Berlusconi: lo scudetto è un sogno, speriamo che si avveri

Calcio
Silvio Berlusconi parla anche e soprattutto di Ancelotti: si decide tutto a fine stagione...
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ESCLUSIVA. Il presidente del consiglio in una lunga telefonata a SKY Sport 24. Tanti gli argomenti affrontati sul presente e il futuro del Milan: "Il modo in cui finirà il campionato potrà incidere sulle decisioni sul futuro di Ancelotti". IL VIDEO

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Lunga telefonata in diretta del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, a SKY Sport 24. E tanti temi affrontati dal patron del Milan. A cominciare dal campionato, ovviamente, con questa frase chiarissima: "Lo scudetto è un sogno, speriamo che si avveri. E’ lecito sperare, è sempre lecito sognare. Anzi, la vita è fatta in gran parte di sogni, sperando che si avverino. Però, già sognare delle cose buone è bello. Quindi, è consigliabile”. Dunque, porte aperte alle possibilità di agguantare l'Inter, secondo il premier. Anche se lui stesso aggiunge: "Ma ci basta arrivare secondi". Poi su Kakà: "Spero proprio che resti con noi". E a Moratti: "Il presidente dell'Inter conta i nostri rigori? Utile esercizio aritmetico che fa bene a tutti".

Il futuro di Ancelotti - E avanti. Se Carlo Ancelotti dovesse lasciare il Milan, Silvio Berlusconi sarebbe orientato a puntare su un tecnico emergente. "Io ripercorrerei la strada di un allenatore nuovo come fu ai tempi di Sacchi o di Capello", dice il patron rossonero ai microfoni di Sky Sport24. "Io e Adriano Galliani non abbiamo parlato una sola volta del  nome di un nuovo allenatore. Credo che l'accordo tra Ancelotti e Galliani sia il seguente: ci sediamo al tavolo a parlare del futuro, comune o diviso, alla fine del campionato", dice Berlusconi.  Ancelotti è legato alla società rossonera da un contratto in scadenza nel 2010. Dall'Inghilterra, però, arrivano voci di un passaggio del tecnico al Chelsea gia' alla fine dell'attuale stagione.

"L'amicizia conta sempre, perché è uno dei più nobili  sentimenti -dice Berlusconi soffermandosi sul rapporto con Ancelotti-. Poi ci saranno altre considerazioni, ma l'amicizia con Carletto si è creata quando lui è diventato giocatore del Milan. Poi è subentrato l'affetto, io voglio molto bene ad Ancelotti e sono sicuro di essere contraccambiato. Poi, sul futuro decideremo in assoluta concordia. Il modo in cui finirà il campionato potrà incidere sulle decisioni sul futuro di Ancelotti".

Il Milan di quest'anno - "Mi piace il Milan che abbiamo oggi. Sarà rinforzata la difesa, per il resto siamo già completi. Dobbiamo sperare che non ci  siano tutti questi infortuni", aggiunge il premier. Il Milan sembra la squadra più in forma in questo momento... "Da amanti dal calcio non avevamo bisogno degli esperti per arrivare a dire che una squadra come questo Milan possa esprimere un gioco che ripaga sempre del biglietto. Con Pato, Kakà, Ronaldinho e Seedorf il biglietto è sempre ripagato", prosegue Berlusconi. "Il bel gioco -afferma- è il marchio di fabbrica del Milan, che deve vincere convincendo. Quest'anno abbiamo avuto un numero elevatissimo di incidenti e infortuni, addirittura in un momento abbiamo avuto 12 giocatori in infermeria. In secondo luogo abbiamo avuto qualche incidente di percorso, qualche distrazione nei minuti  finali e qualche decisione arbitrale".

Ronaldinho e i comunisti -  "Lo scorso anno, durante la campagna elettorale, la gente mi diceva: manda a casa i comunisti, porta a casa Ronaldinho: credo di aver fatto entrambe le cose". In precedenza, sul fantasista brasiliano il premier aveva affermato: "Si deve ricordare di essere stato l'ambizione e il sogno di tutti i tifosi rossoneri, che non vedono l'ora di rivederlo in campo".

Ma Kakà resta o no? - "Spero di sì. L’ho detto allora e continuo a sperare che questo avvenga. Avete visto come ci comportiamo al Milan, non abbiamo l’attitudine ad imporci. Resta chi vuole restare ed è felice di stare con noi. Quando Shevchenko ci sottopose il fatto di andare a giocare in Inghilterra, e tutti sanno che era amatissimo da tutti noi, in particolare dal presidente, fu un desiderio forte, espresso con continuazione, noi non ci sentimmo di dire di no. E’ quello che succede in tutti gli ambiti. Quando un collaboratore del mio gruppo trova un’occasione per uscirne, e magari ricopre una carica importante, per entrare in società con qualcuno e diventare egli stesso imprenditore, non ho mai avuto il cuore di dire di no. Questo è successo, ad esempio, con Cairo, l’attuale presidente del Torno, che occupava una posizione di grande rilievo nel mio gruppo. Ha avuto l’ambizione di fare l’imprenditore e, a malincuore, ho accettato che questo accadesse. La stessa cosa vale nella politica, quando qualcuno lascia la militanza,per dedicarsi a qualcosa d’altro. Questo deve succedere tra le persone che portano stima agli altri e che considerano che gli altri abbiamo degli interessi degni di rispetto”.