Er sor Quaresma, la trivela che ricorda Borghi
CalcioMICHELE FUSCO traccia un paragone: il portoghese fortemente voluto all'Inter da Mourinho ricorda pericolosamente un argentino di cui Berlusconi si invaghì. E che poi scomparve. Questo articolo compare in contemporanea su METRO Italia
di MICHELE FUSCO*
Daje de tacco, daje de punta, daje de trivela. Ho capito, finalmente, a chi assomiglia er sor Quaresma (anche ieri inutile). A tal Claudio Daniel Borghi, argentino, classe ’64, che nel lontano 1987 approdò al Milan per volere sovrano di Silvio Berlusconi, fresco presidente rossonero.
Lo aveva notato in una finale Intercontinentale, il premier, e ne era rimasto folgorato, al punto da proporlo a Righetto Sacchi come terzo straniero rossonero. Solo che Borghi, definito fantasista, la fantasia la interpretava in un modo decisamente irritante: giocava solo col tacco, batteva i corner di tacco, le punizioni di tacco, i rigori di tacco. Eil povero Righetto diventava pazzo. Al punto che mise Berlusconi di fronte al fatidico “o io o lui”.
Alla fine Borghi tornò a casa e arrivò il solidissimo Frankie Rijkaard. Ecco. Come mentalità, Quaresma è il Borghi perfetto, non ha mai la giocata piana, logica, pulita. La sua religione è stupire, ma è capace soltanto di far incazzare i tifosi. E purtroppo per lui, a fianco gli ronza quel fuoriclasse di Ibra che vuole solo stupire, ma che ha sempre la giocata piana, logica, pulita. Con qualche meravigliosa eccezione.
*Editorialista
di METRO ITALIA
Daje de tacco, daje de punta, daje de trivela. Ho capito, finalmente, a chi assomiglia er sor Quaresma (anche ieri inutile). A tal Claudio Daniel Borghi, argentino, classe ’64, che nel lontano 1987 approdò al Milan per volere sovrano di Silvio Berlusconi, fresco presidente rossonero.
Lo aveva notato in una finale Intercontinentale, il premier, e ne era rimasto folgorato, al punto da proporlo a Righetto Sacchi come terzo straniero rossonero. Solo che Borghi, definito fantasista, la fantasia la interpretava in un modo decisamente irritante: giocava solo col tacco, batteva i corner di tacco, le punizioni di tacco, i rigori di tacco. Eil povero Righetto diventava pazzo. Al punto che mise Berlusconi di fronte al fatidico “o io o lui”.
Alla fine Borghi tornò a casa e arrivò il solidissimo Frankie Rijkaard. Ecco. Come mentalità, Quaresma è il Borghi perfetto, non ha mai la giocata piana, logica, pulita. La sua religione è stupire, ma è capace soltanto di far incazzare i tifosi. E purtroppo per lui, a fianco gli ronza quel fuoriclasse di Ibra che vuole solo stupire, ma che ha sempre la giocata piana, logica, pulita. Con qualche meravigliosa eccezione.
*Editorialista
di METRO ITALIA