Il generale Mourinho e il magnanimo Ancelotti

Calcio
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MASSIMO CORCIONE vede le differenze tra i due principali antagonisti del campionato. La disciplina, per il portoghese, non si discute: fuori chi non obbedisce ai diktat tattici. Carletto invece assolve le intemperanze di Dinho. Chi avrà ragione?

di MASSIMO CORCIONE

Uno così come fai a definirlo sergente di ferro? Eppure manda a casa un gigante di un metro e novanta come un ragazzino entrato a scuola dopo il suono della campanella, agli altri manda messaggi diretti, senza perifrasi: qui si fa come dico io, o si resta a guardare. Obbedire conviene a tutti se a comandare è José Mourinho. Chiamatelo pure il generale Mourinho: una questione di rispetto per il censo (l’ingaggio percepito) e per il lignaggio (le vittorie fin qui ottenute). La disciplina non è una mania, ma un’esigenza. Se non rispetti le regole, non rispetti nemmeno gli schemi, frutto delle annotazioni che in una partita gli fanno riempire un quaderno di appunti.

Domenica a Balotelli e Obinna glielo disse senza timor di telecamera, pure il talismano Cruz è finito nel mirino. Per indisciplina tattica vedrà Fiorentina-Inter in tivù, magari in alta definizione per cogliere ogni dettaglio anche nella faccia del proprio allenatore. Con quei capelli alla marine il portoghese ha l’aspetto più duro, se ne sarà accorto Adriano quando non si è visto scontare il ritardo con il quale è arrivato ad Appiano. Avrà influito anche il racconto letto sui giornali della notte trascorsa con Ronaldinho, un tandem che s’era visto prima solo in nazionale e che a Milano sono una coppia da movida.

Mourinho non perdona, a differenza di Ancelotti che al proprio brasiliano chiede di dispensare lampi di classe, essendosi già arreso all’evidenza che gli hanno regalato un campione senza alcuna vocazione alla clausura. In un tranquillo martedì di vigilia s’è materializzata la differenza tra i due allenatori di Inter e Milan, perfetti antagonisti nel duello che caratterizzerà la stagione milanese e forse l’intero campionato.

Diverso anche lo spogliatoio, impenetrabile quello milanista, tradizionalmente pieno di spifferi quello interista. Per ora niente trapela, e questa è la vera novità. Moratti ha promesso che non si intrometterà, che le faccende se le risolvano loro, l’allenatore e i giocatori. Ci pensi Mourinho a mettere ordine, magari vincendo pure quella Coppa alla quale il presidente tiene sopra ogni cosa. In fondo è in Europa che il generale deve vincere la sua guerra.