Fiorentina–Juve, la supersfida che sa già di scudetto
CalcioSotto i riflettori del “Franchi” l’atteso confronto della prima giornata. Dalle origini della rivalità fino al ritorno in Champions League: ecco un nuovo capitolo della storia che oppone i viola ai bianconeri. Mutu e Trezeguet i grandi assenti
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Toh, chi si rivede - Fiorentina–Juventus è come uno dei più tradizionali piatti della cucina italiana nel menù dell’altrettanto tradizionale pranzo della domenica. Lo aspetti con impazienza perché chi ti ha invitato ne parla da settimane; lo aspetti con ansia perché sa di festa e poi perché dentro c’è un po' di tutto. Fiorentina-Juventus è proprio così, e anche se arriva all’ora di cena non perde il suo sapore. Gli ingredienti del resto ci sono tutti: l’antica rivalità tra le tifoserie, lo scambio di giocatori che hanno fatto la storia del calcio nostrano, una fase burrascosa della propria esistenza culminata in cocenti retrocessioni, il ritorno nell’Europa dei giganti attraverso i preliminari di Champions League e l’avvento di due allenatori, il viola Prandelli e il bianconero Ranieri, con più di un punto in comune, come la necessità di dover fare a meno in questo primo round di pedine importanti come Mutu e Trezeguet.
''Siete brutti come la Multipla'' – Firenze, culla della cultura del Bel Paese. Firenze, culla del credo anti-juventino. Già, perché chi la vita la vede solo a tinte viola non ama la Vecchia Signora del calcio. Un’insofferenza targata 1982, quando la Juve diventa campione d’Italia per la ventesima volta in un torneo deciso all’ultima giornata. Un rigore trasformato da Liam Brady basta ai bianconeri per vincere a Catanzaro. Un gol annullato a Ciccio Graziani contro il Cagliari manda su tutte le furie il popolo viola che grida al complotto. Nasce così la frattura. Una rivalità scandita a colpi di battute e striscioni, spesso ironici, talvolta di cattivo gusto. Maggio 1985, la Juve vince la Coppa dei Campioni all'Heysel, nella finale contro il Liverpool insanguinata da 39 morti. Sgomento in Italia e nell’ambiente juventino, che non ha la forza per celebrare il trionfo. La curva "Fiesole" di Firenze, la domenica successiva, scrive uno striscione scandaloso: "Heysel: 39 gobbi in meno". Fattacci, come gli episodi di violenza che in alcune circostanze hanno sgretolato l’evento sportivo. Ma Fiorentina-Juventus è anche la sfida fatta a colpi di freddure. “Siete brutti come la Multipla”, recitava uno striscione della curva viola (esposto anche dai sostenitori del Toro) con riferimento ad una vettura di casa FIAT dall’estetica non proprio accattivante. Inutile aspettarsi una risposta da parte dei tifosi della Juve stavolta: è infatti in vigore il divieto di ingresso allo stadio per striscioni e stendardi con simboli dei gruppi ultras.
Incroci di mercato – Ma la rivalità ha un limite. Un confine chiamato calciomercato, dove le carte si mescolano e le diffidenze possono essere superate. E così dopo aver giocato ai piedi della Mole, ecco Torricelli, Di Livio, Maresca, Miccoli, Balzaretti e Mutu attraccare sulle sponde dell’Arno. Viaggi di non sola andata, come per Giorgio Chiellini, tornato a Torino e oggi perno della difesa juventina. Ma il trasferimento più clamoroso resta quello di Roberto Baggio. Un vero e proprio moto popolare si scatena nel 1990, quando la traballante società toscana cede quello che di lì a poco sarebbe diventato il Divin Codino.
Mister si nasce – Di questi movimenti di mercato sull’asse Torino-Firenze fa parte anche Cesare Prandelli. Oggi tecnico della Fiorentina e idolo dei tifosi (qualcuno lo vorrebbe sindaco), ieri centrocampista della Juventus (1979-1985). Prandelli, che di nome fa anche Claudio come il collega Ranieri. Allenatori con un compito simile: il primo deve svezzare la Fiorentina e lanciarla tra le big, l’altro deve riportare la Juventus all’antico splendore. Una missione analoga per due signori dalla faccia pulita in un mondo non sempre impeccabile.
Capitomboli – Indimenticabile l’estate del 2006. Dopo i due episodi del Calcioscommesse (il primo nel 1980, il secondo nel 1986), tocca a Calciopoli. A colpi di intercettazioni telefoniche, Juventus, Fiorentina, Milan e Lazio sono accusate di illecito sportivo per aver tentato di aggiustare le designazioni arbitrali in determinati incontri di campionato o di intimidire (o corrompere) gli arbitri assegnati per favorire una squadra a danno dell'altra. La Juve perde due scudetti e finisce in Serie B con 17 punti di penalizzazione; la Fiorentina resta in A e inizia la stagione con -19 punti. Per i bianconeri una grande batosta, ma anche un modo per riabilitasi agli occhi di chi ha sempre dubitato della legittimità dei tanti trofei conquistati. Per i viola, che dopo il fallimento del 2002 ripartirono dalla C2, la forte penalizzazione diventa paradossalmente un sospiro di sollievo. L’attualità parla di un destino che si incrocia ancora una volta: la gara di questa sera arriva dopo la qualificazione in Champions ottenuta attraverso la fase preliminare. Fiorentina e Juventus, così lontane eppure così vicine. Strano davvero il calcio.
