Nazionale, Prandelli: "Per il bel gioco ci vuole tempo"

Calcio
Cesare Prandelli, il ct azzurro si racconta in una intervista
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Il Ct azzurro sui primi mesi sulla panchina dell'Italia: "Non ho mai vissuto questo incarico come una scomoda eredità. Intendo raggiungere i risultati attraverso il così tanto agognato "bel gioco", ma sono consapevole di non poterlo fare immediatamente"

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"Non ho mai vissuto questo incarico come una scomoda eredità: credo fermamente che la Nazionale che non ha dato soddisfazioni all'ultimo Mondiale meriti a pieno il rispetto di tutto il paese". Cesare Prandelli, Ct azzurro, parla del suo non facile ruolo in un'intervista esclusiva al numero de L'Uomo Vogue dedicato allo sport in edicola dal 3 novembre. A proposito delle nuove sfide aggiunge: "In questo preciso momento contano i risultati. Cerco di applicare il metodo della meritocrazia: ritengo che fare le convocazioni tenendo ben presente chi è più in forma e chi sta facendo meglio con le proprie squadre sia un dovere. Intendo raggiungere i risultati attraverso il così tanto agognato "bel gioco", ma sono consapevole di non poterlo fare immediatamente".

Da uomo impegnato ad avvicinare il mondo del calcio alle famiglie e tra i più autorevoli sostenitori del progetto "Viola Fair", non poteva restare indifferente ai tristi episodi che hanno preceduto l'inizio di Italia Serbia: "Ciò che è successo mi ha veramente riempito di amarezza. Io sono sempre stato il promotore di un calcio che definirei "familiare" e anche in quella circostanza lo stadio era pieno di bambini, arrivati con i propri genitori per godere di un evento calcistico. Ho provato grande impotenza osservando quegli istanti così tristi per tutto il mondo del pallone".

Ma l'ex calciatore di Cremonese, Atalanta e Juventus è anche appassionato d'arte e colleziona pitture e sculture contemporanee. "Da bambino frequentavo molto spesso lo studio di uno zio pittore: ancora oggi se chiudo gli occhi riesco a ricordare gli odori dei colori e dei solventi che utilizzava per dipingere". Una passione non slegata dalla scelta di continuare ad abitare a Firenze: "Vivere in riva all'Arno per un appassionato d'arte è come per un ghiotto essere in una pasticceria".