L'ombra di Cosa Nostra si allunga sul Palermo

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Dopo l'arresto dei procuratori sportivi Marcello Trapani e Giovanni Pecoraro, accusati di mafia, emergono i comportamenti minacciosi della criminalità organizzata nei confronti del presidente Zamparini

Le conversazioni registrate fra i procuratori sportivi Marcello Trapani e Giovanni Pecoraro, arrestati stamani perché accusati di mafia, fanno emergere il modo con il quale il presidente del Palermo Calcio, Maurizio Zamparini, voleva "fare fuori" dalla società loro due e il direttore sportivo Rino Foschi, anche se quest'ultimo non risulta coinvolto negli affari dei due. Zamparini, secondo le intercettazioni degli indagati, aveva intenzione di fare pulizia e prendere le distanze da questo ambiente. Pecoraro, infatti, parlando con Trapani, dice che il presidente del Palermo "ha capito tutto e per rifarsi una verginità vuole fare pulizia".

I due indagati parlano di "tenere sotto tiro" Foschi, e da ciò emergono i comportamenti minacciosi di Trapani e Pecoraro nei confronti dell'ex ds rosanero. I particolari emergono dall'inchiesta che ha portato in carcere di due indagati. Nelle conversazioni intercettate si parla anche di "Totuccio" Milano, condannato per mafia, amico di Pecoraro e Trapani, il quale "sta pressando", sta cioè utilizzando i loro stessi metodi con altri dirigenti del Palermo Calcio.

La reazione di Zamparini - "Sia io che tutto il mio staff abbiamo sempre operato con la massima trasparenza: sono contento che da quest'inchiesta della magistratura emerga con chiarezza che la Palermo calcio è una società 'pulita', amministrata da persone per bene". Maurizio Zamparini commenta così gli sviluppi dell'indagine della Guardia di Finanza che ha portato oggi all'arresto dell'avvocato Marcello Trapani e del procuratore di calcio Giovanni Pecoraro, ritenuti vicini ai boss mafiosi Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Questi ultimi sarebbero i mandanti di una serie di intimidazioni nei confronti dei dirigenti della società sportiva, per indurla a sottostare alle richieste di Cosa Nostra. "Al di là di quello che è successo a Rino Foschi (l'ex direttore sportivo del Palermo a cui venne recapitata una testa d'agnello mozzata, ndr) e che mi ha provocato grande dispiacere - spiega Zamparini - non ci sono stati altri tentativi di intimidazione nei confronti della mia persona. Anche perche' mi conoscono e sanno che un minuto dopo sarei andato via da Palermo". Il presidente ricorda che la società già un anno fa, quando erano emersi i primi elementi a carico di Pecoraro, aveva provveduto ad allontanare il procuratore.