Bogdanov: "Ce l'ho con la mia squadra, non con l'Italia"
CalcioIl capo ultras serbo dal carcere di Genova: "Amo il mio paese, facevo il militare". I secondini lo definiscono "affabile e educato". Bilancio degli scontri: 16 feriti (di cui 2 carabinieri, gli altri tutti serbi) e 17 arrestati. I VIDEO E LE FOTO
L'album: Serbia, follia hooligans a Genova
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Italia-Serbia: gli scontri dai filmati su You Tube
Chi è Ivan "la Bestia" Bogdanov, il capo ultras
Il Viminale: "La Serbia non ci ha segnalato i rischi"
Affabile, educato e disponibile: Ivan 'La Bestia' Bogdanov, il capo degli ultrà serbi, ha stupito per questo suo atteggiamento il personale della casa circondariale genovese di Pontedecimo, dove è rinchiuso dal primo pomeriggio. Ivan è arrivato poco dopo le 15 nell' istituto di pena e ha spiegato ai secondini del carcere il perché della furia allo stadio: "Ho un passato da militare in Serbia. Amo il mio Paese. Non ho niente contro l'Italia, ma ce l'ho con la mia squadra", ha spiegato. Oltre a lui, altri tre tifosi serbi arrestati per i disordini di ieri sono stati portati nella struttura penitenziaria. La direzione del carcere, che sconta la carenza di posti, ha diviso i quattro in due minuscole celle che in genere ospitano una sola persona. "Ieri ci sono stati problemi perché eravamo ubriachi" avrebbe detto Bogdanov dopo l' arrivo in carcere. A Bodganov sono contestati i reati di danneggiamento aggravato, violazione della Legge 401/89-art.6bis e 6ter sull'ordine pubblico durante le manifestazioni sportive e il porto di oggetti atti ad offendere. Tutti i reati sono contestati in concorso con gli altri arrestati. Non è stata fatta alcuna ipotesi associativa. Bogdanov sarà assistito d'ufficio dall' avvocatessa Alessandra Baudino.
Ivan ferito a una mano - Prima della traduzione in carcere, Ivan 'La bestia' Bogdanov, il capo dei teppisti, era stato portato in ospedale, perché ha avuto problemi a una mano. Bogdanov ha patito cioè una lievissima contusione alla mano destra, guaribile in 5 giorni. Il serbo è stato condotto all'ospedale della polizia, con una nutrita scorta e in manette. Gli agenti hanno presenziato alla visita condotta dal primario responsabile del pronto soccorso, Paolo Cremonesi, e al conseguente esame radiologico che ha escluso qualsiasi tipo di lesione. Bogdanov ha parlato poco, facendo intendere di non parlare né italiano né inglese: ha continuato a guardarsi intorno mostrando diffidenza e sospetto.
Lo stadio il giorno dopo - 'Il nuovo ordine Mondiale', e 'Karadzic-Mladic nuovi eroi': sono le scritte di alcuni adesivi lasciati dagli ultras serbi, ieri sulla vetrata della 'gabbia' nella quale erano stati collocati all'interno dello stadio di Marassi. I segni di devastazione, all'interno dello stadio genovese, sono ancora evidenti: la rete tagliata, il vetro antiproiettili spaccato ma non infranto, e poi tutta una serie di adesivi con simboli dei nazionalisti, il più terribile quello con l'immagine dei due criminali di guerra, l'ex leader e l'ex comandante dell'esercito serbo, con sullo sfondo un giovane soldato che ha le sembianze di Arkan. Nella notte l'arresto del capoultrà Ivan Bogdanov, avvenuto sull'ultimo pullman di hooligan rimasto nel piazzale di Marassi alle 2.30, aveva scatenato invece l'applauso della gente rimasta per strada - fotografi, tifosi, cameramen - che ha urlato al suo indirizzo e incitato le forze dell'ordine italiane.
