Lo sport al tempo del coronavirus

Calcio
Lia Capizzi

Lia Capizzi

Con uno sforzo minimo e molto buonsenso c'è l'esigenza di cambiare certe abitudini che sembrano cementate Consigli e regole in Italia e nel mondo, un dovere per tutti gli atleti, dai professionisti ai dilettanti ai semplici appassionati

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Ci sono i doveri istituzionali, cioè l'obbligo di disputare le gare a porte chiuse o comunque senza pubblico nel caso siano eventi sportivi all'aperto. Ci sono poi anche le regole individuali che ogni atleta è tenuto a rispettare, professionista o dilettante che sia. 

 

In Italia i medici sportivi hanno divulgato una lista di accorgimenti così come in NBA LeBron &Co hanno ricevuto un vademecum di consigli. Valgono per tutti le norme di igiene, che spesso coincidono con le vecchie e care buone maniere: lavarsi spesso le mani, non toccare occhi e bocca con le mani sporche, coprirsi con la mano o il braccio quando si tossisce o starnutisce. Dentro lo spogliatoio è meglio non mangiare, spiluccare cibo da buffet in comune, soprattutto è importante non passarsi le bottigliette di bocca in bocca, ogni atleta deve avere la propria borraccia. C'è poi la clausola di distanza che impone di stare almeno un metro lontano dal compagno di squadra o avversario: vietato abbracciarsi dopo un gol, esultare dopo una schiacciata, spifferare schemi di gioco all'orecchio dei compagni, vietato riunirsi in cerchio per caricarsi e incitarsi. Risulta un po' problematico in alcuni sport, nel rugby per esempio come fai a placcare ad un metro di distanza? Nel nuoto niente più sovraffollamento in vasca durante il riscaldamento pre-gara. Nel tennis i raccattapalle non avranno più l'incombenza di passare l'asciugamano, ogni giocatore deve arrangiarsi da solo. In America, dove non si gioca a porte chiuse, addio ai selfie con le star Nba: tutti devono evitare il contatto con il pubblico, niente autografi e nessun "cinque" ai tifosi. Nella Premier il Newcastle proibisce il cinque tra gli stessi compagni di squadra durante le sostituzioni. In Scozia la Lega calcio mette al bando le strette di mano sia prima sia dopo le partite. In Germania il Monaco 1860 vieta il saluto con la mano a tutti i dipendenti, quindi non solo in campo ma anche negli uffici della sede.

 

Ecco lo sport al tempo del coronavirus. Con uno sforzo minimo e molto buonsenso c'è l'esigenza di cambiare certe abitudini che sembrano cementate. Accorgimenti necessari per cercare di arginare il contagio, è un dovere di tutti e quindi anche degli atleti.