Sheva: ''Ho consigliato a Kakà di restare al Milan''

Calcio
Un abbraccio tra Sheva e Kakà
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Ospite di Vialli e Rossi ad "Attenti a Quei 2" l'ucraino parla del suo momento: "Sto bene fisicamente, mentalmente benissimo. Sono felice ma voglio trovare il gol in campionato". Pochi dubbi su Kakà: "Ha fatto la storia rossonera, deve rimanere"

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Dalla finale Champions di Manchester alla panchina infinita della sua seconda vita milanista. Andriy Shevchenko parla a ruota libera in una lunga intervista ad "Attenti a quei due", ospite di Gianluca Vialli e Paolo Rossi su Sky Sport.

Hai disputato due finali, una vinta ed una persa: che ricordi hai di Manchester?
"E' uno dei ricordi più belli, ho ancora i brividi. Anche Dida ha fatto delle belle cose. Si, è stato fantastico. E' stata una bella partita, fra due squadre che non hanno voluto lasciare un centimetro all'altra, una tipica partita fra squadre italiane che volevano vincere la finale. Lì, mi sono sentito realizzato come calciatore. Una gioia è stata anche quella di essere andato ai mondiali con l'Ucraina, è stato come vincere cinque Palloni d'Oro".

La seconda, quella di Istanbul: come ha fatto Dudek a pararti quel tiro?
"Ancora adesso non riesco a spiegarmi come la palla non sia entrata. Forse un segno del destino. Lui non ha visto nemmeno il tiro, ha alzato la mano ed è riuscito a parare".

Molti hanno parlato della diversità del tuo sguardo nei due rigori da te calciati, quello di Manchester e quello di Istanbul
"Quando vinci tre a zero, hai due o tre occasioni nel secondo tempo, ma poi prendi tre gol in sette minuti… Però, abbiamo ancora creato grandi occasioni. E' destino. Purtroppo è andata così".

Ma è vera la storia del piede storto?

"E' vera. Stavo facendo un esame per entrare in una università e sono stato bocciato. L'anno dopo sono entrato senza esame, perché giocavo in prima squadra nella Dinamo Kiev, perché ero famoso".

L'addio e il ritorno al Milan: qual è stato l'errore più grande?
"Nessun errore. Nella vita tutto non può essere perfetto. Ho pensato al bene della famiglia, non alla mia carriera. Poi è successo quello che è successo, anche con tanti infortuni. Sono cose che fanno parte della vita".

Non era forse meglio dire voglio cambiare per fare una nuova esperienza?

"Nel mio caso è diverso, ho cercato di spiegare che dopo il Milan era difficile pensare di lasciare la squadra, ma ho pensato alla famiglia, ai miei figli. La mia famiglia è rimasta a Londra, era programmata così ed è andata così".

Nel Milan hai vinto tantissimo: quanti campionati?
"Uno, ma sono arrivato tante volte secondo…".

Come stai adesso?
"Sto bene fisicamente, mentalmente benissimo. Sono felice. Ho fatto gol all'Inghilterra, un gol importantissimo anche perché sognavo di segnare a Wembley. Un altro sogno che si è realizzato".

Cosa si prova a non giocare, pur stando bene?
"E' difficile quando inizia la partita e non sei in campo. Ma con l'esperienza riesci a gestire queste cose. Ma quando sono arrivato avevo detto che avrei accettato tutto e mantengo la mia parola".

Si dice che Ivanovic sia stato nel mirino del Milan
"Si parlava un po', ma la trattativa era difficile, perché il Chelsea credeva in questo giocatore".

Perché il calcio inglese è superiore a quello italiano?
"Ho già parlato di questa cosa, penso che il calcio inglese sia un po' diverso, ha più ritmo. Poi, ci sono soldi, investono sui giocatori, che adesso sono in piena forma. Questo è molto importante. Ci sono grandi campioni che hanno da 22 a 30 anni. Il calcio in Inghilterra è bello, ho visto la differenza, soprattutto nella cultura, c'è meno pressione negli stadi, da parte dei tifosi, ma non mediatico. Una persona famosa non vive bene a livello mediatico, ti seguono tanto, ci sono tanti paparazzi, i giornali che fanno dei pettegolezzi".

