
Paolo Rossi, dalla Juve all'Italia del Mundial '82: la sua carriera in 20 scatti. FOTO
Due anni fa - il 9 dicembre 2020 - ci lasciava Paolo Rossi. Ripercorriamo la sua carriera in 20 scatti fotografici. Nel 1972, a 16 anni, il passaggio alla Juventus, con cui in seguito vincerà tutto. Nel mezzo l'exploit con il Vicenza di Farina, la squalifica e soprattutto l'estate Mundial del 1982, protagonista assoluto del trionfo azzurro in Spagna con la "20", un numero nel destino di Pablito. A New York un evento per ricordarlo al consolato italiano: presente la moglie ed ex compagni della Nazionale

Dopo Maradona, il 2020 si era portato via anche Paolo Rossi, che proprio con la maglia numero 20 aveva trascinato l'Italia sul tetto del mondo al Santiago Bernabeu l'11 luglio del 1982.

20 - Un numero nel destino di Pablito, che ha realizzato 20 reti in Nazionale in 48 presenze e detiene, con Roberto Baggio e Christian Vieri, il record di gol segnati da un calciatore italiano ai Mondiali (9), vincendo il 20° scudetto della Juventus nell'estate del Mundial. Il primo giocatore (eguagliato dal solo Ronaldo) ad aver vinto nello stesso anno Coppa del mondo, titolo di capocannoniere e Pallone d'oro.

L'ARRIVO ALLA JUVE - Nato a Prato il 23 settembre del 1956, era cresciuto calcisticamente come ala in alcune squadre della sua città (Santa Lucia, Ambrosiana e Cattolica Virtus), quando nel 1972 arriva la Juventus. Aveva 16 anni. "Non è stato facile, i miei erano contrari. Scottati dall'esperienza di mio fratello, anche lui in bianconero e rispedito a casa dopo appena un anno. Mio padre consigliò al Cattolica di sparare una cifra alta per dissuadere i dirigenti juventini, ma non ci fu verso: per quattordici milioni e mezzo faccio la valigia".

L'ESORDIO - A Torino, però, il suo percorso nelle varie selezioni giovanili viene interrotto da una serie impressionante di infortuni. Il 1º maggio 1974 - non ancora diciottenne - esordisce finalmente in prima squadra, contro il Cesena in Coppa Italia: giocò per la prima volta con Dino Zoff, Claudio Gentile e Franco Causio, con cui poi si sarebbe laureato campione del mondo.

VICENZA - Nel 1975 viene mandato in prestito al Como, l'anno successivo la svolta della sua carriera: girato dalla Juve in Serie B al Lanerossi Vicenza del presidente Giussy Farina. E dell'allenatore Giovan Battista Fabbri, che lo "trasforma" in centravanti. Trascina i veneti alla promozione con 24 gol e ne segna altrettanti in Serie A (capocannoniere entrambi gli anni) che valgono il secondo posto alle spalle della Juventus e la convocazione del ct Enzo Bearzot ai Mondiali argentini.

ARGENTINA '78 - Rossi debuttò in Nazionale il 21 dicembre del 1977, ventunenne in un'amichevole con il Belgio disputata a Liegi, vinta 1-0 dagli azzurri. Ai Mondiali segnò sia nella gara d'esordio contro la Francia che all'Ungheria, e regalò l'assist a Bettega contro l'Argentina. Ancora una rete all'Austria nella seconda fase, alla fine quarto con gli Azzurri dopo aver perso la finalina contro il Brasile...

COME LA GIOCONDA - Nell'estate 1978 Rossi fu al centro di un clamoroso affare di mercato tra il Vicenza e la Juve, che non trovarono l'accordo per la risoluzione della comproprietà e andarono alle buste. L'offerta più alta fu quella di Farina che per metà cartellino offrì al presidente Boniperti 2 miliardi e 612 milioni, prezzo scandaloso per l'epoca. "Mi vergogno - ammise il patron dei biancorossi - ma non potevo farne a meno: per vent'anni il Vicenza ha vissuto degli avanzi. E poi lo sport è come l'arte, e Paolo è la Gioconda del nostro calcio".

PERUGIA E IL PRIMO SPONSOR IN A - Nel 1978-1979 i suoi 15 gol non bastarono a salvare il Vicenza dalla retrocessione. Così Rossi passa al Perugia, club in ascesa, con la formula del prestito biennale (500 milioni a stagione), una sorta di spartiacque nel calcio: per finanziare l'operazione, la società umbra realizzò infatti la prima sponsorizzazione di maglia. Per la prima volta una divisa da gioco era "griffata" da un marchio commerciale. Rossi segna 13 gol in 28 gare (terzo nella classifica marcatori), ma viene coinvolto con il club nello scandalo del Totonero.

LA SQUALIFICA - Accusato di aver truccato la partita Avellino-Perugia (nella quale firmò una doppietta), Rossi venne squalificato dalla CAF per due anni, perdendo anche la possibilità di partecipare con la Nazionale all'imminente campionato d'Europa 1980 in Italia. "Non sapevo nulla delle scommesse - dirà Rossi - pensavo al classico pareggio accettato da due squadre che non vogliono farsi male. Seguii il processo come qualcosa di irreale, come se ci fosse un altro al posto mio. Capii che era tutto vero quando tornai a casa e vidi le facce dei miei".

