Inter, confessa: quanto ti manca la carta Balotelli?
CalcioQuando i nerazzurri erano in difficoltà, spesso Mourinho giocava la carta SuperMario, autore di 11 gol nella passata stagione. Benitez, dopo la cessione al Manchester City, non ha avuto un rinforzo adeguato: Coutinho e Biabiany faticano ad essere decisivi
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di Luciano Cremona
C'è un fantasma che aleggia su San Siro non appena l'Inter non riesce a vincere. Ce ne sono due, anzi, anche se uno si è presentato in carne ossa, senza nascondersi, per guardarsi Inter-Juve. Insomma, se Mourinho è ancora oggi la parola più pronunciata dagli interisti, c'è almeno un'altra frase che circola tra i tifosi nerazzurri. Allo stadio, al bar, davanti alla televisione: quando l'Inter non segna, come a Roma, come contro la Juve, come contro il Bologna, si sente subito un'invocazione, anzi, un'imprecazione: "Ci voleva Mario". Sì, proprio Balotelli. Quello della maglia buttata per terra e del "Forza Milan". Quello per cui Benitez aveva dato l'ok per il trasferimento a patto che arrivasse Kuyt a rimpiazzarlo. Ma l'Inter intanto aveva riportato a casa Biabiany, Coutinho era sbarcato ad Appiano e Branca non era riuscito a piazzare Mancini e Suazo, con conseguente stop anche alla trattativa per Sculli. Così Rafa si è trovato a non poter cambiare il modulo di Mourinho, il 4-2-3-1, ma con soli tre attaccanti. Mancini e Suazo non sono entrati e non entreranno nelle rotazioni del tecnico, anche perché il loro futuro all'Inter è pari al presente, cioè zero. Biabiany e Coutinho lanciati sugli esterni hanno fatto gridare: "Questi giovani non sono pronti". Ma più che un giudizio sull'età, è quello di carattere tecnico a lasciare in sospeso il mondo nerazzurro e lo stesso Benitez, che più volte ha invocato il mercato di gennaio: "La società sa quello che ci serve".
E cioè serve un attaccante. Un attaccante che sappia fare la seconda punta, ma anche giocare sull'esterno. Un attaccante alla Palacio (l'ultimo nome di mercato). Uno alla Balotelli. Che sappia puntare l'uomo, ma soprattutto saltarlo. Che sappia aiutare Eto'o, ma soprattutto segnare. Che sappia entrare e spaccare le partite, ma anche giocare titolare e fare gol, assumendosi le responsabilità, senza timore reverenziale. Insomma, non proprio quello che fa Coutinho, o ancora peggio Biabiany.
Balotelli, nella passata stagione, ha giocato 39 volte: solo 18 volte è partito titolare. I gol? 11 in totale (9 in campionato, uno in Champions, uno in Coppa Italia). Solo una rete partendo dalla panchina, che è poi quello che chiedono i tifosi nerazzurri: uno che entri e ribalti le partite. Certo, Balotelli, con i suoi ingressi in campo, ha regalato 6 punti netti in campionato la passata stagione: con il Parma, all'andata e al ritorno, con la Fiorentina e con la Juve. Partite condite da gol, assist e giocate top. Poi ci sono i gol decisivi, quelli pesanti: con il Chievo (all'andata e al ritorno), con il Bologna, la doppietta con il Palermo, il gol in coppa Italia contro la Juve. Ma anche il gol e l'assist da fuoriclasse con il Rubin e l'ingresso in campo con il Chelsea, già sul 2-1 a San Siro, con la squadra di Ancelotti costretta a rintanarsi per le folare di Super Mario. Poi, è vero, sono arrivati i litigi e le esclusioni. Ma anche le prestazioni da grande nella partita scudetto di Siena. Fino alla finale di Champions, vista dalla panchina, con Materazzi che gli diceva: "Non entri solo perché stiamo già vincendo, se eravamo 0-0 saresti già in campo". Ecco, quello che manca all'Inter di Benitez. Manca la sicurezza dell'asso da calare quando le cose non vanno. Per ora, almeno per ora, Coutinho non può essere la risposta.
