Gregucci si presenta: ''Allenare l'Atalanta è un onore''

Calcio
Per Gregucci si tratta del ritorno su una panchina della massima serie, dopo l'esperienza negativa di Lecce nella stagione 2005/06
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L'erede di Del Neri fissa gli obiettivi: "La salvezza, l'innalzamento del patrimonio dei giocatori e la valorizzazione dei giovani". E si rimbocca le maniche: "Sono umile, non sono un allenatore con un talento divino. So che devo lavorare duramente"

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L'Atalanta ha chiuso l'era Luigi Del Neri
e da oggi ha ufficialmente aperto quella di Angelo Gregucci. L'ex tecnico del Vicenza si è presentato con molta umiltà e tanto entusiasmo a questa nuova avventura: "Sono veramente orgoglioso di essere qui a Bergamo" - ha detto in conferenza stampa. "Quanto ai proclami, preferisco farne a meno, saranno i risultati a stabilire se la strada è quella giusta".

Al fianco del neoallenatore nerazzurro, il direttore tecnico Carlo Osti il quale ha spiegato la scelta del quarantacinquenne allenatore di San Giorgio Ionico: "Gregucci è una prima scelta, perché è in linea con la tradizione nerazzurra che è quella di scegliere mister giovani e con idee chiare, con tanta voglia di affermarsi. Abbiamo valutato varie possibilità - ha poi aggiunto - poi la scelta è caduta su di lui, ci convince di più anche rispetto a nomi già affermarti che però rischiano di venire a Bergamo senza le giuste motivazioni".

"Ringrazio la famiglia Ruggeri per l'opportunità che mi ha dato: allenare l'Atalanta è un piacere e un onore" - le parole di Angelo Gregucci, che si è presentato con orgoglio e fiducia nei propri mezzi: "E' una società con  caratteristiche che mi calzano a pennello perché crede nei giovani e li valorizza. Sono pronto a giocarmi le mie possibilità in serie A. Il modulo? Contano più gli uomini dei numeri".

Gregucci parla anche di Del Neri, che a Bergamo ha lasciato il segno, e il nuovo tecnico non intende cancellarlo: "Non stravolgerò il patrimonio tattico che la squadra ha consolidato nei due anni con Del Neri. Gioca a memoria, ha un dna ben preciso e non ho intenzione di cambiare, anche perché ci guadagnerà subito il lavoro sul campo. Naturalmente ho le mie idee, ma la base c'è già. L'importante sarà lavorare con sacrificio e dedizione. Nel calcio non s'inventa nulla e io non ho un modulo che devo per forza adottare. Mi piace la difesa alta con quattro giocatori e negli ultimi sedici metri preferisco marcare a uomo invece che pensare a dove va la palla. Ma non sono dogmi. Il ritiro sarà fondamentale per conoscere le qualità dei giocatori e per pensare a come far risaltare il loro patrimonio tecnico. Questo è l'importante, così come produrre un calcio compatto, in cui vengano sviluppate bene le due fasi. Non è il modulo che determina il successo di una squadra, ma la qualità dei giocatori".

In questo senso l'Atalanta ne ha già persi due di elementi in grado di fare la differenza, Floccari e Cigarini: "Diciamo subito che ho molto fiducia nel mercato che opererà l'Atalanta. Con Osti c'è stata venerdì una prima riunione. Ne parleremo ancora, io darò un orientamento, ma le decisioni finali saranno della società. Doni sarà un giocatore ancora fondamentale. Padoin l'ho già allenato e ho visto che è migliorato molto. Anche Valdes è stato un mio giocatore: dopo aver cambiato diversi ruoli, penso che si sia specializzato nel ruolo di esterno sinistro, ha qualità tecniche e una buona esperienza, può essere l'alternativa più offensiva a Padoin. Sgrigna, Raimondi e Morosini? Sono tutti giocatori del mio Vicenza che stimo e che hanno tenuto un buon rendimento. Morosini e Raimondi li conoscete già, Sgrigna è un centrocampista offensivo tecnicamente ben dotato. Vedremo quali possibilità ci darà il mercato".