Campilongo si confessa: "Non ho mai bestemmiato in vita mia"
CalcioL'INTERVISTA. Il religiosissimo tecnico dell'Empoli che pensa di comprare casa a Pietrelcina dopo la squalifica per la presunta bestemmia non ci sta: potrei anche accettare lo stop di un turno ma non di essere paragonato ad un bestemmiatore. I GOL DELLA B
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di LUIGI VACCARIELLO
Un pugno nello stomaco. E’ quello che sembra aver ricevuto Sasà Campilongo, religiosissimo 49enne tecnico napoletano dell’Empoli, dopo essere stato fermato per un turno per una presunta bestemmia nel finale di Empoli-Lecce di venerdì scorso. Lui, Sasà, attaccante vagabondo da calciatore, che l’allenatore non lo voleva neppure fare, da sempre cattolico credente e praticante, questa “ingiustizia” non riesce proprio a mandarla giù.
Allora Campilongo, cosa è successo venerdì sera?
“Sinceramente vorrei capirlo anche io, c’è molta confusione sull’accaduto. Ma una cosa è sicura: io non ho mai bestemmiato in vita mia. Non l’ho fatto da calciatore, figuriamoci se inizio a farlo a quasi cinquant’anni. Sono molto amareggiato. Non è una mia abitudine. Scusi, perché mai avrei dovuto essere arrabbiato? A fine primo tempo eravamo sotto sì, ma la partita si poteva ancora recuperare, come poi è accaduto. Ed a fine match ero felice per il 2-2. Sono sconcertato, secondo me si è fatta molta confusione”.
E poi era Venerdì Santo?
“Pazzesco. Io, che sono un cattolico praticante, non riesco proprio ad accettare questa ingiustizia. Pensi che ero a digiuno da giovedì sera, ho rimesso qualcosa sotto i denti solo venerdì a mezzanotte. Guardi quello che più mi dà fastidio di questa assurda vicenda è che qualcuno possa pensare che io abbia fatto una cosa del genere”.
Appunto. Lei devoto di Padre Pio. Quando e come nasce la sua devozione?
“Capisce? Non voglio star qui a ribadire che recito spesso il Rosario, che vado sempre a messa perché la fede non è qualcosa che va comunicata all’esterno. Vengo da una famiglia credente che mi ha trasmesso certi valori. La devozione per Padre Pio nasce una quindicina d’anni fa. Pensi che ogni due settimane io e mia moglie pensiamo di comprare casa a Pietrelcina e qualche giorno fa sono andato in pellegrinaggio al Santuario di Montenero a Livorno. Quando allenavo al Sud il lunedì era una tappa fissa una visita a Pietrelcina. Scusi, ma non riesco ad accettarla proprio questa ingiustizia”.
Cosa pensa di questa norma “anti-bestemmie”, criticata il mese scorso anche dal Sindacato internazionale calciatori?
“La trovo giustissima, pensi che io l’ho fatta inserire nel nostro regolamento interno ad inizio campionato. Non si può bestemmiare in campo e negli spogliatoi. Certo, alla luce di quanto emerso dal mio caso, andrebbe un po’ rivista”.
Si spieghi.
“Non è possibile che una sola persona tra campo, panchine e spogliatoi sia in grado di capire chi sia l’autore della bestemmia. In Serie A c’è la prova tv, in B no. Come fa a capire chi sia stato l’effettivo autore del sacrilegio? Quindi è la mia parola contro la sua”.
Avete presentato ricorso. Secondo lei come andrà a finire?
“Sinceramente possano anche non togliermi la squalifica (l’Empoli giocherà sabato pomeriggio a Reggio Calabria, ndr), ma voglio che tutti sappiano che io non ho mai, e ribadisco mai bestemmiato. Questa situazione mi ha ferito molto. Per me bestemmiare è assurdo, non esiste. Le mie radici cattoliche lo dimostrano”.
E con il mal di trasferta dell’Empoli come la mettiamo?
“Credo sia molto una questione di testa, un fattore psicologico. Fuori non riusciamo ad essere incisivi e cattivi agonisticamente come lo siamo in casa dove, anche contro il Lecce, abbiamo dimostrato di avere grande carattere. Cosa che purtroppo non sono riuscito a trasmettere ai ragazzi quando giochiamo lontano dal Castellani”.
