TIFO MALATO. Gli ultrà del Frosinone accennano una sorta di passo di marcia con il braccio teso a saluto romano nel settore a loro riservato e i tifosi amaranto rispondono intonando ''Bandiera rossa''. Perché l'estremismo non si ferma mai
Sofia fa scuola - Momenti di schermaglia politica intorno al 20' della ripresa allo stadio Picchi di Livorno tra i tifosi del Frosinone (circa 250) e la curva livornese. Gli ultrà ospiti hanno accennato una sorta di passo di marcia con il braccio teso a saluto romano nel settore a loro riservato e i tifosi amaranto hanno risposto intonando "Bandiera rossa". Gli slogan contrapposti sono proseguiti per alcuni minuti prendendo il sopravvento sul normale tifo calcistico, prima che le sorti del match, abbondantemente compromesso per la squadra ospite, tornassero a essere protagonisti. Non si segnalano incidenti tra le tifoserie, anche perché l'attento servizio d'ordine predisposto dalla questura livornese ha evitato che le opposte fazioni venissero a contatto. I supporter del Frosinone sono entrati con alcuni minuti di ritardo all'interno dello stadio perché la polizia ha minuziosamente controllato i pullman che li hanno trasportati allo stadio.
La violenza formato export - Il sospetto, anzi il terrore è che anziché risolverlo, il problema violenza lo abbiamo esportato. Pessimo caso di imitazione quello andato in scena a Sofia durante Bulgaria-Italia, il vero rischio è minimizzare il pericolo. Il braccio teso per un saluto fascista anacronistico, lo scontro cercato con i tifosi del CSKA, accusati di simpatie comuniste, rappresentano segnali preoccupanti, come preoccupante è la composizione di questo gruppo che si è autodenominato Ultras Italia. Dal nordest al profondo sud rappresentato tutto il tifo estremista, il modo peggiore per garantire sostegno alla nazionale, lontano dai confini italiani. Inutile ora pesare la reazione bulgara (fischi all'Inno di Mameli) e la provocazione italiana (scontro fisico scientificamente cercato). L'unico commento possibile è: vergogna, lo stesso arrivato dalla politica, che ha superato per una volta le divisioni tra maggioranza e opposizione. La figuraccia è stata internazionale, a pagare potrebbero non essere solo i cinque fermati per aver bruciato una bandiera bulgara. Blatter era stato chiaro, appena una settimana fa: contro tutti gli eccessi non bastano più le multe.