Peppino Meazza: 100 anni fa nacque Balilla, Genio del calcio
CalcioLa più celebre leggenda del pallone italiano nacque il 23 agosto 1910 a Milano. Giusto un secolo fa. Entrò all'Inter a 14 anni, vinse due Mondiali ('34 e '38) e alla sua morte gli venne dedicato per amore popolare lo stadio di S.Siro. GUARDA I VIDEO
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"Grandi giocatori esistevano al mondo, magari più tosti e continui di lui, però non pareva a noi che si potesse andar oltre le sue invenzioni improvvise, gli scatti geniali, i dribbling perentori e tuttavia mai irridenti, le fughe solitarie verso la sua smarrita vittima di sempre, il portiere avversario". Parole di Gianni Brera, il principe del giornalismo sportivo italiano, per Giuseppe "Peppino" Meazza, la leggenda del calcio cui è intitolato lo stadio di S.Siro a Milano.
Sono cent'anni giusti dalla nascita del Genio, avvenuta nel quartiere di Porta Vittoria a Milano il 23 agosto del 1910. Bocciato dal Milan perché troppo gracile, ad appena 14 anni entrò all'Inter dove giocò dal 1927 al 1940 per poi farvi ritorno nella stagione '46-'47 dopo essere passato nei ranghi di Milan, Juventus, Varese e Atalanta. A 16 anni il ragazzo fu aggregato dai nerazzurri in prima squadra e a 17 anni esordiva nell'Inter, nella Coppa Volta. Fu in quell'occasione che gli fu dato il soprannome di “Balilla”: quando l'allenatore Weisz lesse nello spogliatoio la formazione, annunciando la presenza in squadra di Meazza fin dal primo minuto, un anziano giocatore dell'Inter, Leopoldo Conti, esclamò infatti sarcastico: "Adesso andiamo a prendere i giocatori perfino all'asilo! Facciamo giocare anche i balilla!".
Segnò 267 gol in serie A e 33 in Nazionale (esordì non ancora ventenne il 9 febbraio 1930 a Roma in un'Italia-Svizzera terminata 4-2 con le sue due reti), vinse due Mondiali (quelli di Pozzo, '34 e '38). Da ricordare di "Peppino" Meazza la tecnica eccezionale, il dribbling ubriacante e le celebri punizioni a foglia morta con cui aggirava la barriera. Leggendaria anche la sua tecnica nel battere i rigori, caratterizzata da un doppio passo; in proposito un curioso episodio: durante il match contro il Brasile, nella semifinale dei Mondiali del '38, apprestandosi a battere un rigore, gli si ruppe l'elastico dei calzoncini; ciò nonostante, sostenendo con una mano le braghette, calciò il rigore con la consueta finta, spiazzando il portiere brasiliano.
Si spense per un male incurabile a Rapallo il 21 agosto 1979 e fu allora che l'impianto di S.Siro gli venne romanticamente intitolato. Un modo per ricordarlo ancora e sempre, a cent'anni dalla nascita soprattutto.
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