Buon compleanno Liverani: "Il regalo? Palermo in Champions"
CalcioIl centrocampista rosanero ha aperto le porte della sua casa di Roma a Sky.it. "Gioco in un club che fa sognare i tifosi e ora vogliamo il quarto posto in campionato". Sul futuro: "Mi piacerebbe allenare". GUARDA LA FOTOGALLERY ESCLUSIVA
A CASA DI FABIO LIVERANI: LA FOTOGALLERY ESCLUSIVA
"A CASA DI...", SFOGLIA L'ALBUM DEI CAMPIONI
di AUGUSTO DE BARTOLO
da Roma
Al traguardo dei 34 anni (che compie il 29 aprile) Fabio Liverani è un giocatore che ha fatto della serietà, della voglia di mettersi in gioco, del rispetto per le regole di spogliatoio e per il prossimo una costante nella sua carriera calcistica. Lo abbiamo incontrato nel suo mondo privato, lontano da stadi e spogliatoi.
Casa Liverani, a Roma, è poco distante dal centro. E' in questa palazzina che, dopo le partite, Fabio si rifugia con la famiglia: la moglie Federica (che ha incontrato quando aveva 13 anni) e i figli Mattia e Lucrezia. Un mondo che rispecchia quello che Liverani è sul rettangolo verde. Essenziale, geometrico, pratico, con qualche tocco di classe qua e là. Il Juke Box che campeggia in una nicchia del soggiorno (regalo di Federica in un San Valentino degli anni passati) sembra intonare la colonna sonora della vita di Fabio.
Non poteva esserci occasione migliore, se non nel giorno del suo compleanno, per andare a rispolverare un po' di passato e per parlare di quel presente che vede il Palermo come vera sorpresa del campionato chiacchierando sul divano in pelle bianca. Chiaro quale vorrebbe fosse il regalo: "Non c'è dubbio - dice Fabio - la qualificazione del Palermo alla prossima Champions League". Un quarto posto ora appannaggio della Sampdoria che la Roma (la squadra di cui Liverani è tifoso) non è riuscita a fermare: "I giallorossi non mi fanno mai contento - scherza - Ma forse meglio così, ci giocheremo tutto nello scontro diretto con i blucerchiati". In maglia rosanero, Fabio, è stato protagonista di un fatto più unico che raro, aver giocato con la Primavera 14 anni dopo l'ultima volta. "Sì stavo recuperando dall'infortunio al ginocchio e ho fatto una partita con i ragazzi - spiega - ma che differenza rispetto al passato! All'epoca lasciai una società in crisi, ora sono in un club che fa sognare i tifosi". Un club, talvolta, in balia degli umori del presidente Maurizio Zamparini: "Ma no, lui è un passionale, con Inter e Milan non è riuscito a vedere le partite allo stadio e se n'è andato in giro per la città in taxi - ride Liverani - Ma ai suoi giocatori vuole bene come se fossero suoi figli".
Tra i rosanero Liverani è quello con maggiore esperienza, un bagaglio riempito, per la maggior parte, nei cinque anni di militanza nella Lazio. Un approccio difficile, lui qualche mese prima era a festeggiare lo scudetto della Roma nel 2001, in un ambiente molto particolare: "Una delle più grandi soddisfazioni è stata quella di far cambiare idea ai tifosi - dice - In quel periodo ho vissuto il calcio a 360 gradi tra delusioni, pressioni, difficoltà ma anche molte gioie. Ringrazierò sempre la Lazio per tutto quello che mi ha dato, anche perché ho avuto l’opportunità di conoscere tanti campioni e molte persone eccezionali". Come Angelo Peruzzi di cui ci racconta: "Alla vigilia di un preliminare di Champions ci fu una scommessa con soldi. Bisognava bere un bicchiere d'aceto tutto d'un fiato. Lui prese il denaro, lo mise in tasca e mandò giù l'aceto come se fosse acqua. Il giorno dopo? Fu il migliore in campo".
Liverani è stato il primo calciatore di colore ad aver giocato in Nazionale. Mamma Halima è di origine somala. L'esordio col Sudafrica, guarda caso, con una maglia pesantissima, la numero 10 che ovviamente campeggia in bella mostra nella "sala dei trofei" a casa: "E' il sogno di ogni bambino - ricorda - Ho fatto tre partite in azzurro e in totale una decina di raduni. Non mi sono imposto? Mah, forse potevo fare qualcosa in più ma quelli erano gli anni in cui la Lazio non andava particolarmente bene". Eppure Marcello Lippi lo ha tenuto in considerazione fino alla vigilia dei Mondiali del 2006: "Lui è uno che fa valere il concetto di gruppo, di squadra. All'epoca mi gratificò per il buon campionato che avevo fatto, ma poi scelse il suo gruppo, come sta facendo ora. Cassano e Balotelli? Lui non vuole che si rompa l'armonia, ma non andrà contro i suoi interessi e se riterrà qualcuno utile al progetto lo convocherà". Anche Miccoli? "Beh Fabrizio, al di là di ogni discorso, per quello che sta facendo merita la Nazionale".
