Pelé, 10 curiosità che i giovani non conoscono nel giorno del suo 80° compleanno. FOTO
La leggenda vivente del calcio compie 80 anni: Edson Arantes do Nascimento - detto "Pelé" - è l'unico giocatore ad aver vinto tre Mondiali, con 1363 partite e il record di 1281 gol in carriera. Ma il mito brasiliano del Santos (e degli americani del Cosmos) è stato molto di più di un calciatore, venerato come una divinità, con l'Italia nel cuore: nel 1958 "O Rei" fu anche a un passo dal vestire la sua iconica maglia numero 10 in Serie A...
"È fatto di carne ed ossa come tutti gli altri, mi dicevo prima di quella partita. Sbagliavo". Pelè compie 80 anni e la definizione dell'ex difensore azzurro Tarcisio Burgnich - che nulla potè di fronte all'altissimo... nel senso di imperioso, stacco del brasiliano nella finale di Messico '70 - è ancora quella che meglio di ogni altra rende l'idea della sua grandezza. Un uomo, un mito, una divinità del calcio e un'icona assoluta dello sport nel mondo. Un personaggio dalle infinite sfaccettature, più di mille... proprio come i gol che segnò in carriera.
IL SOPRANNOME. "O Rei" arriverà dopo, con la gloria. Il nomignolo che lo renderà leggendario viene da lontano, dall'infanzia. Edson Arantes do Nascimento - il suo nome di battesimo - nasce il 23 ottobre del 1940 a Três Corações, figlio dell'ex calciatore Dondinho e di Maria Celeste Arantes, cameriera. Tira i primi calci con il Bauru - dove si era trasferito a 5 anni con la famiglia - e pare che un suo compagno di scuola lo ribattezzò "Pelè" perché il futuro fenomeno del calcio mondiale chiamava il portiere della loro squadra "Pilé", invece che Bilé...
NUMERO 10. Prima della Coppa Rimet del 1958 - vinta al debutto da Pelé, che nel frattempo era già diventato a soli 17 anni la stella del Santos - la maglia più ambita, quella che sarà di Maradona, Messi, Del Piero, Totti... non era che un numero. Finché in Svezia non finì sulle spalle della "Perla nera", per una pura dimenticanza! La lista dei convocati inviata alla Fifa dalla dirigenza della Selecao era, infatti, priva di numeri, così vennero assegnati a caso: a Gilmar (portiere) il 3, a Didì (attaccante) il 6, al ragazzino... la 10. E il resto è storia.
IL RECORD DEI MILLE GOL Per la Fifa le reti realizzate da Pelè in carriera sono 1281 in 1363 incontri, di cui 761 in 821 gare ufficiali (media realizzativa pari a 0,92 gol a partita). Il millesimo sigillo arrivò su rigore la sera del 19 novembre del 1969, al Maracanà, in un Vasco De Gama-Santos, match della Taca de Prata (il torneo "Roberto Gomes Pedrosa"). Pare che ci vollero quasi 10 minuti prima di battere il penalty, tanti erano i fotografi e i tifosi che vollero appostarsi dietro la porta di Andrada per non perdersi quel momento storico.
La partita si concluse lì, sul 2-1 di Pelè, che viene portato in trionfo. "Gente mia - le sue parole - per l'amore di Dio, ora che tutti mi state ascoltando, faccio un appello speciale a tutti: aiutate i bambini poveri, aiutate gli abbandonati. È il mio unico desiderio in questo giorno speciale per me".
O REI/O NEY. Eletto Calciatore e Pallone d'oro FIFA del secolo - l'unico ad aver vinto tre edizioni dei Mondiali (1958, 1962 e 1970) - Pelè è ancora oggi il migliore cannoniere della storia della Nazionale brasiliana: 77 reti in 92 presenze. Dietro di lui, a 64 (su 103) Neymar che, grazie alla tripletta messa a segno lo scorso 14 ottobre contro il Perù a Lima (match di qualificazione al Mondiale 2022 in Qatar), ha superato i 62 gol (su 98 gare) di Ronaldo, ora terzo in graduatoria.
INTER-MILAN. A proposito di Ronaldo... circa 40 anni prima dello sbarco del Fenomeno, sembra che Pelè avesse firmato un contratto con l'Inter di Angelo Moratti. In occasione di una tournée del Santos in Italia - siamo nel 1968 - il brasiliano rivelò in un'intervista alla Stampa della corte dei nerazzurri: "Nel 1958 l'Inter offrì una forte cifra per me. Ero giovane, l'idea mi affascinava. I dirigenti del mio club però non accettarono la proposta e respinsero anche le successive (si parlò anche di un tentativo del Milan, che poi gli preferì Amarildo ndr)".
