Dopo l'1-0 al Napoli. Certo, l'entusiasmo è diverso dall'ultima volta perché il 16 maggio del 2004 la squadra di Ancelotti festeggiava lo scudetto numero 17. A San Siro è andato in scena un incantesimo
Fa bene l'arbitro Rocchi a prendere il tempo, serve per calcolare quella che sino a ieri pareva l'eternità e invece è appena, si fa per dire, una parentesi di quattro anni e mezzo. Ore 22 e 22, il Milan torna in testa alla classifica. E in beata solitudine. Certo l'entusiasmo è diverso dall'ultima volta perché il 16 maggio del 2004 la squadra di Ancelotti festeggiava lo scudetto numero diciassette. L'autorete di Denis ha spezzato un sortilegio, il Milan così ha aggiornato in quattro giorni la tabella degli obiettivi centrati: tornare davanti all'Inter non era più abbastanza, d'ora in poi conta essere davanti a tutti, anche a un Napoli che a San Siro ha giocato davvero da capolista.
Quattro anni e mezzo fa, per la festa, il Milan aveva chiamato equilibristi e giocolieri. Non era un giorno come tanti altri quello: scudetto, ma non solo, Baggio dava il suo addio al calcio. Altri tempi: Sheva con 24 gol era il capocannoniere della serie A, Adriano, con 17, il miglior marcatore dell'Inter. Davvero altri tempi.
Pure stavolta il Milan ha messo in campo i suoi giocolieri. Ma forse si è innamorato anche di quelli avversari. Se in questi anni abbiamo imparato a conoscere il patron rossonero, guardando Lavezzi avrà pensato: lo voglio, proprio come aveva fatto per Ronaldinho. Ma da quell'orecchio a Napoli non ci sentono, almeno per ora. Uno così lo aspettavano da 17 anni, non quattro: più o meno un'eternità.