Fabio è molto sensibile al problema del razzismo. "Non so se è un problema solo nostro - commenta - magari da altre parti c'è un'abitudine più radicata al contesto multirazziale in cui si vive, in Italia ancora si fanno delle stupide differenze. Risolvere questo problema non è semplice ma c'è bisogno di un intervento che parta dal basso, dai bambini e devono essere bravi per primi i genitori a non discriminare. Bisogna che passi il concetto per cui sono i comportamenti a dover essere giudicati, non il colore della pelle".
Parole sagge per chi, come Fabio, da piccolo era tutt'altro: "zanzara" per gli amici e "rompiscatole" per la moglie . Il piccolo intanto, Mattia, segue le sue orme. E' già pronto a tirare i primi calci, proprio alla Romulea, dove Fabio ha iniziato e con lo stesso allenatore, Lanfranco Barbanti: "Per me è stato un secondo padre". Ma il tecnico a cui deve di più è senza dubbio Serse Cosmi: "Lui ha avuto il coraggio di lanciarmi in serie A, ma anche Zaccheroni ha scommesso molto su di me quando è andato via Veron". Menzione a parte per Prandelli: "E' un maestro di calcio".
Entrato nel 35esimo anno, Fabio non si sente affatto arrivato. “Mi vedo come allenatore, ho preso il primo patentino, poi seguirò gli altri corsi per allenare in A o in B. Ma accetteri solo di mettermi in gioco per un progetto serio". Anche un ruolo dirigenziale lo stuzzica, come direttore sportivo, magari. Lo mettiamo subito alla prova: Edison Cavani, Xavier Pastore e Abel Hernandez? "Tre potenziali campioni, ma il più forte di tutti in prospettiva è Abel. Non ha capito neanche lui quali sono le sue potenzialità. Edison è già maturo, Xavier si sta europeizzando. Il tempo è tutto dalla loro parte".
E se anche Liverani fosse Mr Lippi? Rispondendo al sondaggio di SKY.it sulle convocazioni a Sudafrica 2010 non ha dubbi: tra i ventitré, i suoi compagni di squadra Cassani, Balzaretti, Bovo, Miccoli. "E, ovviamente, anche Fabio Liverani".
La scheda di Fabio Liverani:
Compleanno: 29 aprile
Segno zodiacale: toro
Status: sposato con Federica
Prima squadra: Romulea
Piatto preferito: polpettone della suocera
Hobby: tennis
Musica: Vasco e Renato Zero
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Al traguardo dei 34 anni (che compie il 29 aprile) Fabio Liverani è un giocatore che ha fatto della serietà, della voglia di mettersi in gioco, del rispetto per le regole di spogliatoio e per il prossimo una costante nella sua carriera calcistica. Lo abbiamo incontrato nel suo mondo privato, lontano da stadi e spogliatoi.
Casa Liverani, a Roma, è poco distante dal centro. E' in questa palazzina che, dopo le partite, Fabio si rifugia con la famiglia: la moglie Federica (che ha incontrato quando aveva 13 anni) e i figli Mattia e Lucrezia. Un mondo che rispecchia quello che Liverani è sul rettangolo verde. Essenziale, geometrico, pratico, con qualche tocco di classe qua e là. Il Juke Box che campeggia in una nicchia del soggiorno (regalo di Federica in un San Valentino degli anni passati) sembra intonare la colonna sonora della vita di Fabio.
Non poteva esserci occasione migliore, se non nel giorno del suo compleanno, per andare a rispolverare un po' di passato e per parlare di quel presente che vede il Palermo come vera sorpresa del campionato chiacchierando sul divano in pelle bianca. Chiaro quale vorrebbe fosse il regalo: "Non c'è dubbio - dice Fabio - la qualificazione del Palermo alla prossima Champions League". Un quarto posto ora appannaggio della Sampdoria che la Roma (la squadra di cui Liverani è tifoso) non è riuscita a fermare: "I giallorossi non mi fanno mai contento - scherza - Ma forse meglio così, ci giocheremo tutto nello scontro diretto con i blucerchiati". In maglia rosanero, Fabio, è stato protagonista di un fatto più unico che raro, aver giocato con la Primavera 14 anni dopo l'ultima volta. "Sì stavo recuperando dall'infortunio al ginocchio e ho fatto una partita con i ragazzi - spiega - ma che differenza rispetto al passato! All'epoca lasciai una società in crisi, ora sono in un club che fa sognare i tifosi". Un club, talvolta, in balia degli umori del presidente Maurizio Zamparini: "Ma no, lui è un passionale, con Inter e Milan non è riuscito a vedere le partite allo stadio e se n'è andato in giro per la città in taxi - ride Liverani - Ma ai suoi giocatori vuole bene come se fossero suoi figli".