Toh, chi si rivede - Fiorentina–Juventus è come uno dei più tradizionali piatti della cucina italiana nel menù dell’altrettanto tradizionale pranzo della domenica. Lo aspetti con impazienza perché chi ti ha invitato ne parla da settimane; lo aspetti con ansia perché sa di festa e poi perché dentro c’è un po' di tutto. Fiorentina-Juventus è proprio così, e anche se arriva all’ora di cena non perde il suo sapore. Gli ingredienti del resto ci sono tutti: l’antica rivalità tra le tifoserie, lo scambio di giocatori che hanno fatto la storia del calcio nostrano, una fase burrascosa della propria esistenza culminata in cocenti retrocessioni, il ritorno nell’Europa dei giganti attraverso i preliminari di Champions League e l’avvento di due allenatori, il viola Prandelli e il bianconero Ranieri, con più di un punto in comune, come la necessità di dover fare a meno in questo primo round di pedine importanti come Mutu e Trezeguet.
''Siete brutti come la Multipla'' – Firenze, culla della cultura del Bel Paese. Firenze, culla del credo anti-juventino. Già, perché chi la vita la vede solo a tinte viola non ama la Vecchia Signora del calcio. Un’insofferenza targata 1982, quando la Juve diventa campione d’Italia per la ventesima volta in un torneo deciso all’ultima giornata. Un rigore trasformato da Liam Brady basta ai bianconeri per vincere a Catanzaro. Un gol annullato a Ciccio Graziani contro il Cagliari manda su tutte le furie il popolo viola che grida al complotto. Nasce così la frattura. Una rivalità scandita a colpi di battute e striscioni, spesso ironici, talvolta di cattivo gusto. Maggio 1985, la Juve vince la Coppa dei Campioni all'Heysel, nella finale contro il Liverpool insanguinata da 39 morti. Sgomento in Italia e nell’ambiente juventino, che non ha la forza per celebrare il trionfo. La curva "Fiesole" di Firenze, la domenica successiva, scrive uno striscione scandaloso: "Heysel: 39 gobbi in meno". Fattacci, come gli episodi di violenza che in alcune circostanze hanno sgretolato l’evento sportivo. Ma Fiorentina-Juventus è anche la sfida fatta a colpi di freddure. “Siete brutti come la Multipla”, recitava uno striscione della curva viola (esposto anche dai sostenitori del Toro) con riferimento ad una vettura di casa FIAT dall’estetica non proprio accattivante. Inutile aspettarsi una risposta da parte dei tifosi della Juve stavolta: è infatti in vigore il divieto di ingresso allo stadio per striscioni e stendardi con simboli dei gruppi ultras.
Incroci di mercato – Ma la rivalità ha un limite. Un confine chiamato calciomercato, dove le carte si mescolano e le diffidenze possono essere superate. E così dopo aver giocato ai piedi della Mole, ecco Torricelli, Di Livio, Maresca, Miccoli, Balzaretti e Mutu attraccare sulle sponde dell’Arno. Viaggi di non sola andata, come per Giorgio Chiellini, tornato a Torino e oggi perno della difesa juventina. Ma il trasferimento più clamoroso resta quello di Roberto Baggio. Un vero e proprio moto popolare si scatena nel 1990, quando la traballante società toscana cede quello che di lì a poco sarebbe diventato il Divin Codino.
Mister si nasce – Di questi movimenti di mercato sull’asse Torino-Firenze fa parte anche Cesare Prandelli. Oggi tecnico della Fiorentina e idolo dei tifosi (qualcuno lo vorrebbe sindaco), ieri centrocampista della Juventus (1979-1985). Prandelli, che di nome fa anche Claudio come il collega Ranieri. Allenatori con un compito simile: il primo deve svezzare la Fiorentina e lanciarla tra le big, l’altro deve riportare la Juventus all’antico splendore. Una missione analoga per due signori dalla faccia pulita in un mondo non sempre impeccabile.
Capitomboli – Indimenticabile l’estate del 2006. Dopo i due episodi del Calcioscommesse (il primo nel 1980, il secondo nel 1986), tocca a Calciopoli. A colpi di intercettazioni telefoniche, Juventus, Fiorentina, Milan e Lazio sono accusate di illecito sportivo per aver tentato di aggiustare le designazioni arbitrali in determinati incontri di campionato o di intimidire (o corrompere) gli arbitri assegnati per favorire una squadra a danno dell'altra. La Juve perde due scudetti e finisce in Serie B con 17 punti di penalizzazione; la Fiorentina resta in A e inizia la stagione con -19 punti. Per i bianconeri una grande batosta, ma anche un modo per riabilitasi agli occhi di chi ha sempre dubitato della legittimità dei tanti trofei conquistati. Per i viola, che dopo il fallimento del 2002 ripartirono dalla C2, la forte penalizzazione diventa paradossalmente un sospiro di sollievo. L’attualità parla di un destino che si incrocia ancora una volta: la gara di questa sera arriva dopo la qualificazione in Champions ottenuta attraverso la fase preliminare. Fiorentina e Juventus, così lontane eppure così vicine. Strano davvero il calcio.