Maradona, l'indagine sulla morte: tutto quello che sappiamo
un anno dopoA un anno dalla sua scomparsa, ripercorriamo le tappe dell'indagine che riguardano la sua morte. Al momento sono 7 le persone coinvolte, ma l'avvocato dell'argentino ha chiesto la ricusazione dei pm. E c'è in ballo ancora la questione dell'eredità e del marchio Maradona...
Il 25 novembre 2020 ci lasciava Diego Armando Maradona. A un anno di distanza dalla sua scomparsa sono ancora le tante domande che riguardano la sua morte e altri aspetti della sua sfera privata, come l’eredità. Il quesito principale ad oggi resta quello se il decesso sia avvenuto naturalmente o a causa di alcuni responsabili. Come riporta il quotidiano argentino Olé, l'ufficio del procuratore generale di San Isidro, guidato da John Broyard, ha raccolto le dichiarazioni degli imputati e dei testimoni e ha concluso che, quantomeno, c'è stata negligenza. Inoltre, sulla base di testimonianze e migliaia di audio verificati dai diversi telefoni, assicurano che ci sono prove sufficienti per trattare il caso come un eventuale omicidio volontario. Le persone coinvolte, sempre secondo la stessa testata, sono il suo medico di base Leopoldo Luque, la psichiatra Agustina Cosachov, lo psicologo Carlos Díaz, l'infermiera Dahiana Gisela Madrid, l'infermiere Ricardo Almirón, il coordinatore degli infermieri dell'azienda Medidom, Mariano Perroni, e la dottoressa che ha coordinato il ricovero, Nancy Forlini. E ora come continuerà il processo? La Procura di San Isidro dovrà far esaminare a giudizio i capi d'accusa. Sarà un processo orale: nessuno conosce la data, ma si stima possa svolgersi tra un anno e mezzo o due anni.
La richiesta di ricusazione ai pm e le possibili condanne per gli imputati
Nel frattempo, riferisce sempre il quotidiano Olé, è arrivata la richiesta di ricusazione dell'avvocato Mario Baudry nei confronti dei tre pm che stanno portando avanti le indagini: Laura Capra, Patricio Ferrari e Cosme Iribarne. La richiesta è dovuta a "una manifesta mancanza di obiettività a favore di Matías Morla (ex avvocato di Diego) e del suo contesto". La ricerca si sarebbe concentrata solo su infermieri e alcuni medici, ma chi era attorno a Maradona ha smesso di curare il suo problema principale, il cuore, e di questo Morla ne era a conoscenza. Secondo lo stesso Baudry, Carlos Ordóñez (persona vicina a Morla) “gli fornì alcol, medicine e marijuana” mentre era ricoverato nella casa dove morì. E Ordóñez non è mai stato convocato dalla Procura. Intanto, i difensori di Dalma e Gianinna hanno inviato una lettera per rifiutare di aderire a questa richiesta contro i pm poiché ritengono che la Procura abbia fatto progressi in merito alle cause della morte. I sette imputati, ciascuno con le proprie responsabilità, rischiano sanzioni che vanno dagli 8 ai 24 anni. Oggi è vietato loro di lasciare il Paese e, in caso di trasloco, devono avvisare la Procura. Inoltre devono comparire per una dichiarazione ogni volta che viene richiesto.
L’eredità di Diego
Il tema dell’eredità, come ricorda il quotidiano argentino, resta ancora in ballo e al momento coinvolge i cinque figli dell’ex campione argentino: Dalma, Gianinna, Jana, Diego Junior e Dieguito Fernando. Nel frattempo si attendono anche i test del dna per Magalí Gil ed Eugenia Laprovittola per determinare se sono le figlie naturali di Maradona. Per verificarlo sono stati salvati sei campioni di dna di Diego e uno è già stato trasferito a La Plata per la procedura che si svolgerà il 14 dicembre. Il 19 dicembre, poi, saranno messi all’asta due immobili, due BMW e una Hyundai, oltre ad altri oggetti che erano custoditi in un magazzino di San Isidro. I soldi ricavati saranno utilizzati inizialmente per pagare le tasse dovute e potranno essere distribuiti solo dal prossimo anno. Saranno da distribuire, inoltre, anche soldi (tra i 5 e i 6 milioni di dollari) depositati in conti in Svizzera e Dubai.
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Il marchio Maradona
Altra questione è quella che riguarda il marchio Maradona. Attualmente è gestito da Matías Morla, attraverso il marchio Sattvica (insieme all’altro proprietario Maxi Pomargo), ma ci sono due casi giudiziari legati all’immagine del Pibe. Il primo ha sede a Capital, dove gli eredi sostengono che Sattvica SA (creata nel 2015) non è di proprietà di Morla. È stata richiesta una misura cautelare, non approvata dal Giudice fino alla conclusione dell'istruttoria. La seconda causa ha sede a La Plata e concerne reati quali circonvenzione di incapace e riduzione in servitù. È stato riferito che, nell'agosto dello scorso anno, Maradona è stato costretto a firmare, senza essere in grado di farlo, documenti per trasferire i suoi diritti di immagine a terzi. Il notaio Sandra Iampolsky ha testimoniato presso la Procura di San Isidro e ha detto che quei documenti sono stati fatti firmare nel suo studio e non sono stati portati appositamente a Brandsen, dove abitava Diego, cosa di cui è invece accusata. Nel caso, spiega Olé, sono coinvolti anche il commercialista di Morla, Andrea Trimarchi, Maxi Pomargo e Sergio Garmendia.