Del Piero a Vieri su Instagram: "La rivalità è il bello dello sport. Ispirato da Ronaldo"

Calcio

I due ex compagni di Nazionale si sono ritrovati in una diretta social, tra aneddoti e riflessioni sul mondo del calcio: "Quando il Fenomeno arrivò all'Inter nel '97 mi spinse a migliorarmi. Solo con questi dualismi si riesce ad andare oltre i propri limiti". E gli aneddoti, soprattutto in Nazionale, sono davvero tutti da ascoltare

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Alessandro Del Piero e Christian Vieri, due pezzi di storia del calcio italiano e internazionale che si sono ritrovati in diretta su Instagram. Tra curiosi aneddoti sul passato di entrambi, dai Mondiali giocati insieme in Nazionale alla rivalità Juventus-Inter che li ha visti protagonisti per anni, l'incontro social è stato anche l'opportunità per alcune riflessioni sul mondo dello sport in generale. L'ex capitano bianconero ha preso spunto dall'arrivo di Ronaldo all'Inter nel 1997, per spiegare come la presenza di un rivale sia il vero sale dello sport: "Questa è la parte più bella. Come ad esempio Federer-Nadal o Messi-Cristiano Ronaldo: se non ci fossero questi dualismi, non si spingerebbero così oltre il limite. Quando arrivò Ronaldo il Fenomeno all'Inter nel 1997, anche io sono stato ispirato e spinto a migliorarmi. Volevo essere più veloce, anche se lui andava a duemila. Ricordo anche un attaccante come Batistuta che con i suoi tiri poteva far gol anche dalla rimessa dal fondo. Era uno stimolo continuo a fare meglio".

"Che ne sa Inzaghi della sensazione di un assist?"

Una corsa continua per cercare di fare meglio del proprio avversario, anche se questi è un proprio compagno di Nazionale. Lo sa bene Del Piero che per quattro stagioni, dal 1997 al 2001, ha condiviso l'attacco della Juventus con Filippo Inzaghi: "Ho sentito Pippo qualche giorno fa che parlava con te di quello che si prova quando si fa un gol o si fa un assist, ma che ne sa lui della sensazione di un assist?". Vieri non riesce a trattenere le risate e ribadisce: "Se non segnavamo diventavamo pazzi, dopo le partite andavo a vedere Inzaghi e Del Piero e vedevo che avevano segnato di nuovo, tutte le domeniche così e quante nottate in bianco...". Stesso discorso per Alex: "Che rosicamenti nel vedere che quell'altro aveva segnato due gol e io solo uno".

"Stavo soffocando e tutti ridevano..."

Rivalità, sì, ma anche grande amicizia e condivisione, soprattutto in Nazionale. Già a partire dai tempi dell'Under 21 e dalla prima volta insieme per il tridente Del Piero-Vieri-Inzaghi. Una trasferta nell'Europa dell'Est, che lo storico numero 10 della Juventus ricorda per un particolare episodio: "Nell'allenamento del giorno prima della partita, stavamo facendo torello ed ero in mezzo. Per cercare di prendere la palla, ci sono scivolato sopra e con il gomito mi sono colpito lo stomaco. Ero a terra che non riuscivo a respirare, con tutti voi intorno a ridere. Ma dov'è lo spirito di squadra? (ride ndr). Era proprio quella partita, dove abbiamo giocato tutti e tre insieme per la prima volta".

L'esultanza di Francia '98 e il Mondiale del 2006

Un'avventura, quella di Vieri e Del Piero, che li ha visti grandi protagonisti anche in Nazionale maggiore. Il punto più alto è stato probabilmente il Mondiale di Francia nel 1998, con i due a fare coppia fissa in attacco nella selezione allenata da Cesare Maldini. Un'esperienza conclusa con l'eliminazione ai quarti di finale contro i padroni di casa ai rigori. Ma prima c'è stato spazio per una storica esultanza dopo il gol di Bobo agli ottavi contro la Norvegia, che lo stesso bomber ha raccontato: "Tutti mi chiedono com'è nata l'idea di sederci in campo uno di fronte all'altro. In realtà c'era un caldo pazzesco a Marsiglia, ho segnato e dopo la corsa che avevo fatto, non sapevo che fare e mi sono seduto. Ero stanco morto". Un'idea che ha trovato subito il parere favorevole del compagno Del Piero: "Sono arrivato subito in scivolata e mi sono messo seduto anche io, ci sarei rimasto per 10 minuti. E' stato tutto casuale". E parlando di Nazionale, il pensiero va inevitabilmente a Germania 2006. Un grande rimpianto per Vieri, assente per infortunio, e una grande gioia per Del Piero: "Al Mondiale ci sono cose che vanno oltre - spiega Alex - non solo rappresenti il tuo paese ma giochi anche contro culture calcistiche diverse. Per il gruppo del 2006 era praticamente l'ultima chance, sono state emozioni incredibili".

L'esultanza di Vieri e Del Piero a Marsiglia

"Guardiola? Urlò di tutto a Puyol per un lancio lungo"

La Nazionale è stata negli anni l'occasione per confrontarsi anche con mentalità differenti rispetto a quella del calcio italiano. In particolare quella spagnola, che ha visto in Pep Guardiola il suo esponente più importante. Un'idea di calcio che però l'attuale allenatore del Manchester City aveva già da calciatore, come ricorda Del Piero a proposito di un'amichevole Spagna-Italia: "Andammo a giocare a Barcellona nello stadio dell'Espanyol e perdemmo 2-0. Ricordo che intorno alla metà del primo tempo, Puyol decide di fare un lancio lungo. Io non conosco lo spagnolo, ma da quello che ho capito Guardiola ha insultato tutta la sua famiglia fino alla terza generazione. Gliene ha dette di tutti i colori perchè non aveva giocato palla a terra, mi è rimasto impresso perchè era una mentalità completamente diversa dalla nostra".

"Avrei voluto essere 1 metro e 90 per un mese..."

Un calcio completamente diverso rispetto a quello italiano dei primi anni '90, basato su tatticismo e grande forza fisica. Un modo di giocare che due attaccanti alle prime esperienze come il Vieri e il Del Piero dell'epoca ricordano molto bene. In particolare sui calci d'angolo: "A quei tempi se attaccavi per tutto il primo tempo e avevi quattro calci d'angolo a favore - racconta Bobo - uscivi dal campo che avevi una testa come un pallone". Del Piero prosegue: "Mi sarebbe piaciuto per un mese essere 1 metro e 90 per poter vivere di strapotenza fisica, io al massimo potevo tagliare sul primo palo. Non avevo certo il fisico per andare in terzo tempo e svettare di testa". Un calcio nel quale si sentiva moltissimo la differenza tra partite in casa e in trasferta, con uno stile di gioco che mutava notevolmente in base al tipo di gara: "Una volta siamo andati in Irlanda con la Nazionale - ricorda Alex - e tra il loro difensore e il loro attaccante pesavano 400 chili in due. Ci hanno preso a manate in faccia per tutta la partita, non l'abbiamo mai presa. Ricordo i tempi di Padova, quando giocavo in Serie B, e in trasferta era veramente dura".