Ciak, quando Lazio-Roma si gioca al cinema

Calcio
Derby di Roma anticipato per ragioni di ordine pubblico alle 18.30 di domenica 18 aprile
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Da Aldo Fabrizi ad Alberto Sordi, da Aldo Carotenuto a Vittorio Gassman. Tanti gli attori della grande, indimenticabile commedia all’italiana che hanno dato volto e voce alla stracittadina della Capitale. Domenica il big match. GUARDA LE FOTO E I VIDEO

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DERBY ANTICIPATO: SI GIOCA ALLE 18.30

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di MASSIMO VALLORANI

Per sempre derby, per sempre battaglia di gambe e di cuori che si sfidano, per sempre Roma e Lazio a contendersi lo scettro calcistico della Capitale. E’ sempre stato così, fin dagli albori storici del nostro calcio, con la palpitante attesa della partita, con la gioia di un gol fatto, con le lacrime di chi si sente perduto per la sconfitta. E poi i commenti del giorno dopo, gli sfottò, le critiche a quell'arbitro sempre apostrofato a male parole. Quasi un rito pagano, una storia che si ripete e che sconfina dalla mera cronaca sportiva, per diventare altro da sè, puro metalinguaggio per immagini. E naturalmente di tutto questo non poteva non nutrirsene avidamente anche il nostro cinema.

Per comprendere l’importanza del derby capitolino nel cinema italiano il titolo giusto per partire è quello del Campo de' fiori, un film diretto dal regista Mario Bonnard nei primi mesi del 1943. Ed è anche giusto che il primo attore italiano a pronunciare una battuta sulla stracittadina – “capirai, Roma-Lazio, e chi se lo perde” – sia stato lui, il romanissimo Aldo Fabrizi, personificazione dello spirito capitolino più autentico e figura quasi iconica della commedia cinematografica popolare romanesca. Ed è davvero curioso poi che altri due attori prestigiosi presenti nello stesso Campo de’ Fiori, Anna Magnani e Peppino de Filippo, saranno i coprotagonisti dei due film che nei primi anni cinquanta citeranno in due episodi ancora la stracittadina romana. La popolare Annarella in Bellissima di Luchino Visconti del 1951, riuscirà a svincolarsi dall’assedio sentimentale di un giovane Walter Chiari proprio grazie ad una radiocronaca di un derby tra le due squadre romane. Peppino de Filippo e Alberto Sordi, alias Mericoni Ferdinando detto "l’americano" nel film Un giorno in pretura di Steno del 1953 si sfideranno ancora, proprio nello Stadio Olimpico, appena eletto a teatro delle partite della Lazio e della Roma.

Sarà, ancora Alberto Sordi a regalarci in altri suoi film lo spirito vero del tifoso puro e duro, di fede romanista e giallorosso fino al midollo. Nel Il Marito di Nanni Loy e Gianni Puccini, l’Albertone nazionale, chiama “profughi” e “sfollati” i tifosi laziali che vanno allo stadio per il derby e troverà il modo di spernacchiare sonoramente un suo amico biancoceleste. E ancora sempre un film con Sordi Ladro lui, ladra lei di Luigi Zampa, i quattro amici commercianti che vanno allo stadio – tre laziali e un romanista – vedono vincere la Roma 4-1. Il laziale pagherà pegno tornando a casa in mutande. Siamo in piena commedia all’italiana, un cinema che elegge Roma e i romani a modello della rappresentazione del (mal)costume italiano. Lo scenario di questo panorama di un'Italia in cambiamento non potrebbe essere meglio riassunto da un’altra maschera esemplare del cinema italiano: quel di Vittorio Gassman ne I Mostri di Dino Risi del 1963, morto di fame, che vive da baraccato insieme ad una famiglia a carico e bambino malato, senza soldi per il medico, eppure immancabile in Curva Sud per gridare “Daje Lupiiiiii”.

Dobbiamo fare un salto in avanti e scivolare fino agli anni ’80 per ritrovare ancora l’argomento derby romano trattato nuovamente dal cinema italiano. Si tratta dell’episodio Il tifoso di Il tifoso, l’arbitro e il calciatore di Pierfrancesco Pingitore del 1983. Il romanista, uno straordinario Aldo Carotenuto, è titolare del bar “Forza lupi” a Testaccio. Il laziale, l’ineguagliabile Gigi Reder, è l’ingegner Pecorazzi, industriale che costringe i suoi dipendenti a sostenere la Lazio la domenica allo stadio.

Poi quasi improvvisamente il cinema italiano sembra dimenticarsi del derby romano. La stracittadina della Capitale non sembra essere più interessante se non per sporadici macchiette di tifosi di entrambi le parti che non lasciano un segno incisivo. Un esempio ci viene da Vacanze in America di Carlo Vanzina del 1984 in cui una comitiva di studenti romani capitanata da Claudio Amendola infatti – tutti “romanisti fracichi” – troverà il modo di giocare, nel deserto californiano, una sfida roma(nisti)-juve(ntini)con un gruppo di studenti torinesi. Al laziale “Don Buro” (Christian De Sica) può toccare al massimo la parte dell’arbitro.