Tra i rosanero Liverani è quello con maggiore esperienza, un bagaglio riempito, per la maggior parte, nei cinque anni di militanza nella Lazio. Un approccio difficile, lui qualche mese prima era a festeggiare lo scudetto della Roma nel 2001, in un ambiente molto particolare: "Una delle più grandi soddisfazioni è stata quella di far cambiare idea ai tifosi - dice - In quel periodo ho vissuto il calcio a 360 gradi tra delusioni, pressioni, difficoltà ma anche molte gioie. Ringrazierò sempre la Lazio per tutto quello che mi ha dato, anche perché ho avuto l’opportunità di conoscere tanti campioni e molte persone eccezionali". Come Angelo Peruzzi di cui ci racconta: "Alla vigilia di un preliminare di Champions ci fu una scommessa con soldi. Bisognava bere un bicchiere d'aceto tutto d'un fiato. Lui prese il denaro, lo mise in tasca e mandò giù l'aceto come se fosse acqua. Il giorno dopo? Fu il migliore in campo".
Liverani è stato il primo calciatore di colore ad aver giocato in Nazionale. Mamma Halima è di origine somala. L'esordio col Sudafrica, guarda caso, con una maglia pesantissima, la numero 10 che ovviamente campeggia in bella mostra nella "sala dei trofei" a casa: "E' il sogno di ogni bambino - ricorda - Ho fatto tre partite in azzurro e in totale una decina di raduni. Non mi sono imposto? Mah, forse potevo fare qualcosa in più ma quelli erano gli anni in cui la Lazio non andava particolarmente bene". Eppure Marcello Lippi lo ha tenuto in considerazione fino alla vigilia dei Mondiali del 2006: "Lui è uno che fa valere il concetto di gruppo, di squadra. All'epoca mi gratificò per il buon campionato che avevo fatto, ma poi scelse il suo gruppo, come sta facendo ora. Cassano e Balotelli? Lui non vuole che si rompa l'armonia, ma non andrà contro i suoi interessi e se riterrà qualcuno utile al progetto lo convocherà". Anche Miccoli? "Beh Fabrizio, al di là di ogni discorso, per quello che sta facendo merita la Nazionale".
Fabio è molto sensibile al problema del razzismo. "Non so se è un problema solo nostro - commenta - magari da altre parti c'è un'abitudine più radicata al contesto multirazziale in cui si vive, in Italia ancora si fanno delle stupide differenze. Risolvere questo problema non è semplice ma c'è bisogno di un intervento che parta dal basso, dai bambini e devono essere bravi per primi i genitori a non discriminare. Bisogna che passi il concetto per cui sono i comportamenti a dover essere giudicati, non il colore della pelle".
Parole sagge per chi, come Fabio, da piccolo era tutt'altro: "zanzara" per gli amici e "rompiscatole" per la moglie . Il piccolo intanto, Mattia, segue le sue orme. E' già pronto a tirare i primi calci, proprio alla Romulea, dove Fabio ha iniziato e con lo stesso allenatore, Lanfranco Barbanti: "Per me è stato un secondo padre". Ma il tecnico a cui deve di più è senza dubbio Serse Cosmi: "Lui ha avuto il coraggio di lanciarmi in serie A, ma anche Zaccheroni ha scommesso molto su di me quando è andato via Veron". Menzione a parte per Prandelli: "E' un maestro di calcio".
Entrato nel 35esimo anno, Fabio non si sente affatto arrivato. “Mi vedo come allenatore, ho preso il primo patentino, poi seguirò gli altri corsi per allenare in A o in B. Ma accetteri solo di mettermi in gioco per un progetto serio". Anche un ruolo dirigenziale lo stuzzica, come direttore sportivo, magari. Lo mettiamo subito alla prova: Edison Cavani, Xavier Pastore e Abel Hernandez? "Tre potenziali campioni, ma il più forte di tutti in prospettiva è Abel. Non ha capito neanche lui quali sono le sue potenzialità. Edison è già maturo, Xavier si sta europeizzando. Il tempo è tutto dalla loro parte".
E se anche Liverani fosse Mr Lippi? Rispondendo al sondaggio di SKY.it sulle convocazioni a Sudafrica 2010 non ha dubbi: tra i ventitré, i suoi compagni di squadra Cassani, Balzaretti, Bovo, Miccoli. "E, ovviamente, anche Fabio Liverani".
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