Ronaldinho come Bolt? Berlusconi ricorda un altro Dinho...
CalcioForse il presidente del Milan ha ragione. O forse ha in mente il Gaucho che, il 19 novembre 2005, fece impazzire il Real Madrid con due gol da antologia. Applaudito persino dai tifosi merengue. IL VIDEO E LA GALLERY DI MILAN-JUVE
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Forse il presidente ha ragione: il Bolt del Milan si chiama Ronaldinho. Ma forse, il presidente, ha negli occhi ancora QUESTO Ronaldinho. Quello che il 19 novembre 2005 conquistò quasi da solo il Bernabéu: Real Madrid-Barcellona 0-3. Gol di Eto'o e strepitosa doppietta del brasiliano, applaudito da 80 mila tifosi merengue. Sì, merengue. Rapiti dal gol dell'anno, seguìto da un capolavoro fotocopia del primo.
A Silvio Berlusconi i paragoni sportivi sono sempre piaciuti. Ma mentre lo storico "Ravanelli come Di Stéfano" sapeva tanto di boutade, quello fra Bolt e Ronaldinho ha un duplice obiettivo: ribadire l'incondizionata fiducia nelle scelte societarie e responsabilizzare ancora di più la stella che, orfana di Kakà, adesso non ha più scuse. Ronaldinho deve prendere in mano il Milan. E il Milan, per ora di Leonardo, "dovrà" diventare sempre più il Milan di Ronaldinho.
L'investitura presidenziale era arrivata al vernissage di Varese, con l'ormai celebre "giuramento del tavolino". La prima risposta Dinho l'ha data proprio al Berlusconi, inteso come trofeo: niente di straordinario, per carità, ma due tackle che fanno tanto Gattuso; e una serpentina delle sue, conclusa con un tiro (cadendo all'indietro) che ha sfiorato il gol. Niente in confronto al 9"58 di Bolt, ma un primo passo per tener fede al giuramento del tavolino.
Forse il presidente ha ragione: il Bolt del Milan si chiama Ronaldinho. Ma forse, il presidente, ha negli occhi ancora QUESTO Ronaldinho. Quello che il 19 novembre 2005 conquistò quasi da solo il Bernabéu: Real Madrid-Barcellona 0-3. Gol di Eto'o e strepitosa doppietta del brasiliano, applaudito da 80 mila tifosi merengue. Sì, merengue. Rapiti dal gol dell'anno, seguìto da un capolavoro fotocopia del primo.
A Silvio Berlusconi i paragoni sportivi sono sempre piaciuti. Ma mentre lo storico "Ravanelli come Di Stéfano" sapeva tanto di boutade, quello fra Bolt e Ronaldinho ha un duplice obiettivo: ribadire l'incondizionata fiducia nelle scelte societarie e responsabilizzare ancora di più la stella che, orfana di Kakà, adesso non ha più scuse. Ronaldinho deve prendere in mano il Milan. E il Milan, per ora di Leonardo, "dovrà" diventare sempre più il Milan di Ronaldinho.
L'investitura presidenziale era arrivata al vernissage di Varese, con l'ormai celebre "giuramento del tavolino". La prima risposta Dinho l'ha data proprio al Berlusconi, inteso come trofeo: niente di straordinario, per carità, ma due tackle che fanno tanto Gattuso; e una serpentina delle sue, conclusa con un tiro (cadendo all'indietro) che ha sfiorato il gol. Niente in confronto al 9"58 di Bolt, ma un primo passo per tener fede al giuramento del tavolino.