Il presidente della Lazio attacca i giallorossi accusandoli di non saper accettare la sconfitta: "C'è bisogno della cultura della sconfitta, che è la cosa più importante nello sport. Non si può vincere sempre"
COMMENTA NEL FORUM DELLA LAZIO
"C'e' bisogno della cultura della sconfitta, che è la cosa più importante nello sport. Quando si è in grado di controllare e accettare la cultura della sconfitta, poi si è pronti anche alla vittoria. Purtroppo non tutti sono in grado di accettare la sconfitta...". Questa volta la citazione la fa in italiano, Claudio Lotito, e la frecciatina è rivolta a Luciano Spalletti e alla Roma.
Il presidente della Lazio ha commentato le scaramucce in campo e le accuse verbali tra il dirigente accompagnatore biancoceleste Igli Tare e il tecnico giallorosso al termine della gara dell'Olimpico. "Non si può vincere sempre, a qualsiasi costo e maniera - dice Lotito a Radio Radio. Le partite si vincono e si perdono, e a volte le cose non vanno come avremmo voluto. Noi non abbiamo avuto un atteggiamento di provocazione. Non mi sono piaciuti questi episodi, in una giornata di lutto nazionale. La Lazio si è data da fare insieme alla Croce Rossa e ai propri tifosi per promulgare i valori della solidarietà, del lutto e del cordoglio. Poi ci sono state delle cadute di stile, con atteggiamenti che potevano essere risparmiati".
E ancora sullo scontro tra Tare e Spalletti: "Non ho visto, ma so come sono andate le cose. Me lo hanno riferito - prosegue il numero uno laziale - Noi non abbiamo solo delle responsabilità nei comportamenti, ma anche in quello che proponiamo all'esterno. In un momento come quello di sabato, non dovevamo sicuramente scadere in certi atteggiamenti, che poi magari sono stati anche di stimolo per alcune persone che poi, come mi hanno detto le Forze dell'ordine, hanno sfruttato il momento per violare la legge. Mi ero preoccupato di questi atteggiamenti esasperati che potessero stimolare comportamenti non in linea con lo spirito sportivo. Mi sarei aspettato da tutti un comportamento più responsabile. Tare ha solo cercato di evitare un atteggiamento diverso da quello sportivo e, conoscendo come si comporta e come gesticola, è forse stato male interpretato. Questo, però, ha comportato una serie di reazioni. Tutto è nato da un fatto molto pratico: le lamentele si fanno nelle sedi opportune e non negli ambienti aperti al pubblico. Questo può creare comportamenti che non rispettano le regole. Ogni club, giocatore, presidente e allenatore deve sostenere la responsabilità di certe azioni. La differenza tra l'uomo e la bestia sta nella la razionalità. Bisogna accettare certe regole, altrimenti ognuno farebbe quello che si sente di fare al momento. Se io come presidente facessi esternazioni di un certo tipo, lo farebbero anche i giocatori. Più si sale di ruolo, più bisogna stare attenti. Se succedono cose inverse, nella catena di trasmissione di verifica l'opposto".
Poi sulla vittoria, meritata e sentita. "Non ho festeggiato, ma sicuramente sono stato contento della prestazione della squadra, con carattere e capacità di riscossa - racconta ancora Lotito - E' una squadra che, quando vuole giocare, si può confrontare alla pari con tutti. Ora lo abbiamo fatto e meritato con la Roma. Io non mi voglio arrogare nessun merito, è tutto frutto della squadra, scesa in campo con la mentalità e l'aggressività giusta, nel rispetto dei valori dello sport. Ripeto, venuti meno in determinati momenti e non per colpa nostra. Siamo partiti subito con la logica di fare un risultato positivo, ottenendo una prestazione eccellente, espressione di una ottima qualità. Tutto contro le critiche arrivate dall'ambiente esterno. Mi è piaciuto il carattere della squadra e la partecipazione. Siamo stati un corpo unico, un collettivo coeso, unito e determinato".
E adesso bisogna dare il massimo nel finale di stagione. "Non mi aspetto nulla, ma voglio che le prossime partite siano sette finali. In più c'è anche la semifinale di ritorno di Coppa Italia (il 22 a Torino contro la Juventus, dopo la vittoria per 2-1 dell'andata, ndr). Dal punto di vista calcistico possiamo confrontarci con tutti, se giochiamo da squadra. Bisogna scendere in campo con il vincolo della solidarietà. Questo è il valore aggiunto di una squadra, che va al di là del singolo".
