Coronavirus, Tacchinardi: "A Crema c'è un'atmosfera da guerra"

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L'ex centrocampista della Juve commenta l'emergenza coronavirus nella sua città: "È una situazione spettrale, si ha la sensazione di combattere una guerra contro non si sa chi. Il calcio doveva fermarsi prima, la salute è prioritaria"

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"È un momento difficilissimo, perché ci sono realtà toccate da vicino da questo mostro che è il virus. C’è la sensazione che non finisca mai, ma anzi che continui ad aumentare". Non ha usato tanti giri di parole Alessio Tacchinardi, ex centrocampista della Juve tra le altre, per descrivere la situazione attuale nella sua città, Crema, durante l'emergenza coronavirus. "A casa mia si sentono ambulanze, la situazione è spettrale - ha aggiunto il classe '75 in un'intervista a TMW Radio -. L’errore è stato prendere tutto questo alla leggera, ma ormai il danno è stato fatto. Ognuno perde dei propri cari, genitori, amici. È un incubo pesante, speriamo di svegliarci il prima possibile e tornare alla nostra normalità. A casa mia la spesa la fa mia moglie, mentre io esco con i cani la sera. È una cittadina spettrale e la cosa che mi fa più male è che non essendoci rumori senti la gente tossire in casa, una tosse secca e brutta, ed è costretta a rimanere a casa perché in ospedale non c’è più posto. La cosa è stata presa seriamente solo 7-10 giorni fa".


Tacchinardi ha percepito subito la pericolosità di questo virus: "Io sono pauroso di natura - ha spiegato -, e quando ho iniziato a vedere a Wuhan le problematiche che c’erano, ed essendoci a breve anche il capodanno cinese e parecchia gente che poteva andare e venire dalla Cina all'Italia, la mia sensazione è stata: «qui viene fuori una bomba atomica». Io non volevo mandare a scuola i miei figli quando erano ancora aperte. Siamo a casa da un mese e mezzo. Avevo la percezione, ma onestamente non pensavo si arrivasse a questo punto. La Lombardia è colpita pesantemente, mi auguro si risolva e il contagio non arrivi al Sud nonostante tutta quella gente che è partita. Delle persone che oggi sono infettate mi hanno chiesto scusa perché io li chiamavo e dicevo «perché mandate a scuola i vostri figli?». È una semplice influenza mi dicevano. Si pensava a una cosa leggera, tutti gli amici di mio figlio se ne andavano in giro a divertirsi come fosse una vacanza. Adesso purtroppo stiamo pagando conseguenze terribili. Al nord c’è davvero una sensazione pesante, sembra di combattere una guerra non si sa contro chi, gente che muore e che non puoi andare a salutare". 

"La Serie A doveva fermarsi prima"

Sullo stop della Serie A, Tacchinardi ha detto: "Io sono rimasto sconvolto quando si è dovuta rigiocare Juve-Inter, probabilmente perché c'erano delle pressioni dietro. Quando giochi a calcio pensi di essere onnipotente. Nessuno deve pensare adesso a tornare ad allenarsi perché la salute è più importante: fin quando uno non viene toccato non capisce davvero la gravità di quello che succede. Poi ognuno avrà le sue difficoltà economiche per questo stop del campionato, ma questo è un momento delicato e la salute è una priorità. È difficile anche prendere decisioni perché è una situazione mai successa prima. Io, ad esempio, al posto di Tommasi avrei riunito tutti 15 giorni prima di quando effettivamente la Serie A è stata sospesa e avrei detto: «Basta, non si gioca più». Perché nessuno è immune a questa malattia. Anche l’Uefa ci ha messo troppo, ma tutti abbiamo sbagliato. Nessuno ha agito in malafede, ma è una situazione particolare che è esplosa in 15 giorni. Atalanta-Valencia può essere stata come una bomba atomica. L’Nba, invece, appena ha annusato la problematica ha bloccato le partite". Tacchinardi ha infine rivolto un pensiero al personale sanitario: "Loro sono i veri eroi e meritano i nostri applausi - ha concluso -. Nei momenti di difficoltà noi italiani siamo i primi a mettere la testa giù e darci da fare, riuscendo a tirare fuori il massimo".

La situazione a Crema

A Crema è stato allestito mercoledì un ospedale da campo, montato in soli tre giorni nel parcheggio del nosocomio maggiore. Poche ore dopo sono entrati subito i primi degenti che saranno curati con l’aiuto di equipe mediche arrivate dalla Russia e da Cuba. Sono 341 i positivi a Crema secondo le ultime stime della Protezione Civile, un numero che la colloca al quinto posto tra i paesi più colpiti in Lombardia dal contagio da Covid-19.