A causa del terremoto che ha colpito il Messico, il leggendario stadio Azteca ha subito ingenti danni, spaccandosi in due. Un colpo per il mondo del calcio che, lì, ha scritto pagine memorabili
La leggenda e la natura, due entità astratte e lontane, ma ieri così vicine. Ad unirle un tremendo terremoto, una scossa di magnitudo 7.1 con epicentro nello stato di Puebla, in Messico, che ha ucciso un numero imprecisato di persone. Urla di dolore, lacrime miste a polvere e palazzi ridotti in macerie. E’ questo lo scenario che appare oggi al mondo, scosso per l’ennesima tragedia. A farne le spese (e qui torna la leggenda di cui sopra) anche lo stadio Azteca di Città del Messico, spaccatosi letteralmente in due durante il violento terremoto. Ad evitare un disastro di proporzioni ben maggiori ci ha pensato il giunco che tiene uniti i pezzi portanti della struttura che, senza quel ‘collante’ avrebbero certamente ceduto. Un colpo al cuore non solo per i messicani, ma anche per l’intero mondo del calcio che, in quello stadio, ha visto scrivere pagine di storia che mai potranno sbiadire.
Italia-Germania 4-3 e la Mano de Dios
Due Mondiali, due imprese leggendarie una diversa dall’altra, due fotogrammi che difficilmente si potranno dimenticare. Lo stadio Azteca nel 1970 diventa il tempio azzurro, il palcoscenico in cui l’Italia stende 4-3 la Germania in una semifinale definita poi come la 'partita del secolo'. Un match da cuore in gola, un momento indelebile per la nostra storia, bagnata poi in finale dalle lacrime versate sullo stesso prato per la sconfitta con il Brasile di Pelè. Sedici anni dopo, ci pensa Maradona a scrivere una storia diversa ma al tempo stesso incancellabile. Il teatro? Sempre quello, sempre l’Azteca, che assiste alla… leggendaria ‘Mano de Dios, apparsa in un Argentina-Inghilterra decisa dalla furbata e dal gol del secolo del genio sudamericano. Tribune che trasudano leggenda, un prato che ha cullato il mito: l’Azteca è questo ma anche altro, è uno stadio che ha scritto la storia e che, adesso, rischia davvero di scomparire.