Samp, diario post derby di un tifoso che aspetta il Milan...
CalcioAlla vigilia dell'anticipo di campionato contro i rossoneri, sfogo di un blucerchiato che ragiona sui tre gol presi dal Genoa:"Mica vorranno credere che tre pappine siano sinonimo di corona di spine. Ne abbiamo viste di peggio". I GOL DEL DERBY GENOA-SAMP
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di Fabrizio Basso
Il termometro sono le mail. Ecco perché a commentare il derby ho aspettato un po’. Ero curioso di sapere quanti rossoblu sarebbero usciti dal Bisagno (per chi non lo sa è il fiume, o meglio, rigagnolo, che accarezza il Ferraris, guardando il mare sulla destra): sono come gli zombie di Romero. Stanno nascosti e poi balzano fuori all’improvviso basta un raggio di…buio.
O forse sono come i baraccati di “Miracolo a Milano” che quando un raggio di sole cade tra lamiere e orti di fortuna sono tutti lì ad abbracciarsi e intiepidirsi. Con ciò non voglio sostenere che il derby ce lo hanno rubato. Lo hanno vinto. Ma nonostante questo restano sotto di un punto. A oggi, giorno 4 dicembre dell’Anno del Signore 2009. Poi si vedrà.
Le mail, si diceva. O gli sms. Come un gran pavese, come una aureola… perché così è. Mica vorranno credere che tre pappine siano sinonimo di corona di spine. Ne abbiamo viste di peggio. Dalla retrocessione per un rigore inesistente a Bologna a qualche rigore esistente ma non dato nelle prime giornate di questa stagione. E’ il terzo derby consecutivo che spedisce i 3 punti nella porzione di stadio più vicina alla carceri.
Anche di questo una spiegazione ci sarà? Perché noi Blucerchiati siamo più vicini al mare e ci becchiamo in faccia la tramontana e loro stanno adiacenti il Marassi (inteso come galera) e con le delicate e vetuste spalle protette dalla tramontana? Ci vorrebbe Lombroso, Cesare Lombroso. Avrei qualche altro migliaio di motivazioni per spiegare all’umanità i perché di una gioia così smisurata, ma ho da leggere qualche centinaio di mail e qualche decina di sms.
E’ così bello, ripensando alla faccia stranita in panchina (per chi ha memoria ricorda quella dell’interista Juary sperduto nella nebbia di una panchina a San Siro negli anni ’80) di Palladino (o Pallidino?) dopo la ramanzina veemente di capitan Palombo per quella di lui inopportuna sordità, leggere i pensieri(ni) di chi celebra una vittoria come un evento. Perché gli manca l’abitudine.
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Il termometro sono le mail. Ecco perché a commentare il derby ho aspettato un po’. Ero curioso di sapere quanti rossoblu sarebbero usciti dal Bisagno (per chi non lo sa è il fiume, o meglio, rigagnolo, che accarezza il Ferraris, guardando il mare sulla destra): sono come gli zombie di Romero. Stanno nascosti e poi balzano fuori all’improvviso basta un raggio di…buio.
O forse sono come i baraccati di “Miracolo a Milano” che quando un raggio di sole cade tra lamiere e orti di fortuna sono tutti lì ad abbracciarsi e intiepidirsi. Con ciò non voglio sostenere che il derby ce lo hanno rubato. Lo hanno vinto. Ma nonostante questo restano sotto di un punto. A oggi, giorno 4 dicembre dell’Anno del Signore 2009. Poi si vedrà.
Le mail, si diceva. O gli sms. Come un gran pavese, come una aureola… perché così è. Mica vorranno credere che tre pappine siano sinonimo di corona di spine. Ne abbiamo viste di peggio. Dalla retrocessione per un rigore inesistente a Bologna a qualche rigore esistente ma non dato nelle prime giornate di questa stagione. E’ il terzo derby consecutivo che spedisce i 3 punti nella porzione di stadio più vicina alla carceri.
Anche di questo una spiegazione ci sarà? Perché noi Blucerchiati siamo più vicini al mare e ci becchiamo in faccia la tramontana e loro stanno adiacenti il Marassi (inteso come galera) e con le delicate e vetuste spalle protette dalla tramontana? Ci vorrebbe Lombroso, Cesare Lombroso. Avrei qualche altro migliaio di motivazioni per spiegare all’umanità i perché di una gioia così smisurata, ma ho da leggere qualche centinaio di mail e qualche decina di sms.
E’ così bello, ripensando alla faccia stranita in panchina (per chi ha memoria ricorda quella dell’interista Juary sperduto nella nebbia di una panchina a San Siro negli anni ’80) di Palladino (o Pallidino?) dopo la ramanzina veemente di capitan Palombo per quella di lui inopportuna sordità, leggere i pensieri(ni) di chi celebra una vittoria come un evento. Perché gli manca l’abitudine.