Uno scatto di Pelè in centro a Milano durante trasferta italiana del Santos, che giocò anche contro l'Alessandria per celebrare gli ottocento anni della città di Gianni Rivera, grande amico - peraltro - del brasiliano.
COSMOS. Pelè si ritirò una prima volta dal calcio giocato nel 1974, dopo 19 stagioni con la maglia del Santos (l'ultima con il Brasile era stata un'amichevole a Rio de Janeiro con la Jugoslavia, il 18 luglio del 1971). Nel 1975 il ritorno in campo, ricoperto d'oro dagli americani del Cosmos, insieme ad altre celebrità del calibro di Beckenbauer, Chinaglia e Carlos Alberto. Con il club newyorkese riuscì a vincere il campionato nordamericano di calcio nel 1977.
Al termine di quella stagione appese definitivamente le scarpette al chiodo, chiudendo la carriera il 1° ottobre del 1977 al Giants Stadium di New York con una amichevole tra Cosmos e Santos, al termine della quale fu sollevato in trionfo dai compagni di squadra.
ICONA. Se oggi - nell'era dei social - Cristiano Ronaldo è il calciatore più seguito e conosciuto a livello planetario, Pelè rimane l'uomo che è stato intervistato e fotografato più di qualsiasi altro: statisti, divi del cinema e tycoon vari. Accolto in 88 nazioni, e ricevuto da 70 premier, 40 capi di Stato e tre Papi. In Nigeria - per dire -venne dichiarata una tregua di 48 ore ai tempi della guerra con il Biafra perché tutti, da entrambi gli schieramenti, potessero vederlo giocare.
"Sono conosciuto più di Gesù Cristo", sentenziò anni fa in un'intervista all'Ansa. "Anche se è una cosa blasfema - spiegò - c'è una logica. Io sono cattolico, e so cosa significhi Gesù con i suoi valori. Ma il mondo è pieno di gente che crede in altro: in Asia, ad esempio, ci sono centinaia di milioni di buddisti. Magari non sanno chi è Cristo, ma di Pelè hanno sentito parlare...".
PELÈ O MARADONA? Fino all'avvento dell'altro "Messia" del calcio, Diego Armando Maradona, non vi erano stati dubbi sulla paternità del titolo di più grande di tutti i tempi. Un dilemma che è tornato d'attualità con la rivalità Messi-Ronaldo, ma due sfide destinate entrambe - molto probabilmente - a rimanere senza un vincitore...
Tra l'argentino e il brasiliano non è mai corso buon sangue: per questo rimane storica la "pace" tra Maradona e Pelè nella trasmissione televisiva "La Noche del Diez", condotta appunto dal Pibe de Oro, del 16 agosto 2005.
FUGA PER LA VITTORIA. Dopo il ritiro, il brasiliano ha spesso alternato la carriera di ambasciatore del calcio e del rispetto dei diritti umani nel mondo a quella di cantante e attore. Recita in diversi film, il più famoso dei quali è sicuramente "Fuga per la vittoria" (1981), ambientato negli anni della Seconda Guerra Mondiale e diretto da John Huston, al fianco di Michael Caine e Sylvester Stallone.
Mitica la rovesciata di Pelè - che nella pellicola interpreta un soldato di Trinidad & Tobago - nella partita tra gli ufficiali dell'aviazione tedesca e i detenuti, una rete letteralmente liberatoria...
Pare che durante le riprese, con un tiro di "prova" Pelè ruppe - senza volerlo, ovviamente - un dito della mano a Stallone, portiere nel match contro i militari nazisti.
TRE MOGLI. Amatissimo dalle donne, si è sposato tre volte: nel 1966 con Rosemeri Cholbi, dalla quale ha avuto tre figli (Cristina, Jennifer Kelly e l'ex portiere Edinho). Nel 1994, 12 anni dopo il divorzio dalla prima moglie, si è risposato con la psicologa Assiria Seixas Lemos, dalla quale ha avuto due gemelli (Joshua e Celeste). Nel 2016 le nozze con l'imprenditrice giapponese Marcia Aoki Cibele.
Sarà una grande giornata di festa per O Rei e, nonostante i vari acciacchi che lo hanno tormentato negli ultimi anni, il brasiliano non ha mai perso la sua proverbiale ironia. "Grazie per i tanti messaggi e gli auguri che già mi sono arrivati in vario modo. Ma per prima cosa dico grazie a Dio che mi ha fatto arrivare a questa età, in salute e lucido. Non tanto intelligente, ma lucido".
"Spero che quando andrò in cielo - aggiunge Pelè nel messaggio diffuso da alcuni media brasiliani - Dio mi riceva nella stessa maniera in cui tanta gente mi riceve qui in terra, per via del nostro amato calcio".