Borriello attacca Saviano: "E' uno che ha lucrato su Napoli"

Calcio
Entrata a gamba tesa. Marco Borrielo ha attaccato lo scrittore Roberto Saviano
marco_borriello_lippi_ap

Il bomber napoletano intervistato da GQ: "Non c'era bisogno che scrivesse un libro per sapere cos'è la camorra. Ha detto solo cose brutte e si è dimenticato di tutto il resto"

"Per me, Saviano è uno che ha lucrato sulla mia città. Non c'era bisogno che scrivesse un libro per sapere cos'è la camorra. Lui però ha detto solo cose brutte e si è dimenticato di tutto il resto". Così l'attaccante del Milan Marco Borriello, fresco di "taglio" nella Nazionale azzurra che andrà ai Mondiali sudafricani, in un'intervista a GQ in edicola da domani, ha risposto alla domanda su cosa pensasse di Roberto Saviano, autore del libro 'Gomorra'.

E sulla sua città, quella dove è nato e cresciuto prima di andar via di casa per cercare fortuna giocando a calcio, Borriello dice: "San Giovanni a Teduccio, a Napoli, il quartiere con il più alto tasso di famiglie malavitose in Italia, pare. Come si cresce in un ambiente del genere? Non è la giungla, ma nemmeno Disneyland. Diciamo che ti tempra e ti insegna a stare sveglio fin da piccolo. Prendi un bambino di 8 anni di Napoli e uno venuto su altrove: la differenza si vede", dice Borriello che da piccolo ha dovuto fare a meno della figura paterna: "Crescere senza una figura maschile di riferimento è stato duro. Per fortuna, abbiamo avuto una mamma che ci ha fatto anche da papà. Comunque è un'esperienza che mi ha rafforzato e reso più responsabile. Altrimenti non sarei andato via da casa a 14 anni. Ho sempre avuto una famiglia alle spalle, che mi ha sostenuto e non mi ha mai fatto mancare niente. Poi a un certo punto e' capitato uno spiacevole episodio, ma l'affetto c'è sempre stato". Sulla difficoltà a convincere la critica sul fatto che fosse un giocatore vero, l'attaccante napoletano risponde: "In campo ho sempre dovuto faticare il doppio".

Essere protagonisti del gossip è il prezzo della popolarità. "Mi sono fidanzato a 22 anni con una ragazza di 19 che è subito diventata più famosa di me. Adesso, appena mi vedono in giro con una mi tirano dentro, ma non è colpa mia. Io non sono malato di popolarità. La mia è una vita tranquilla, faccio cose reali: vado al bar, al negozio, a spasso. Se mi chiedono un autografo sono contento".

Parla anche dell'omosessualità nel calcio. "Su alcuni ho avuto dei sospetti, ma i nomi non li faccio. Non omosessuali puri, forse. Magari bisessuali". Meglio gli ipocriti che cambiano maglia ogni anno e le baciano tutte o gli isterici come Balotelli che la buttano a terra e mandano lo stadio a quel paese? "Meglio Balotelli, tutta la vita. Capisco i tifosi, ma capisco anche lui. Contro il Barcellona ha fatto un brutto gesto, però è difficile stare sereni a 18 anni quando tutti i giornali parlano di te e hai lo spogliatoio contro. Al Milan lo accoglieremmo a braccia aperte. La nostra è una società forte. E troverebbe compagni disposti ad aiutarlo, mica gente che lo prende a calci nel sedere".