Addio Carlo Vanzina, ha raccontato il calcio e i suoi tifosi: le migliori citazioni in 10 video cult

Calcio

Marco Salami

Il regista romano è morto all'età di 67 anni. Ha regalato al mondo del calcio autentici cult cinematografici. Tirzan, Donato e Franco in Eccezzziunale... veramente. Ma anche Boldi e De Sica che "inventano" la Fiorentina, Villaggio cuore Samp, più la sua Roma di Toninho Cerezo e della partita della Valle della Morte. Come "extra" un omaggio alla Formula 1, quando il Dogui diceva: "Alboreto is nothing"

LUTTO NEL MONDO DEL CINEMA, È MORTO CARLO VANZINA

Tirzan, Donato e Franco. La triade perfetta di Diego Abatantuono. Lorenzo il Magnifico e la sua Fiorentina. Ma anche Paolo Villaggio, e quell’amore per la Samp che lo mette nei guai con dei poco raccomandabili hooligan londinesi. La sua Roma, il culto di Toninho Cerezo e di Falcao. Il Napoli con Vincenzo Salemme e anche la Formula 1, perché come diceva Guido “il Dogui” Nicheli: “Alboreto is nothing”. Se n’è andato a 67 anni Carlo Vanzina. Dopo aver raccontato la vita degli italiani. Con un’aria nostalgica. Trovando sempre il lato comico delle cose. Spassoso. Le vacanze e le loro storie. E il calcio, che - volenti o nolenti - fa parte della vita di questo Paese. Una passione, un culto. Forse qualcosa di ancora più grande. Carlo Vanzina non c’è più, ma i suoi film vivranno per sempre, merito del miracolo del cinema. Qualcosa come 60 pellicole in 40 anni di carriera. Dal primo grande successo con Sapore di mare del 1983 all’ultimo film del 2017, Caccia al tesoro. Con un dream team di maestri come Mario Monicelli, il padre Steno, Totò a Tognazzi, Carlo ha messo in scena l’Italia, sul grande schermo, con versatilità e passione. Lui che voleva fare il critico cinematografico ma è diventato regista. Spaziando nei generi e tornando spesso lì, sul pallone. Legato col fratello Enrico, sceneggiatore e produttore, come da un’amore profondo per il calcio e per la Roma, la sua altra grande passione insieme al cinema.

Profezie Eccezzziunali

Il primo grande successo di Carlo Vanzina fu Sapore di mare, nel 1983, il film che lo consacrò nella commedia all’italiana, riscoprendone anche il passato. Solo un anno prima era infatti uscito nella sale Eccezzziunale… veramente. Anno di grazia 1982, per l’universo del calcio italiano col trionfo nel Mondiale di Spagna e anche per quello del cinema applicato al pallone. Un film di culto, in scena gli archetipi del tifoso nostrano. Tirzan, al secolo Felice La Pezza, pugliese e tifosissimo della Juve che cavalca l’Italia e l’Europa sul suo camion. Franco, milanese benestante di una città tutta nerazzurra. Donato, emigrato dal meridione e finto milanese con pesante accento del Sud che diventa capo ultrà rossonero col soprannome di “Ras della fossa”. Tre storie. Una passione comune. Il calcio in tutte le sue sfaccettature. Tra gag e un paio di profezie. Come quando con ventiquattro anni di anticipo Carlo Vanzina prevede la retrocessione in Serie B della Juventus. Allo stesso modo in cui, nel sequel del 2006, il milanista Donato decide di farsi beffe dei cugini nerazzurri: “L’Inter che vince quattro scudetti consecutivi? Impossibile!”. Vero, con Mancini e Mou ne vinceranno addirittura cinque.

Maldini, Carrarese-Pro Patria e l’avvocato Gnello

Un capolavoro di comicità. Che risveglia gli italiani portando in scena il mondo del pallone. E nel 2006 il capolavoro è firmato dai sei ben noti giocatori del Milan. Dida, Costacurta, Ambrosini, Shevchenko, Gattuso e Paolo Maldini. Loro, quelli veri. A inizio film il milanista Donato è immerso in un sogno bellissimo, da nuovo presidente e allenatore rossonero sta catechizzando i suoi idoli. Una scena tutta da ridere. Dal brasiliano Dida messo in attacco perché “non sono mica scemo a sprecare un brasiliano in porta”, all’ucraino Sheva (“grande tradizione di portieri”) scelto invece tra i pali. Da un Gattuso “mollo e senza grinta” a Costacurta che diventa “Pastacurta”, fino a Paolo Maldini, un nome “mai sentito prima” dal Donato milanista. Una caricatura tutta da ridere. Come d’altronde le quasi due ore del primo storico capitolo. Dal mito della schedina giocata dagli italiani sulle partite della domenica (“Carrarese-Pro Patria?”). Fino all’incontro dello “zebrone” Tirzan con Gianni Agnelli, da lui ribattezzato “Gnello”, in cui richiede per la sua Juventus nientemeno che l’acquisto di Maradona.