"C'e' bisogno della cultura della sconfitta, che è la cosa più importante nello sport. Quando si è in grado di controllare e accettare la cultura della sconfitta, poi si è pronti anche alla vittoria. Purtroppo non tutti sono in grado di accettare la sconfitta...". Questa volta la citazione la fa in italiano, Claudio Lotito, e la frecciatina è rivolta a Luciano Spalletti e alla Roma.
Il presidente della Lazio ha commentato le scaramucce in campo e le accuse verbali tra il dirigente accompagnatore biancoceleste Igli Tare e il tecnico giallorosso al termine della gara dell'Olimpico. "Non si può vincere sempre, a qualsiasi costo e maniera - dice Lotito a Radio Radio. Le partite si vincono e si perdono, e a volte le cose non vanno come avremmo voluto. Noi non abbiamo avuto un atteggiamento di provocazione. Non mi sono piaciuti questi episodi, in una giornata di lutto nazionale. La Lazio si è data da fare insieme alla Croce Rossa e ai propri tifosi per promulgare i valori della solidarietà, del lutto e del cordoglio. Poi ci sono state delle cadute di stile, con atteggiamenti che potevano essere risparmiati".
E ancora sullo scontro tra Tare e Spalletti: "Non ho visto, ma so come sono andate le cose. Me lo hanno riferito - prosegue il numero uno laziale - Noi non abbiamo solo delle responsabilità nei comportamenti, ma anche in quello che proponiamo all'esterno. In un momento come quello di sabato, non dovevamo sicuramente scadere in certi atteggiamenti, che poi magari sono stati anche di stimolo per alcune persone che poi, come mi hanno detto le Forze dell'ordine, hanno sfruttato il momento per violare la legge. Mi ero preoccupato di questi atteggiamenti esasperati che potessero stimolare comportamenti non in linea con lo spirito sportivo. Mi sarei aspettato da tutti un comportamento più responsabile. Tare ha solo cercato di evitare un atteggiamento diverso da quello sportivo e, conoscendo come si comporta e come gesticola, è forse stato male interpretato. Questo, però, ha comportato una serie di reazioni. Tutto è nato da un fatto molto pratico: le lamentele si fanno nelle sedi opportune e non negli ambienti aperti al pubblico. Questo può creare comportamenti che non rispettano le regole. Ogni club, giocatore, presidente e allenatore deve sostenere la responsabilità di certe azioni. La differenza tra l'uomo e la bestia sta nella la razionalità. Bisogna accettare certe regole, altrimenti ognuno farebbe quello che si sente di fare al momento. Se io come presidente facessi esternazioni di un certo tipo, lo farebbero anche i giocatori. Più si sale di ruolo, più bisogna stare attenti. Se succedono cose inverse, nella catena di trasmissione di verifica l'opposto".
Poi sulla vittoria, meritata e sentita. "Non ho festeggiato, ma sicuramente sono stato contento della prestazione della squadra, con carattere e capacità di riscossa - racconta ancora Lotito - E' una squadra che, quando vuole giocare, si può confrontare alla pari con tutti. Ora lo abbiamo fatto e meritato con la Roma. Io non mi voglio arrogare nessun merito, è tutto frutto della squadra, scesa in campo con la mentalità e l'aggressività giusta, nel rispetto dei valori dello sport. Ripeto, venuti meno in determinati momenti e non per colpa nostra. Siamo partiti subito con la logica di fare un risultato positivo, ottenendo una prestazione eccellente, espressione di una ottima qualità. Tutto contro le critiche arrivate dall'ambiente esterno. Mi è piaciuto il carattere della squadra e la partecipazione. Siamo stati un corpo unico, un collettivo coeso, unito e determinato".
E adesso bisogna dare il massimo nel finale di stagione. "Non mi aspetto nulla, ma voglio che le prossime partite siano sette finali. In più c'è anche la semifinale di ritorno di Coppa Italia (il 22 a Torino contro la Juventus, dopo la vittoria per 2-1 dell'andata, ndr). Dal punto di vista calcistico possiamo confrontarci con tutti, se giochiamo da squadra. Bisogna scendere in campo con il vincolo della solidarietà. Questo è il valore aggiunto di una squadra, che va al di là del singolo".