Genova, danni per 100mila euro - Le responsabilità dei disordini causati ieri sera a Genova dagli ultras serbi sono da ricercare tra le autorità serbe o a Roma, al ministero degli Interni. E' l'opinione del sindaco di Genova Marta Vincenzi che fa il bilancio dei danni. "Danni per più di 100mila euro -dice il sindaco- 80mila solo allo stadio, 20mila per i graffiti sui palazzi storici, altri 20mila altrove. Ma quel che è peggio è che per alcune ore siamo stati in balìa di 400 facinorosi. Non è ammissibile".
Il commento del dg Valentini - "Ieri abbiamo vissuto una serata di grandissima tristezza. Una festa che si è trasformata in una guerriglia indegna e rabbiosa che poteva avere conseguenze peggiori. Sono molti anni che mi occupo di calcio e la serata di ieri non ha davvero precedenti". Sono parole amare quelle di Antonello Valentini, direttore generale della Figc, che ci tiene però a precisare che "tutte le misure di sicurezza sono state rispettate. Ma allo stadio c'erano delinquenti comuni che andavano fermati alla partenza".
Tifosi serbi verso casa - La polizia serba adotterà misure punitive nei confronti degli hooligan responsabili delle violenze di ieri sera allo stadio di Genova, che hanno portato alla sospensione della partita Italia-Serbia valida per le qualificazioni agli Europei di calcio 2012. Come ha detto una fonte della polizia all'agenzia Beta, vi sono i presupposti per processare in Serbia i responsabili. Di gran parte di loro, ha aggiunto la fonte, si conosce l'identità. Sottolineando che la polizia segue da vicino l'evoluzione della situazione, la fonte ha aggiunto che gli hooligan di Genova non hanno ancora fatto ritorno in Serbia. I tifosi serbi, infatti, sono stati scortati in mattinata dalla Polizia di Trieste dalla barriera autostradale del Lisert (Gorizia) sino al confine con la Slovenia. Non ci sono stati incidenti di sorta. Oltre che in autobus, molti tifosi serbi viaggiano con automobili private.
La Nazionale è a Belgrado - La nazionale di calcio della Serbia, invece, ha già fatto ritorno nella notte a Belgrado da Genova, dove ieri sera le violenze e le intemperanze di gruppi di hooligan serbi hanno causato la sospensione della partita Italia-Serbia, valida per le qualificazioni del Gruppo C agli Europei del 2012. I calciatori hanno espresso grande rammarico per quanto accaduto allo stadio Luigi Ferraris, ma si sono astenuti dal fare ulteriori commenti sul comportamento dei presunti tifosi serbi.
I sospetti: caos organizzato - "Non erano venuti soli a Genova", ha osservato da parte sua il presidente della Federcalcio serba, Tomislav Karadzic, confermando in sostanza quanto da lui detto ieri sera a Genova subito dopo la sospensione della partita: per Karadzic infatti si sarebbe trattato di un piano preordinato della tifoseria ultras per creare incidenti e far saltare l'incontro.
Il bilancio; i feriti e gli arrestati - Il bilancio finale parla di 16 feriti (di cui 2 carabinieri, gli altri tutti serbi) e 17 arrestati. Sono 35 gli hooligan denunciati, 138 quelli identificati. Tra loro c'è anche Ivan Bogdanov, l'uomo tatuato che, tronchesi alla mano, ha tagliato la rete della gabbia all' interno della quale, dentro lo stadio, erano stati confinati i circa 2.000 hooligan di Belgrado. Attorno alle tre del mattino lo hanno trovato le forze dell'ordine, dopo le perquisizioni andate avanti tutta la notte: era nascosto nel vano motore di uno dei pullman che avrebbero dovuto riportare a casa gli ultras. E' stato identificato attraverso una data, che è tatuata sul suo avambraccio.
"Serbi difesi con le pistole" - Descrivendo il clima di tensione vissuto a Genova, il presidente della Federcalcio serba, Tomislav Karadzic, ha anche detto fra l'altro che in alcuni momenti la polizia italiana ha "difeso con le pistole" la nazionale serba dalle violenze dei teppisti sugli spalti di Genova. "Noi eravamo pronti a giocare, ma non abbiamo potuto farlo", ha detto il dirigente secondo il quale sarebbe stato meglio non cominciare affatto l'incontro. La tv serba B92 ha stimato in una ventina in numero di holigan serbi fermati dalla polizia a Genova.
