Mourinho & C. Quando l'esultanza tradisce troppa emozione

Calcio
La spettacolare esultanza di Josè Mourinho dopo il gol della vittoria
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Show dell'allenatore dell'Inter dopo il gol della vittoria in extremis contro l'Udinese. Ma non è l'unico: da Capello ad Ancelotti a Mazzone, ecco un campionario di casi celebri. GUARDA LA GALLERY E GLI HIGHLIGHTS GRATIS SU SKY.IT

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Quando il sentimento si veste di esultanza è certo che l'abito faccia il monaco. Sentimenti autentici. Emozioni forti, troppo per restare sedati su un volto impassibile. Josè Mourinho al gol di Snejider è esploso, un cocktail d'emozioni, vero, smascherato in una corsa rabbiosa e sincera. Non è il primo a tradire ciò che il cuore suggerisce. E non è la sua prima volta. Un Josè rock si era già visto anche al Chelsea, in quella Champions League che amplifica delusioni e gioie.

Valli a chiamare uomini dai sentimenti immobili: Ancelotti corse giù per le scale dell'Old trafford per salire quella della felicità, eppure il  gol di Kakà non servì neppur per vincere l'andata di quella semifinale. Capello invece esplose già agli ottavi per la vittoria della sua ex Juve con il Bayern.

Che dire di Guardiola, di per sé già più spontaneo dei suoi colleghi precedenti, che all'inaspettato gol di Iniesta contro il Chelsea ha sfogato la tensione in una corsa che l'avrebbe poi portato alla finale e alla vittoria dell'ultima Champions League. Esultanza decisamente meno rabbiosa di quella di Mancini. Tre gol in pochi minuti alla sua Samp, in campionato, per una rimonta insperata e una rabbia smascherata contro chi non aveva aspettato una rete per dirgli sinceramente qualcosa. Rabbia urlata, ai suoi tifosi, e poi c'è anche chi l'ha gridata in faccia agli avversari.

Celebre quella di Mazzone, in un Atalanta-Brescia del 2001, esultanza atipica, perfino per uno a cui era sempre difficile nascondere qualcosa. Perchè la gioia trasforma un po' tutti, e lo sport concede l'impareggiabile soddisfazione di fartelo gridare al mondo intero. Perfino se nella vita sei un rigido professore. Perfino se sei lo special one, che prende appunti con rigore, che non voleva perfino più parlare per non dire troppo, e poi si è ritrovato in una corsa che dice tutto.