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C'è un fantasma che aleggia su San Siro non appena l'Inter non riesce a vincere. Ce ne sono due, anzi, anche se uno si è presentato in carne ossa, senza nascondersi, per guardarsi Inter-Juve. Insomma, se Mourinho è ancora oggi la parola più pronunciata dagli interisti, c'è almeno un'altra frase che circola tra i tifosi nerazzurri. Allo stadio, al bar, davanti alla televisione: quando l'Inter non segna, come a Roma, come contro la Juve, come contro il Bologna, si sente subito un'invocazione, anzi, un'imprecazione: "Ci voleva Mario". Sì, proprio Balotelli. Quello della maglia buttata per terra e del "Forza Milan". Quello per cui Benitez aveva dato l'ok per il trasferimento a patto che arrivasse Kuyt a rimpiazzarlo. Ma l'Inter intanto aveva riportato a casa Biabiany, Coutinho era sbarcato ad Appiano e Branca non era riuscito a piazzare Mancini e Suazo, con conseguente stop anche alla trattativa per Sculli. Così Rafa si è trovato a non poter cambiare il modulo di Mourinho, il 4-2-3-1, ma con soli tre attaccanti. Mancini e Suazo non sono entrati e non entreranno nelle rotazioni del tecnico, anche perché il loro futuro all'Inter è pari al presente, cioè zero. Biabiany e Coutinho lanciati sugli esterni hanno fatto gridare: "Questi giovani non sono pronti". Ma più che un giudizio sull'età, è quello di carattere tecnico a lasciare in sospeso il mondo nerazzurro e lo stesso Benitez, che più volte ha invocato il mercato di gennaio: "La società sa quello che ci serve".
E cioè serve un attaccante. Un attaccante che sappia fare la seconda punta, ma anche giocare sull'esterno. Un attaccante alla Palacio (l'ultimo nome di mercato). Uno alla Balotelli. Che sappia puntare l'uomo, ma soprattutto saltarlo. Che sappia aiutare Eto'o, ma soprattutto segnare. Che sappia entrare e spaccare le partite, ma anche giocare titolare e fare gol, assumendosi le responsabilità, senza timore reverenziale. Insomma, non proprio quello che fa Coutinho, o ancora peggio Biabiany.
Balotelli, nella passata stagione, ha giocato 39 volte: solo 18 volte è partito titolare. I gol? 11 in totale (9 in campionato, uno in Champions, uno in Coppa Italia). Solo una rete partendo dalla panchina, che è poi quello che chiedono i tifosi nerazzurri: uno che entri e ribalti le partite. Certo, Balotelli, con i suoi ingressi in campo, ha regalato 6 punti netti in campionato la passata stagione: con il Parma, all'andata e al ritorno, con la Fiorentina e con la Juve. Partite condite da gol, assist e giocate top. Poi ci sono i gol decisivi, quelli pesanti: con il Chievo (all'andata e al ritorno), con il Bologna, la doppietta con il Palermo, il gol in coppa Italia contro la Juve. Ma anche il gol e l'assist da fuoriclasse con il Rubin e l'ingresso in campo con il Chelsea, già sul 2-1 a San Siro, con la squadra di Ancelotti costretta a rintanarsi per le folare di Super Mario. Poi, è vero, sono arrivati i litigi e le esclusioni. Ma anche le prestazioni da grande nella partita scudetto di Siena. Fino alla finale di Champions, vista dalla panchina, con Materazzi che gli diceva: "Non entri solo perché stiamo già vincendo, se eravamo 0-0 saresti già in campo". Ecco, quello che manca all'Inter di Benitez. Manca la sicurezza dell'asso da calare quando le cose non vanno. Per ora, almeno per ora, Coutinho non può essere la risposta.