50 ANNI. L'ex allenatore rossonero, oggi coordinatore delle nazionali giovanili, fa i suoi auguri a Maradona e racconta: "Il mio Presidente ne era innamorato ma anche lui sapeva che mai nessuno avrebbe potuto strapparlo al Napoli". FOTO E VIDEO
Le foto: Maradona o Pelé? La sfida infinita
"Maradona era l'avversario che tutti volevano veder giocare, ma che nessuno voleva affrontare. Nel mio Milan tutti sapevano che il calciatore più grande di tutti giocava nel Napoli". Arrigo Sacchi, coordinatore delle nazionali giovanili ed ex allenatore del Milan, parla così di Diego Armando Maradona che oggi compie 50 anni.
"Diego era l'emblema del calcio perché era l'individualista che si sacrificava di più per tutta la squadra. Era una mezza punta che all'occorrenza si trasformava in un terzino arcigno capace di marcare i grandi del Real Madrid in un muto Santiago Bernabeu", dice Sacchi ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli. "Ricordo un Milan-Napoli, in cui i miei calciatori riuscirono ad arginare gli azzurri per un tempo; rientrato nello spogliatoio dissi ai ragazzi che Maradona ci aveva perdonato per 45 minuti, quindi ci toccava segnare prima che lo facesse lui. E quando segnò, io e Ramaccioni ci guardammo increduli perché fino a quel momento avevamo dominato in lungo ed il largo".
"Berlusconi - racconta - era innamorato di Maradona e voleva a tutti i costi portarlo in rossonero, ma anche il Presidente sapeva che mai nessuno avrebbe potuto strapparlo al Napoli. Faccio i miei più sentiti auguri al Dieci più grande della storia del calcio, gli auguro tanta serenità e felicità. Lo ricordo sempre anche per la sua grande generosità e umanità". A chi domanda del caso-Cassano, Sacchi risponde: "Preferisco non commentare".
"Maradona era l'avversario che tutti volevano veder giocare, ma che nessuno voleva affrontare. Nel mio Milan tutti sapevano che il calciatore più grande di tutti giocava nel Napoli". Arrigo Sacchi, coordinatore delle nazionali giovanili ed ex allenatore del Milan, parla così di Diego Armando Maradona che oggi compie 50 anni.
"Diego era l'emblema del calcio perché era l'individualista che si sacrificava di più per tutta la squadra. Era una mezza punta che all'occorrenza si trasformava in un terzino arcigno capace di marcare i grandi del Real Madrid in un muto Santiago Bernabeu", dice Sacchi ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli. "Ricordo un Milan-Napoli, in cui i miei calciatori riuscirono ad arginare gli azzurri per un tempo; rientrato nello spogliatoio dissi ai ragazzi che Maradona ci aveva perdonato per 45 minuti, quindi ci toccava segnare prima che lo facesse lui. E quando segnò, io e Ramaccioni ci guardammo increduli perché fino a quel momento avevamo dominato in lungo ed il largo".
"Berlusconi - racconta - era innamorato di Maradona e voleva a tutti i costi portarlo in rossonero, ma anche il Presidente sapeva che mai nessuno avrebbe potuto strapparlo al Napoli. Faccio i miei più sentiti auguri al Dieci più grande della storia del calcio, gli auguro tanta serenità e felicità. Lo ricordo sempre anche per la sua grande generosità e umanità". A chi domanda del caso-Cassano, Sacchi risponde: "Preferisco non commentare".