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Chi è Ivan "la Bestia" Bogdanov, il capo ultras
Il Viminale: "La Serbia non ci ha segnalato i rischi"
Affabile, educato e disponibile: Ivan 'La Bestia' Bogdanov, il capo degli ultrà serbi, ha stupito per questo suo atteggiamento il personale della casa circondariale genovese di Pontedecimo, dove è rinchiuso dal primo pomeriggio. Ivan è arrivato poco dopo le 15 nell' istituto di pena e ha spiegato ai secondini del carcere il perché della furia allo stadio: "Ho un passato da militare in Serbia. Amo il mio Paese. Non ho niente contro l'Italia, ma ce l'ho con la mia squadra", ha spiegato. Oltre a lui, altri tre tifosi serbi arrestati per i disordini di ieri sono stati portati nella struttura penitenziaria. La direzione del carcere, che sconta la carenza di posti, ha diviso i quattro in due minuscole celle che in genere ospitano una sola persona. "Ieri ci sono stati problemi perché eravamo ubriachi" avrebbe detto Bogdanov dopo l' arrivo in carcere. A Bodganov sono contestati i reati di danneggiamento aggravato, violazione della Legge 401/89-art.6bis e 6ter sull'ordine pubblico durante le manifestazioni sportive e il porto di oggetti atti ad offendere. Tutti i reati sono contestati in concorso con gli altri arrestati. Non è stata fatta alcuna ipotesi associativa. Bogdanov sarà assistito d'ufficio dall' avvocatessa Alessandra Baudino.
Ivan ferito a una mano - Prima della traduzione in carcere, Ivan 'La bestia' Bogdanov, il capo dei teppisti, era stato portato in ospedale, perché ha avuto problemi a una mano. Bogdanov ha patito cioè una lievissima contusione alla mano destra, guaribile in 5 giorni. Il serbo è stato condotto all'ospedale della polizia, con una nutrita scorta e in manette. Gli agenti hanno presenziato alla visita condotta dal primario responsabile del pronto soccorso, Paolo Cremonesi, e al conseguente esame radiologico che ha escluso qualsiasi tipo di lesione. Bogdanov ha parlato poco, facendo intendere di non parlare né italiano né inglese: ha continuato a guardarsi intorno mostrando diffidenza e sospetto.
Lo stadio il giorno dopo - 'Il nuovo ordine Mondiale', e 'Karadzic-Mladic nuovi eroi': sono le scritte di alcuni adesivi lasciati dagli ultras serbi, ieri sulla vetrata della 'gabbia' nella quale erano stati collocati all'interno dello stadio di Marassi. I segni di devastazione, all'interno dello stadio genovese, sono ancora evidenti: la rete tagliata, il vetro antiproiettili spaccato ma non infranto, e poi tutta una serie di adesivi con simboli dei nazionalisti, il più terribile quello con l'immagine dei due criminali di guerra, l'ex leader e l'ex comandante dell'esercito serbo, con sullo sfondo un giovane soldato che ha le sembianze di Arkan. Nella notte l'arresto del capoultrà Ivan Bogdanov, avvenuto sull'ultimo pullman di hooligan rimasto nel piazzale di Marassi alle 2.30, aveva scatenato invece l'applauso della gente rimasta per strada - fotografi, tifosi, cameramen - che ha urlato al suo indirizzo e incitato le forze dell'ordine italiane.
Genova, danni per 100mila euro - Le responsabilità dei disordini causati ieri sera a Genova dagli ultras serbi sono da ricercare tra le autorità serbe o a Roma, al ministero degli Interni. E' l'opinione del sindaco di Genova Marta Vincenzi che fa il bilancio dei danni. "Danni per più di 100mila euro -dice il sindaco- 80mila solo allo stadio, 20mila per i graffiti sui palazzi storici, altri 20mila altrove. Ma quel che è peggio è che per alcune ore siamo stati in balìa di 400 facinorosi. Non è ammissibile".
