto significativo quando il modo di calciare una punizione di un giocatore diventa così riconoscibile da dare il nome a un certo stile. La “punizione alla…” negli anni è stata “alla Baggio”, “alla Roberto Carlos”, “alla Beckham”, “alla Pirlo”, tutte inevitabilmente imitate sui campetti di tutto il mondo, perché non esiste bambino (o adulto, al calcetto del martedì) che non abbia provato a calciare alla maniera dell’idolo del momento. Gli Anni Duemila hanno prodotto intere schiere di ragazzini che, per calciare una punizione, si piazzano sul prolungamento della linea immaginaria che collega la porta al pallone, dritti e tesi, con le gambe leggermente divaricate, le braccia giù e i pugni stretti, a formare una specie di triangolo col corpo. Un paio di respiri profondi e poi si parte con la rincorsa, mentre la barriera trema perché se l’obiettivo è calciare fortissimo regalando alla palla un effetto che la faccia salire (appena sopra le teste dei poveretti schierati) e poi ridiscendere improvvisamente in porta, il più delle volte non si va oltre una gran pallonata sul "muro", e quando lo si supera, calciando alle stelle, è sufficiente commentare “non si è abbassata”. Signori, ecco la punizione “alla Cristiano Ronaldo”, ideata un bel giorno dal CR7 che giocava nel Manchester United e da quel bel giorno marchio di fabbrica del portoghese più o meno quanto la sua esultanza.

 

Era il 30 gennaio 2008, gara contro il Portsmouth, in cui Ronaldo disegna la traiettoria perfetta. Rincorsa “alla Ronaldo”, pallone impattato con il collo pieno, e parabola forte, arcuata quanto basta per alzarsi sopra alla barriera e scendere sotto all’incrocio dei pali, con James in porta allibito.

 

Va detto, in tutta onestà, che dopo quel gol Ronaldo ha ricercato la stessa perfezione di quel tiro in decine e decine di altre punizioni, ma senza riuscire mai a ritrovarla. Tanto che, nonostante sia l’autore della “punizione più bella della storia della Premier League” (Alex Ferguson), non sarà ricordato come uno dei più grandi di sempre in questa specialità, e i numeri sono lì a dirlo. Ma sarà ricordato come uno che ha inventato uno stile.

2. Imparare a vincere (dopo aver rischiato di perdere): il gol al Chelsea nella finale di Champions 2008

Si può dire che la carriera da vincente di Cristiano Ronaldo parta da un rigore sbagliato. Lui, l’uomo delle 5 Champions, ha vinto la prima ai rigori, essendo però l’unico dei suoi a sbagliare nella sequenza. Chiariamo subito: ai rigori il Manchester United, in quella finale di Mosca contro il Chelsea, ci era arrivato dopo un 1-1 firmato proprio Ronaldo, un gol bellissimo, di testa, con uno stacco che iniziò a far riflettere su quanto fosse completo il campione portoghese, funambolico con i piedi ma capace anche di volare.


E non si offenderà certo se diciamo che quando parliamo di giocatore completo includiamo anche quella dose di fortuna che non guasta mai e che aiuta a indirizzare la Storia. Ronaldo segna, Lampard pareggia, si va ai rigori e lì, quando siamo al terzo della serie, CR si inceppa con un destro centrale e pieno di paura che non rivedremo mai più nella sua carriera. Dopo di lui segnano tutti, ed è solo lo scivolone di Terry sul dischetto a rimettere le cose in pari quando il Chelsea aveva già le mani sulle orecchie della coppa. Ronaldo, dopo aver temuto di perderla, inizia a collezionarle (altre 4 con il Real Madrid). Ma è chiaro come per scrivere una bella storia serva anche un po’ di fortuna.

3. L’attitudine alla vittoria: il rigore decisivo contro l’Atletico

Nelle successive due finali di Champions, Ronaldo si trova nuovamente sul dischetto, ma ormai è un Ronaldo diverso. Ha una sicurezza di sé, già nella postura, che lascia intendere che non esista altra destinazione diversa dalla rete, per quel pallone. Nella seconda finale-derby contro l’Atletico Madrid in particolare, Ronaldo ha la consapevolezza di essere l’uomo in grado di fare la differenza, e non a caso tiene per sé il quinto rigore della serie, pregustandoselo già come quello decisivo. Alla sua terza Champions (la terza in cui lascia il segno in finale) è una sentenza, un campione che sa solo vincere.

4. A caccia di nuove sfide: la rovesciata contro la Juventus

È un privilegio che spetta a pochi gol, quello di diventare una “foto”. Se il gol, per sua stessa natura, è azione, svolgimento, “highlight”, sembra strano poterlo fissare in un attimo, cristallizzarlo e ricordarlo così. La rovesciata di Cristiano Ronaldo (nemmeno c’è bisogno di specificare quale e in che contesto) è uno di quei gol in cui l’azione diventa una foto. La coordinazione perfetta, lo stupore degli avversari, sullo sfondo anche quello dei tifosi, sempre avversari. Ecco: appena l’attimo si scongela, e Ronaldo torna con i piedi per terra dopo averli portati a oltre due metri d’altezza, inizia una seconda storia.


Ancora non lo sappiamo ma è una storia d’amore, perché l’applauso dello Stadium fa breccia nel cuore di un Ronaldo che è già a caccia di nuove sfide, e quale sfida più grande di una squadra che insegue da anni la Champions per lui che è l’uomo della Champions. Cristiano Ronaldo diventa il campione che non si accontenta, che vuole vincere in modi diversi. Perché soltanto dimostrando di essere il comune denominatore di tante vittorie diverse, potrà sentirsi il migliore di tutti.

5. Il culto del corpo: il gol di testa contro la Sampdoria

Tra i tanti numeri snocciolati per provare a descrivere con mezzi umani il gol di testa contro la Sampdoria (pallone colpito a 2.56 metri d’altezza, con uno stacco di 71 centimetri, restando sospeso in volo per 0.92’’) ce n’è uno che non è stato sottolineato a sufficienza: Ronaldo è decollato a quasi 35 anni. Le biografie dei grandi campioni si somigliano tutte per certi aspetti: il primo ad arrivare agli allenamenti e l’ultimo ad andarsene, le sedute extra anche a casa, le diete ferree, accomunano quegli sportivi che non si accontentano del talento ma lo coltivano e lo arricchiscono con il sudore, la fatica, il sacrificio. Ronaldo ama il calcio ma ne ha fatto un lavoro, con la missione di essere il migliore: e allora giù con le mitologiche sessioni di addominali, la palestra insieme a Georgina, il corpo scolpito e curato in ogni minimo dettaglio. Il risultato è che a 35 anni poi si fanno anche gol così.