Però i play-off sono a soli 5 punti.
“Il nostro è stato un campionato equilibrato. Finora abbiamo rispettato le aspettative che ci eravamo dato ad inizio stagione, certo è che resta un bel po’ di rammarico per un po’ di punti persi per strada che ci consentirebbero di viverci questo finale di stagione con maggiore intensità. Comunque noi daremo il massimo fino alla fine”.
Senza bestemmie ovviamente.
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Allora Campilongo, cosa è successo venerdì sera?
“Sinceramente vorrei capirlo anche io, c’è molta confusione sull’accaduto. Ma una cosa è sicura: io non ho mai bestemmiato in vita mia. Non l’ho fatto da calciatore, figuriamoci se inizio a farlo a quasi cinquant’anni. Sono molto amareggiato. Non è una mia abitudine. Scusi, perché mai avrei dovuto essere arrabbiato? A fine primo tempo eravamo sotto sì, ma la partita si poteva ancora recuperare, come poi è accaduto. Ed a fine match ero felice per il 2-2. Sono sconcertato, secondo me si è fatta molta confusione”.
E poi era Venerdì Santo?
“Pazzesco. Io, che sono un cattolico praticante, non riesco proprio ad accettare questa ingiustizia. Pensi che ero a digiuno da giovedì sera, ho rimesso qualcosa sotto i denti solo venerdì a mezzanotte. Guardi quello che più mi dà fastidio di questa assurda vicenda è che qualcuno possa pensare che io abbia fatto una cosa del genere”.
Appunto. Lei devoto di Padre Pio. Quando e come nasce la sua devozione?
“Capisce? Non voglio star qui a ribadire che recito spesso il Rosario, che vado sempre a messa perché la fede non è qualcosa che va comunicata all’esterno. Vengo da una famiglia credente che mi ha trasmesso certi valori. La devozione per Padre Pio nasce una quindicina d’anni fa. Pensi che ogni due settimane io e mia moglie pensiamo di comprare casa a Pietrelcina e qualche giorno fa sono andato in pellegrinaggio al Santuario di Montenero a Livorno. Quando allenavo al Sud il lunedì era una tappa fissa una visita a Pietrelcina. Scusi, ma non riesco ad accettarla proprio questa ingiustizia”.
Cosa pensa di questa norma “anti-bestemmie”, criticata il mese scorso anche dal Sindacato internazionale calciatori?
“La trovo giustissima, pensi che io l’ho fatta inserire nel nostro regolamento interno ad inizio campionato. Non si può bestemmiare in campo e negli spogliatoi. Certo, alla luce di quanto emerso dal mio caso, andrebbe un po’ rivista”.
Si spieghi.
“Non è possibile che una sola persona tra campo, panchine e spogliatoi sia in grado di capire chi sia l’autore della bestemmia. In Serie A c’è la prova tv, in B no. Come fa a capire chi sia stato l’effettivo autore del sacrilegio? Quindi è la mia parola contro la sua”.
Avete presentato ricorso. Secondo lei come andrà a finire?
“Sinceramente possano anche non togliermi la squalifica (l’Empoli giocherà sabato pomeriggio a Reggio Calabria, ndr), ma voglio che tutti sappiano che io non ho mai, e ribadisco mai bestemmiato. Questa situazione mi ha ferito molto. Per me bestemmiare è assurdo, non esiste. Le mie radici cattoliche lo dimostrano”.
E con il mal di trasferta dell’Empoli come la mettiamo?
“Credo sia molto una questione di testa, un fattore psicologico. Fuori non riusciamo ad essere incisivi e cattivi agonisticamente come lo siamo in casa dove, anche contro il Lecce, abbiamo dimostrato di avere grande carattere. Cosa che purtroppo non sono riuscito a trasmettere ai ragazzi quando giochiamo lontano dal Castellani”.
Però i play-off sono a soli 5 punti.
“Il nostro è stato un campionato equilibrato. Finora abbiamo rispettato le aspettative che ci eravamo dato ad inizio stagione, certo è che resta un bel po’ di rammarico per un po’ di punti persi per strada che ci consentirebbero di viverci questo finale di stagione con maggiore intensità. Comunque noi daremo il massimo fino alla fine”.
Senza bestemmie ovviamente.
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