I gesti tecnici più famosi del calcio e i giocatori che li hanno inventati
Quasi cinquant'anni fa Antonin Panenka inventava il rigore a cucchiaio, ma chi sono i "papà" degli altri gesti iconici? Maradona non è stato il primo a fare una rabona. E siete in errore se credete che il doppio passo sia stato battezzato da Ronaldo, o magari che la rovesciata sia figlia di Pelè… Se vi siete chiesti almeno una volta di chi sia la paternità dei gesti tecnici più celebri, oggi è il giorno giusto per scoprirlo
- L’associazione di pensiero è abbastanza immediata: cucchiaio-Totti. Perché l’ex capitano della Roma ne è stato il miglior interprete mondiale… Ed Europeo, vista quella storica prodezza nel 2000 contro l'Olanda in semifinale. Ma non ne è il “padre”.
- La paternità è del centrocampista ceco Antonin Panenka, che lo ideò per vincere una birra. Tutto frutto di una scommessa con l’amico portiere Hruska, che al termine dell’allenamento lo sfidava a segnargli su rigore. E lui trovò quella nuova via per beffarlo e scolarsi una pinta. Il colpo di genio nacque nella finale degli Europei del 1976. Il 20 giugno di 48 anni esatti fa.
- Il calcio ce ne ha regalate di famosissime e di bellissime. Chissà perché poi, quando la visualizziamo, ce ne viene in mente una che in realtà… non esiste. Quella perfetta con Pelè magicamente coordinato in volo, infatti, fu realizzata – al primo colpo, si racconta – per le riprese del film “Fuga per la vittoria”
- Ma chi è il vero “padre” della rovesciata? Si chiamava Ramon Unzaga, ed era il gennaio del 1914 quando lasciò a bocca aperta gli spettatori eseguendola per la prima volta. Capitano del Cile, in Sudamerica quel modo di colpire la palla fu chiamato “cilena”
- Tranne che in Perù, dove ne rivendicano la paternità dicendo che venne eseguita per la prima volta da un ragazzo che lavorava al porto di Callao, a fine Ottocento. Lì la chiamano "chalaca", in onore agli abitanti del luogo dove fu ammirata per la prima volta
- È il gol segnato direttamente dalla bandierina del corner, e in Italia (ma non solo) lo specialista fu Massimo Palanca. “Capocannoniere” con 13 gol segnati da calcio d'angolo, ma non il “papà”
- La paternità è infatti incerta. Si narra che a segnare il primo fu Cesareo Onzari, il 2 ottobre 1924, nel corso di una partita tra la sua Argentina e l’Uruguay. E dato che gli uruguagi erano i campioni olimpici in carica (freschi vincitori a Parigi 1924), il gol fu chiamato “olimpico”
- Ma altre fonti assicurano che, un mese prima di lui, ci fosse già riuscito tale Bill Alston in una partita di seconda divisione scozzese. Sfortunatamente per lui, meno seguita di un Argentina-Uruguay…
- Ancora “Fuga per la vittoria” a confondere i ricordi. Nell’epica scena in cui ogni giocatore della squadra degli Alleati si esibisce in un “trick” più da cinema che da partita vera, è Ardiles a sfoderarla: si tratta di un “sombrero” all’avversario eseguito alzandosi la palla con il tacco e facendosi scavalcare dalla parabola, riproposto anche da Neymar in qualche occasione
- Sì, ma il papà? L’inventore fu il nostro Vito Chimenti, attaccante che negli Anni Settanta e Ottanta divenne una leggenda anche grazie a quel colpo: per tutti, il “bomber della bicicletta”
- Invenzione di Rodrigo Taddei, che quando giocava nella Roma lo provava in allenamento, ma non si era mai azzardato a farlo in partita. Lo sfidò quello che all’epoca era l’allenatore in seconda dei giallorossi, Aurelio Andreazzoli, vice di Spalletti. Il brasiliano accettò la scommessa e il 18 ottobre 2006, in una partita di Champions contro l’Olympiacos, lascia tutti a bocca aperta. “Ma che roba è quella?”, gli chiedono. “L’Aurelio”, risponde lui
