Caso Diarra-Fifa, Corte Ue: "Alcune norme su trasferimento calciatori contrarie a diritto"

LA SENTENZA

La sentenza era attesa da dieci anni e la Corte di giustizia dell'Ue ha stabilito che "alcune delle norme della Fifa sui trasferimenti dei calciatori tra club sono contrarie al diritto dell'Unione europea e potrebbero ostacolare la libera circolazione". Cosa era successo e la reazione della stessa Fifa

SENTENZA DIARRA, COME CAMBIA IL MERCATO

Alcune delle norme della Fifa sui trasferimenti dei calciatori tra club sono "contrarie al diritto dell'Unione europea e potrebbero ostacolare la libera circolazione". Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell'Ue, che ha preso in esame il ricorso dell'ex nazionale francese Lassana Diarra contro il divieto di trasferimento allo Charleroi dopo l'interruzione del contratto con la Lokomotiv Mosca. Era una sentenza attesa da dieci anni.

Lassana Diarra
Lassana Diarra - ©IPA/Fotogramma

Cosa era successo

Era infatti il 2014 quando il centrocampista francese Lassana Diarra - ritiratosi nel 2019 ed ex, tra le altre, di Real Madrid e Psg - cercò di svincolarsi dalla Lokomotiv Mosca per firmare con un'altra squadra (il Charleroi in Belgio, appunto). Il giocatore, si legge dalla sentenza, "contestava dinanzi ai giudici belgi alcune delle norme adottate dalla FIFA (…) sostenendo che esse hanno ostacolato il suo ingaggio da parte di un club belga. Le norme in questione sono contenute nel «Regolamento sullo status e i trasferimenti dei calciatori» (RSTI) della FIFA". Tali norme, quelle contestate - si legge ancora - "si applicano nel caso in cui un club ritenga che uno dei suoi giocatori abbia risolto il suo contratto di lavoro senza «giusta causa» prima del termine di scadenza naturale del contratto. In casi del genere, il calciatore e qualsiasi club che intenda ingaggiarlo sono responsabili in solido per il pagamento di un'indennità al club di provenienza. Inoltre, il nuovo club è passibile, in determinate situazioni, di una sanzione sportiva consistente nel divieto di ingaggiare nuovi giocatori per un determinato periodo. Infine, la federazione nazionale da cui dipende il club di provenienza del giocatore deve negare il rilascio di un certificato internazionale di trasferimento alla federazione presso la quale è iscritto il nuovo club finché tra il club di provenienza e il giocatore è pendente una controversia in merito alla risoluzione del contratto". 

La sentenza

La cour d'appel di Mons (cioè la corte d’appello di Mons in Belgio) aveva allora chiesto alla Corte di giustizia europea se queste varie norme siano conformi alla libertà di circolazione dei lavoratori e al diritto della concorrenza o meno. Da qui la risposta, attesa per anni: "Le norme in questione sono tali da ostacolare la libera circolazione dei calciatori professionisti che vogliano far evolvere la loro attività andando a lavorare per un nuovo club, stabilito nel territorio di un altro Stato membro dell'Unione - recita la sentenza -. Infatti, dette norme fanno gravare su tali giocatori, e sui club che intendano ingaggiarli, rischi giuridici rilevanti, rischi finanziari imprevedibili e potenzialmente molto elevati nonché significativi rischi sportivi, che, considerati nel complesso, sono tali da ostacolare il trasferimento internazionale di questi giocatori. Per quanto riguarda, dall'altro lato, il diritto della concorrenza - prosegue la sentenza - la Corte dichiara che le norme controverse hanno lo scopo di restringere, se non addirittura di impedire, la concorrenza (…) A tal riguardo, la Corte ricorda che la possibilità di farsi concorrenza reclutando giocatori già formati svolge un ruolo essenziale nel settore del calcio professionistico". Detto di questa pronuncia, viene ricordato come la Corte europea non risolverà le singole controversie nazionali, ma "spetterà al giudice nazionale risolvere la causa conformemente alla decisione della Corte". Nondimeno, è una sentenza che potrebbe rappresentare un'ulteriore svolta nel calciomercato a livello europeo.

La risposta della Fifa

"La Fifa ha preso atto della sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea in relazione al caso Lassana Diarra - si legge nel comunicato emesso dal massimo organo calcistico internazionale -. La Fifa è soddisfatta che la legalità dei principi chiave del sistema dei trasferimenti sia stata riconfermata dalla sentenza odierna, la sentenza - si legge - mette in discussione solo due paragrafi di due articoli del Regolamento Fifa sullo status e il trasferimento dei giocatori, che il tribunale nazionale è ora invitato a considerare. La Fifa analizzerà la decisione in coordinamento con le altre parti interessate prima di commentare ulteriormente".

L'avvocato Jean Louis Dupont: "Una vittoria totale"

"Una vittoria totale", così ha invece commentato Jean Louis Dupont, avvocato belga già protagonista della storica sentenza Bosman e ora legale di Lassana Diarra: "In un certo senso - aveva detto prima della pubblicazione della sentenza - si tratta di un caso Bosman 2.0", in grado di "porre fine" all'attuale sistema di trasferimenti. Ricordiamo che la sentenza Bosman del 1995, tra gli altri aspetti, pose fine a qualsiasi tetto all'ingaggio di calciatori comunitari da parte di club dell'Unione europea.