Batigol e quell’Arsenal-Sampdoria

Due film “eccezzziunali”, come potrebbe dire Diego Abatantuono. Che riescono però anche a fondersi e confondersi con gli altri film non “calciocentrici”, in cui le battute sul pallone non mancano mai. Con A spasso nel tempo del 1996 Vanzina rivista il genere fantascientifico del viaggio nel tempo in chiave comica. Età della pietra, il Settecento, la Seconda guerra mondiale, gli anni Sessanta e i Beatles. Ma anche il Rinascimento e Lorenzo il Magnifico, dove pare siano proprio i due inattesi viaggiatori temporali Boldi e De Sica a inventare il gioco del calcio, fondare la Fiorentina e consigliare  addirittura l’acquisto di tale Batistuta: “Fortissimo, come minimo ti diventa capocannoniere”. Come sarà, nel 1995, nello stesso anno in cui Paolo Villaggio regala la solita perla di recitazione in Io no spik English. Lui, tifoso della Samp infiltrato ad Highbury per la semifinale di Coppa delle Coppe contro l’Arsenal, che non tratterrà l’urlo di fronte agli hooligan al gol dei suoi idoli blu cerchiati.

Toninho Cerezo e la partita Roma-Juve

Altro grande classico indelebile rimarrà la patita della Valle della Morte, quel Juve-Roma giocato tra due gruppi di ragazzi in Vacanze in America, film del 1984. “Don Buro” porta a spasso per gli Usa gli studenti della scuola cattolica San Crispino. Nella Death Valley l’incontro coi alcuni tifosi della Juve (“gianduiotti”), accende la rivalità sportiva. “Don Buro”, alias Chrsitan De Sica, fa da arbitro (“Tanto sono della Lazio, vi odio tutti e due”), in una partita finita pari, 2-2, grazie anche un gol di Amendola “alla Pruzzo”. Passione Roma, vera, quella di Carlo Vanzina. Come in Vacanze di Natale col dilemma di capodanno di un giovane tifoso giallorosso. I pensieri stanno tutti lì: romanticismo, baci, frasi dolci? No, “Dì un po’, secondo te dove lo festeggia il capodanno Toninho Cerezo? Secondo me dorme, perché è un professionista”. Passando per le altre storiche citazioni di quel film: “Quando mi vieni a trovare a Genova” - chiede la fidanzata. Dipende dal calendario e da Samp-Roma, risponde lui. Più quella ragazza bellissima “da 9 in pagella”. “Sbagliato, 9 in pagella si da solo a Falcao”. “Errore tuo” - corregge Amendola: “Io a Falcao gli do 10”.

Albereto is nothing

E ancora, tantissimi altri film. Due protagonisti assoluti: gli italiani e il pallone. In Un’estate al mare nel 2009 Vanzina rievoca anche nel titolo i primi grandi successi dei film vacanzieri degli italiani. Nelle sette storie dell’intreccio anche un Massimo Ceccherini tifosissimo viola che fa saltare il colpo del secolo dal Real Madrid, finendo a letto con la fidanzata del fortissimo portiere soprannominato “Saracinesca”. Un Enzo Salvi che si finge amico di Francesco Totti per fare colpo sul figlio. Più un esilarante siparietto Massimo Ghini-Vincenzo Salemme in Non si Ruba A Casa Dei Ladri del 2012. Roma-Napoli seguita alla radio. Salemme, in incognito, non vuole far trapelare il suo tifo napoletano, salvo poi esplodere alla notizia del gol annullato a Florenzi: “Sì! Sì! Sono tifoso! Sono cresciuto in Curva B! Sono malato!”. Fino alla deviazione dal tema calcistico. Se Sapore di mare nel 1983 aveva lanciato la carriera di Vanzina, è col seguente Vacanze di Natale che afferma il suo successo. Altro film di culto dove viene chiamato in causa Michele Alboreto, quattro anni in Ferrari. La voce è quella inconfondibile delle yuppie Guido Nicheli, alias Donatone Braghetti: “lvana, fai ballare l’occhio su tic: via della Spiga, hotel Cristallo di Cortina 2 ore 54 minuti e 27 secondi: Alboreto is nothing”. Calcio e sport. Carlo Vanzina e i suoi film ci mancheranno tremendamente. Ma potremo rivederli ogni volta che vogliamo.