- Pensi a Zidane e lo vedi subito danzare elegantemente sul pallone, in quella sua giocata tipica che porta lo stesso nome della moglie, Veronique. Nessuna dedica, però, in questo caso. La “veronica”, in Spagna, è quella finta fatta dal torero con la muleta (il “mantello” di stoffa rossa), con cui evita il toro. Il papà non è Zidane, ma nemmeno Maradona, altro esperto in materia…
- Il primo a mostrarla in Europa fu José Farías, fantasista argentino, che però molto onestamente svelò: “Fin da piccolo ho cercato di copiare i più grandi campioni. La qualità principale di noi sudamericani è l’immaginazione, tutti quelli che giocano con una palla hanno spirito creativo. Prendete per esempio il mio famoso colpo, la roulette come la chiamate voi francesi: l’ho vista fare a uno sconosciuto su un campo sterrato…”
- Brera lo chiamava “scambietto”, per gli spagnoli è la "pedalada", in inglese “scissors”. Per tutti è la classica finta di Ronaldo il Fenomeno. Ebbene sì, come lo faceva lui probabilmente non lo faceva nessuno (anche se Ronaldinho, Figo e Cristiano Ronaldo ne sono stati ottimi interpreti), ma quel colpo non era farina del suo sacco
- In Italia diciamo che il padre sia Amedeo Biavati (campione del mondo con l’Italia nel 1938), altri fanno risalire l’origine di quella finta a Law Adam, olandese che giocò nello stesso periodo di Biavati. Altri ancora indicano l’argentino Pedro Calomino, negli Anni Venti. Mai come in questo caso, “pater incertus”
- Diego ce ne ha mostrate di fantastiche. Ma non la prima in assoluto. Il “papà” della rabona è Giovanni Roccotelli, che la esibì per la prima volta con la maglia del Cagliari, crossando così per Virdis nel 1976, e che di rabona fece anche 2 gol in carriera
- “La facevo già da bambino, giocavo per strada con mio fratello Vittorio e per dribblarlo mettevo il piede sinistro vicino al pallone a fare d’appoggio e con un movimento rapido portavo il destro dall’altra parte calciando di collo pieno. Io la chiamavo incrociata”
- Così sua che ormai anche lui viene identificato con quel nome. Quaresma, per tutti “Trivela”, inventò quel colpo con l’esterno del piede da piccolo, e non se ne separò mai più: “A 7-8 anni avevo i piedi storti verso l’interno e mi veniva da toccare il pallone così: sempre d’esterno e sempre con il destro, perché il piede sinistro per me può restare anche a casa. L’allenatore non ne poteva più e un giorno mi fa: ‘Se calci un’altra volta in quel modo, ti mando fuori'. Un’azione dopo ero già nello spogliatoio”
- Celebri quelli di Ibrahimovic, per segnare o passare palloni in apparenza irraggiungibili; Giroud ci fece addirittura il gol dell’anno, così. Ma se dovessimo assegnarne la paternità, lo faremmo cullare all’unico che ebbe il coraggio di usarlo per parare: quel matto di Higuita
- Due tocchi rapidi con l'interno, destro-sinistro o sinistro-destro, per prendere velocità e lasciare sul posto gli avversari. Nel traffico del centrocampo, Iniesta ne ha abusato al punto da farne il proprio marchio di fabbrica. Ma i campi della Liga l’avevano già vista, proposta dal danese Michael Laudrup. Tanto che, prima del tiqui-taca, era nota come “Laudrup move”
- Sempre Laudrup fu anche uno dei primi a mostrare i famosi “no look”, passaggi effettuati ruotando la testa dalla parte opposta per ingannare l’avversario, diventati poi “firma” di Ronaldinho e marchio di fabbrica dei rigori di Firmino