A RIVEDER LE STELLE - Dopo due anni infernali, arrivò di nuovo la chiamata della Juve. Rossi ricordò così la fiducia del presidente Boniperti: "Verrai con noi in ritiro, ti allenerai con gli altri, anzi più degli altri". Mi sono sentito di nuovo calciatore. La lettera di convocazione adesso farebbe ridere. Diceva di presentarsi con i capelli corti, cosa mangiare e bere. Quando arrivai mi disse: "Paolo, se ti sposi è meglio, così sei più tranquillo". Mi sono sposato a settembre. L'avrei fatto lo stesso, diciamo che sono stato un po' spinto...".

CAFFELLATTE MUNDIAL - La pena terminò nell'aprile 1982 e Rossi fece in tempo a giocare tre partite, con un gol all'Udinese, conquistando il 20° scudetto. Convocato da Bearzot, ma parte male. "Ero un fantasma. Ma la fiducia dei compagni e del ct mi hanno dato una carica eccezionale. I ragazzi scherzavano sul fatto che mi reggessi a stento in piedi. Per lo stress ero dimagrito 5 chili. E ricordo che il cuoco tutte le sere mi portava in camera un bicchiere di latte e una brioche. Finita ogni gara Bearzot mi diceva: “Stai tranquillo, ora preparati per la prossima".

LA TRIPLETTA AL BRASILE - L'Italia vince contro l'Argentina, ma Rossi resta ancora a secco. La "cura" di caffellatte sortisce gli effetti sperati nel match più importante, contro il Brasile, decisivo per andare in semifinale: la tripletta di Rossi entra nella leggenda. "Il primo gol lo ricordo come il più bello della mia vita. Non ho avuto il tempo di pensare a nulla: ho sentito come un senso di liberazione. È incredibile come un episodio possa cambiarti radicalmente: niente più blocchi mentali e fisici. Dopo quel gol, tutto è arrivato con naturalezza".

CHI HA QUELLA MAGLIA? - La maglia epica dell'hattrick è custodita gelosamente dal difensore brasiliano Alcides Fonseca Júnior, che non scese mai in campo con la nazionale di Telê Santana ma è tornato a casa... con il cimelio più ambito. "Ero andato nello spogliatoio degli italiani per scambiare la maglia con qualcuno degli avversari - racconta - e in mezzo a quella festa.. non mi ero nemmeno accorto che mi avevano lanciato proprio quella di Rossi. Mi hanno offerto cifre folli in questi anni, ma per me un oggetto sacro".

PERCHÉ IL 20 - Per alcuni era considerata il "doppio 10", nel caso in cui la maglia più prestigiosa fosse già stata assegnata (in Spagna era sulle spalle di Giancarlo Antognoni). In realtà finì a Rossi per una questione di ordine alfabetico...
L'OMAGGIO DEL RE - Nel 2004 Rossi è stato inserito nel FIFA 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelé in occasione del centenario della federazione. "Tutti pensano che io provi rabbia nei tuoi confronti perché hai segnato tre gol al Brasile nel 1982 - le parole di Pelè in un estratto del docufilm "A Champion is a Dreamer Who Never Gives Up" - ma non è così: io amo il calcio e tu sei uno dei grandi che ha reso il calcio così importante".

"BASTA SPINGERE" - Dopo il Brasile, altri due gol al Brasile. Il secondo è (quasi) tutto merito di Bruno Conti, ribattezzato "Marazico". Rossi dirà sempre: "Su quella palla c'era scritto "basta spingere".

CAMPIONI DEL MONDO - L'11 luglio 1982 realizzò - davanti al presidente della Repubblica, Sandro Pertini - la prima rete della finale vinta 3-1 contro la Germania Ovest. "Eravamo campioni del mondo. Feci solo mezzo giro di campo coi compagni: ero distrutto. Mi sedetti su un tabellone a guardare la folla entusiasta e mi emozionai. Ma dentro sentivo un fondo di amarezza. Pensavo: "Fermate il tempo, non può essere già finita, non vivrò più certi momenti". E capii che la felicità, quella vera, dura solo attimi".

UN RAGAZZO COME ME - Antonello Venditti citò un "Paolo Rossi" nella canzone Giulio Cesare: "Era l'anno dei Mondiali, quelli del '66, Paolo Rossi era un ragazzo come noi". Un nome associato generalmente all'attaccante italiano, ma il cantante romano precisò successivamente che si trattava di uno studente antifascista: "Non è l'eroe del Mundial di Spagna come in molti pensano ed hanno pensato. Io ricordavo uno studente morto negli scontri con la polizia a Roma nel 1966. 'Un ragazzo come me', appunto".

IMPERATORE D'EUROPA - Nell'annata successiva al Mondiale, il Pallone d'Oro Pablito contribuì con 13 gol a Scudetto e Coppa delle Coppe. Nella stagione 1984-1985 arrivarono la Supercoppa UEFA e la Coppa dei Campioni, entrambe contro gli inglesi del Liverpool. Rossi era in campo all'Heysel nel giorno della tragedia. "Io ero lì, ma non conoscevo la portata di quel dramma umano. Chiedo scusa se abbiamo festeggiato, ma non sapevo. Nessuno di noi sapeva, né immaginava. Il mio pensiero non può che andare alle vittime, e alle loro famiglie".

L'ULTIMO PABLITO - Nel 1985 l'addio alla Juventus e la nuova avventura al Milan, con cui realizzerà due reti nel derby pareggiato 2-2. "Se l'Inter avesse avuto le maglie gialle come quelle del Brasile forse avrei fatto tre gol. Ma va bene così...". Quindi il Verona, contribuendo alla qualificazione in Coppa Uefa dei gialloblù. L'ultima partita in Nazionale nell'amichevole con la Cina, l'11 maggio del 1986 a Napoli, verso i Mondiali in Messico. Quelli di Maradona, per una coppia che resterà immortale nel cuore di tutti.