Belfast, dove il calcio è una religione. Di pace, finalmente

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EURO 2012. Stasera l'Italia di Prandelli torna dopo 52 anni in una città che sta cercando di trovare una normalità nel suo quotidiano, dopo decenni di violenza tra cattolici e protestanti. Viaggio in un cupo passato da ricordare. GUARDA IL VIDEO E LE FOTO

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Euro 2012: tutti in campo per le qualificazioni

E' una città divisa da muri, "linee di pace" venivano chiamati perché permettevano la convivenza di cattolici e protestanti a Belfast. Dal 1998, dal Goodfriday Agreement, un accordo di pace permette ai nord-irlandesi di crescere senza la paura di attentati e del sospetto costante di chi sta loro al fianco. Da allora, l'Irlanda del Nord sta cercando di trovare una normalità nel suo quotidiano. Episodi come l'auto esplosa a Londonderry qualche giorno fa sono eccezioni, per fortuna senza danni.

Erano 52 anni che la nazionale italiana non giocava a Belfast, dal 1958, quando l'Irlanda del Nord è arrivata per la prima volta ai quarti di finale della Coppa del Mondo proprio grazie a una vittoria contro l'Italia nelle qualificazioni. Per il ritorno degli azzurri, hanno aggiunto posti a sedere allo stadio. Per gli ospiti, ma anche per garantire alla squadra di casa un sostegno eccezionale. Al momento dell'inno, vincerà l'unità per una volta.

I giocatori che scenderanno in campo a Windsor Park fanno ancora parte di una generazione che ha negli occhi le immagini dei tempi più neri, quando era difficile anche giocare a calcio; quando pure le squadre si dividevano in cattoliche e protestanti e il calcio, quello vero, lo si andava a vedere con i traghetti nella vicina Inghilterra.

Ancora oggi, leggendo i nomi dei convocati si può intuire la religione di appartenenza di ciascuno di loro, ma sul campo queste differenze non contano più. Adesso i muri sono diventati meta di turismo e c'è chi spinge perché vengano abbattuti. Ora i muri non servono più a dividere, però servono a ricordare.  Come anche la bomba dell'altro giorno, per non dare la pace ormai per scontata.