Mourinho, l'hai avuto al Chelsea: qual è il suo segreto, nessuno ne parla male.
"Penso perché parla chiaramente con un calciatore, dice esattamente le cose come stanno, quello che pensa. Tanti calciatori apprezzano questo. Preferisco non parlare del mio rapporto con lui. Mi diceva come stavano le cose ed ho tanto rispetto per lui, come allenatore e come uomo. Con la stampa inglese ha avuto un rapporto diverso, gli mettevano tanta pressione. Lì, provocano tanto".

E Ancelotti in Inghilterra?
"Lasciamo fuori Carlo. Un allenatore deve imparare la lingua, è fondamentale, anche la cultura inglese, perché è diversa".

Ma se non arrivate tra i primi tre cosa succede?
"E' fondamentale arrivare tra i primi tre, altrimenti è una stagione fallimentare".

Si parla di Kakà al Real Madrid, ma lui preferisce la Premier League.
"Gli ho consigliato di restare al Milan e di finire qui la carriera. E' un giocatore che ha fatto al storia di questo club, ha vinto tanto, vincerà tanto. Deve prendere esempio da qualcuno".

Adebayor. "E' un giocatore importante, forse gli manca un po' di continuità, ma è completo, sa fare tutto, La tua finale? "Penso che comunque il Chelsea andrà in finale, non perché ha battuto il Liverpool. E' una sensazione. La più in difficoltà in questo momento è il Manchester, non possono permettersi di perdere punti in campionato, mentre Liverpool e Arsenal sono più tranquille e possono recuperare giocatori importanti, quello che non può fare il Manchester".

Inzaghi. "Pippo è un grande, con la forza della sua mentalità lui riesce ad aiutarsi, a fare tanti gol, è sempre concentrato". Pato. "E' un grande giocatore, ha un talento incredibile, c'è qualche somiglianza con Ronaldo, che era più potente, ma io non ho mai visto uno più veloce di Pato. Borriello spero recuperi, perché è un ragazzo che si è impegnato tanto, ha fatto benissimo al Genoa. Ronaldinho è un grande giocatore, non ha bisogno dei miei giudizi. Domenica ci ha aiutati moralmente".

Macheda: un altro esempio di un giovane che emerge in un altro paese. "Anche l'Inghilterra ha superato gli italiani nel trovare i talenti. Per uno giovane ci sono tante possibilità in più per giocare, anche nei campionati delle riserve, che è un ottimo campionato. E una grande esperienza per loro. Lui ha dimostrato di essere un talento importante". Messi come Kakà: fanno sempre qualcosa di determinante. "Sono dei pericoli per gli altri, possono inventare qualsiasi cosa".

Chelsea o Barcellona? "Penso che il Chelsea andrà in finale, non lo dico per affetto, ma perché la squadre sta crescendo. Certo, se il Barcellona gioca come adesso, sarà molto difficile, ma non si sa mai".

Il giocatore del Barcellona Rafa Marquez, diffidato, si è fatto ammonire apposta per saltare la partita di ritorno a Monaco ed essere così presente nelle semifinali: è giusto comportarsi così? "Ha fatto una cosa giusta, nel senso che è stato intelligente. Non so se l'avrei fatto anche io, ho preso pochi cartellini gialli. Rossi nemmeno no. Speriamo".

Un augurio. "Per me una piccola cosa: un gol in campionato, almeno un gol". Cosa farai l'anno venturo? "Ho già detto che il mio sogno è chiudere la carriera al Milan, ma non si sa mai. Si vedrà. Il mio sogno e di giocare tanto al calcio, perché mi sento pronto".