Baccini e l'Italia del gol: senza calcio? La rivoluzione...
CalcioAlla presentazione del suo ultimo disco ''Ci devi fare un goal'' il cantautore genovese ha parlato del suo Genoa, una passione che condivideva con l'amico De André. E fa un ritratto ironico degli italiani, pronti a ''nascondersi dietro ad un pallone''
di GIOVANNI DE RUVO
''Emigranti da 130 chilometri'', così scherzando sulle proprie origini amavano definirsi Francesco Baccini e Fabrizio De André. E’ questa la distanza che divide Milano da Genova, distanza irrilevante se si considerano i chilometri, un intero oceano se si tiene conto delle differenze culturali. ''Perché il genovese oltre Busalla non riesce a vedere che il vuoto, un orizzonte senza fine… così lontano e così oscuro’’. Un’amicizia profonda la loro, con forti legami e passioni comuni: la musica in primis, ma anche il calcio. Perché quei due emigranti da 130 chilometri condividevano un altro grande amore, quello per la loro squadra del cuore: il Genoa.
E di calcio il cantautore genovese ha parlato anche alla presentazione del suo ultimo disco ''Ci devi fare un goal – Le mie canzoni più belle’’ (Sugar), che uscirà in tutti i negozi di dischi il 26 marzo 2010. Da ragazzino Baccini tifava per la Samp: giocava con la ''primavera'' quando si ruppe l’anca a soli 15 anni. A causa del brutto infortunio (fu ''cacciato'' dalla squadra) e dopo la morte del padre, di fede rossoblù, Baccini decise di cambiare ‘’gradinata’’ e dalla sud passò alla nord. ''E pensare che fui invitato da Gianluca Vialli per cantare alla festa della Samp per festeggiare lo scudetto vinto nel 1991… Ma si può? Per farvi capire quanto contano i colori della propria squadra a Genova vi posso solo raccontare che quando De André svelò la sua fede calcistica molti dei fans non esitarono a rompere i suoi dischi...’’.
In uno dei brani inediti presenti nel suo nuovo album Baccini, che quest’anno festeggia vent’anni di carriera, utilizza la metafora calcistica per mettere in luce i problemi dell’Italia: ''Nel nostro bel paese può succedere di tutto, ma non tocchiamo il rito domenicale delle partite perché scoppierebbe una rivoluzione'', proprio come recita la canzone: è un’Italia "che non si ferma né davanti ai licenziamenti né per la crisi nera ma che sarebbe pronta a fare una rivoluzione se solo cancellassero un turno di campionato".
Ed ecco che più di una canzone si può parlare di un vero e proprio inno ironico ad un’Italia che non può fare a meno del calcio, ma che non si preoccupa di chi a 50 anni rimane senza lavoro: "L'interista medio non va quasi mai allo stadio e al massimo tripudio, gioisce nel suo studio. Lo juventino di Torino è una specie quasi in estinzione, mentre il vecchio romanista che festeggia lo scudetto non si accorge che la moglie va con un laziale a letto". Ed ecco che Francesco Totti diventa il vero eroe di un’Italia che ha perso completamente la bussola e non a caso le ultime parole della canzone sono dedicate all’immortale capitano della Roma: "Sono un italiano medio, torno a casa dallo stadio, da domani son precario, per fortuna Totti ha fatto un goal!".
E anche se Baccini si definisce l’unico tifoso del Genoa non anti-sampdoriano, nella canzone non manca un po’ di ironia verso i cugini blucerchiati: "Dei sampdoriani non ne parlo, mi ha convinto il mio avvocato a non farlo". A Genova da tempo si discute sulla possibilità che la città possa avere due stadi, ecco che Baccini sostiene la sua idea anglosassone di tifo: ''Voglio che Genoa e Samp possano avere il loro stadio sullo stile di quelli inglesi. Un sogno irrealizzabile? So che è impossibile, ma perché non costruire quello del Genoa nel quartiere di Sant'Ilario?''.
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''Emigranti da 130 chilometri'', così scherzando sulle proprie origini amavano definirsi Francesco Baccini e Fabrizio De André. E’ questa la distanza che divide Milano da Genova, distanza irrilevante se si considerano i chilometri, un intero oceano se si tiene conto delle differenze culturali. ''Perché il genovese oltre Busalla non riesce a vedere che il vuoto, un orizzonte senza fine… così lontano e così oscuro’’. Un’amicizia profonda la loro, con forti legami e passioni comuni: la musica in primis, ma anche il calcio. Perché quei due emigranti da 130 chilometri condividevano un altro grande amore, quello per la loro squadra del cuore: il Genoa.
E di calcio il cantautore genovese ha parlato anche alla presentazione del suo ultimo disco ''Ci devi fare un goal – Le mie canzoni più belle’’ (Sugar), che uscirà in tutti i negozi di dischi il 26 marzo 2010. Da ragazzino Baccini tifava per la Samp: giocava con la ''primavera'' quando si ruppe l’anca a soli 15 anni. A causa del brutto infortunio (fu ''cacciato'' dalla squadra) e dopo la morte del padre, di fede rossoblù, Baccini decise di cambiare ‘’gradinata’’ e dalla sud passò alla nord. ''E pensare che fui invitato da Gianluca Vialli per cantare alla festa della Samp per festeggiare lo scudetto vinto nel 1991… Ma si può? Per farvi capire quanto contano i colori della propria squadra a Genova vi posso solo raccontare che quando De André svelò la sua fede calcistica molti dei fans non esitarono a rompere i suoi dischi...’’.
In uno dei brani inediti presenti nel suo nuovo album Baccini, che quest’anno festeggia vent’anni di carriera, utilizza la metafora calcistica per mettere in luce i problemi dell’Italia: ''Nel nostro bel paese può succedere di tutto, ma non tocchiamo il rito domenicale delle partite perché scoppierebbe una rivoluzione'', proprio come recita la canzone: è un’Italia "che non si ferma né davanti ai licenziamenti né per la crisi nera ma che sarebbe pronta a fare una rivoluzione se solo cancellassero un turno di campionato".
Ed ecco che più di una canzone si può parlare di un vero e proprio inno ironico ad un’Italia che non può fare a meno del calcio, ma che non si preoccupa di chi a 50 anni rimane senza lavoro: "L'interista medio non va quasi mai allo stadio e al massimo tripudio, gioisce nel suo studio. Lo juventino di Torino è una specie quasi in estinzione, mentre il vecchio romanista che festeggia lo scudetto non si accorge che la moglie va con un laziale a letto". Ed ecco che Francesco Totti diventa il vero eroe di un’Italia che ha perso completamente la bussola e non a caso le ultime parole della canzone sono dedicate all’immortale capitano della Roma: "Sono un italiano medio, torno a casa dallo stadio, da domani son precario, per fortuna Totti ha fatto un goal!".
E anche se Baccini si definisce l’unico tifoso del Genoa non anti-sampdoriano, nella canzone non manca un po’ di ironia verso i cugini blucerchiati: "Dei sampdoriani non ne parlo, mi ha convinto il mio avvocato a non farlo". A Genova da tempo si discute sulla possibilità che la città possa avere due stadi, ecco che Baccini sostiene la sua idea anglosassone di tifo: ''Voglio che Genoa e Samp possano avere il loro stadio sullo stile di quelli inglesi. Un sogno irrealizzabile? So che è impossibile, ma perché non costruire quello del Genoa nel quartiere di Sant'Ilario?''.
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