Il commento del dg Valentini - "Ieri abbiamo vissuto una serata di grandissima tristezza. Una festa che si è trasformata in una guerriglia indegna e rabbiosa che poteva avere conseguenze peggiori. Sono molti anni che mi occupo di calcio e la serata di ieri non ha davvero precedenti". Sono parole amare quelle di Antonello Valentini, direttore generale della Figc, che ci tiene però a precisare che "tutte le misure di sicurezza sono state rispettate. Ma allo stadio c'erano delinquenti comuni che andavano fermati alla partenza".
Tifosi serbi verso casa - La polizia serba adotterà misure punitive nei confronti degli hooligan responsabili delle violenze di ieri sera allo stadio di Genova, che hanno portato alla sospensione della partita Italia-Serbia valida per le qualificazioni agli Europei di calcio 2012. Come ha detto una fonte della polizia all'agenzia Beta, vi sono i presupposti per processare in Serbia i responsabili. Di gran parte di loro, ha aggiunto la fonte, si conosce l'identità. Sottolineando che la polizia segue da vicino l'evoluzione della situazione, la fonte ha aggiunto che gli hooligan di Genova non hanno ancora fatto ritorno in Serbia. I tifosi serbi, infatti, sono stati scortati in mattinata dalla Polizia di Trieste dalla barriera autostradale del Lisert (Gorizia) sino al confine con la Slovenia. Non ci sono stati incidenti di sorta. Oltre che in autobus, molti tifosi serbi viaggiano con automobili private.
La Nazionale è a Belgrado - La nazionale di calcio della Serbia, invece, ha già fatto ritorno nella notte a Belgrado da Genova, dove ieri sera le violenze e le intemperanze di gruppi di hooligan serbi hanno causato la sospensione della partita Italia-Serbia, valida per le qualificazioni del Gruppo C agli Europei del 2012. I calciatori hanno espresso grande rammarico per quanto accaduto allo stadio Luigi Ferraris, ma si sono astenuti dal fare ulteriori commenti sul comportamento dei presunti tifosi serbi.
I sospetti: caos organizzato - "Non erano venuti soli a Genova", ha osservato da parte sua il presidente della Federcalcio serba, Tomislav Karadzic, confermando in sostanza quanto da lui detto ieri sera a Genova subito dopo la sospensione della partita: per Karadzic infatti si sarebbe trattato di un piano preordinato della tifoseria ultras per creare incidenti e far saltare l'incontro.
Il bilancio; i feriti e gli arrestati - Il bilancio finale parla di 16 feriti (di cui 2 carabinieri, gli altri tutti serbi) e 17 arrestati. Sono 35 gli hooligan denunciati, 138 quelli identificati. Tra loro c'è anche Ivan Bogdanov, l'uomo tatuato che, tronchesi alla mano, ha tagliato la rete della gabbia all' interno della quale, dentro lo stadio, erano stati confinati i circa 2.000 hooligan di Belgrado. Attorno alle tre del mattino lo hanno trovato le forze dell'ordine, dopo le perquisizioni andate avanti tutta la notte: era nascosto nel vano motore di uno dei pullman che avrebbero dovuto riportare a casa gli ultras. E' stato identificato attraverso una data, che è tatuata sul suo avambraccio.
"Serbi difesi con le pistole" - Descrivendo il clima di tensione vissuto a Genova, il presidente della Federcalcio serba, Tomislav Karadzic, ha anche detto fra l'altro che in alcuni momenti la polizia italiana ha "difeso con le pistole" la nazionale serba dalle violenze dei teppisti sugli spalti di Genova. "Noi eravamo pronti a giocare, ma non abbiamo potuto farlo", ha detto il dirigente secondo il quale sarebbe stato meglio non cominciare affatto l'incontro. La tv serba B92 ha stimato in una ventina in numero di holigan serbi fermati dalla polizia a Genova.