"Vi spiego perché l'Inter non sta più in piedi"
CalcioL'INTERVISTA. Dopo l'infortunio di Cristian Chivu, l'ennesimo per i nerazzurri, il preparatore atletico della Romania, Diego Longo, prova a individuare le cause: "Con Mourinho facevano un lavoro diverso. E l'anno scorso hanno speso tante energie nervose"
Ginocchia di cristallo: guarda la fotogallery
di Vanni Spinella
Gira e rigira, si torna sempre a parlare di Mourinho. Anche adesso che non c’è più, e si vede.
Mou se n’è andato lasciandosi alle spalle un’Inter a pezzi, giocatori logori, forse anche appagati, di sicuro non più invulnerabili.
Cristian Chivu è solo l’ultimo della lista. Dopo gli infortuni di Milito, Muntari, Motta, Maicon, Samuel e Obi, ci mancava solo lo stiramento di “Cristi”, come lo chiama Diego Longo.
Italiano, preparatore atletico della Romania che ha affrontato l’Italia di Prandelli in amichevole, ha visto Chivu fermarsi proprio sotto i suoi occhi dopo appena 15’. E prova a spiegarci i perché di questa insolita epidemia.
L’Inter cade a pezzi, almeno dal punto di vista fisico. È un dato di fatto.
"È una situazione che mi ricorda quella della Juventus dell’anno scorso. Tanti infortuni, tante polemiche, squadra in difficoltà. Nel calcio è così: quando le cose non girano, di solito non vanno da più punti di vista"
Benitez parla di sfortuna…
"Anche quella ha influito. Ad esempio nel caso di Samuel, un infortunio di natura meccanica. Diverso il caso di quelli muscolari, che chiaramente fanno più discutere"
Ecco perché tanti puntano il dito sulla preparazione sbagliata
"Non conosco da vicino la realtà dell’Inter, ma immagino che lo staff di Benitez abbia dovuto fare i conti con giocatori che nella scorsa stagione hanno speso tanto a livello di energie nervose. Hanno vinto tanto, ma hanno anche giocato tanto. Gli infortuni di questo tipo, di solito, sono avvisaglie: messaggi che il nostro corpo usa per avvertirci in tempo"
Insomma, “spremuti” da Mourinho fino all’ultima goccia di sudore?
"Stanno sicuramente pagando il cambio di metodi di allenamento: se sei abituato a fare un certo tipo di movimento e inizi a farne un altro, a livello fisico puoi risentirne.
È il motivo per cui, da preparatore della Nazionale, mi informo sempre sul tipo di lavoro che i giocatori fanno nei loro club, proprio per cercare di evitare problemi di questo genere"
In cosa consiste il cambio di metodi dell’Inter?
"Sono stato ospite dell’Inter l’anno scorso e ho parlato con Farias, il preparatore di Mourinho. Con lui i giocatori facevano al 90% allenamento con la palla. Tutto a grandissima intensità, con lavori alternati su spazi larghi per la resistenza e su spazi stretti per la forza"
E quest’anno?
"So che ora fanno molta più palestra, più pesi, lunghe distanze di corsa. Ma attenzione: nel nostro campo non c’è un giusto o uno sbagliato. Sono punti di vista, modi diversi di lavorare, ma con entrambi si possono raggiungere i risultati"
I tanti impegni, poi, non aiutano di certo a recuperare
"Specialmente quando caricano i giocatori di tensioni o stress. Il nesso tra mente e corpo è un dato di fatto, e gli infortuni muscolari che ti bloccano per 10-15 giorni sono un classico. Se sei “contratto” a livello di testa, anche i muscoli ne risentono. Penso anche a cose semplici, come un figlio nato da poco, una situazione difficile a casa…"
Possiamo dire che la pressione esterna favorisce gli infortuni?
"Non aiuta certo a prevenirli. Nel caso dell’Inter vengono messi in discussione giocatori che pochi mesi fa hanno vinto tutto. E in Nazionale non cambia, stessa pressione"
Anche in Romania?
"Qui è peggio che in Italia. In Romania c’è meno “equilibrio”: un giorno sei un dio, il giorno dopo vali meno di zero. In tutti i campi: politico, sociale, sportivo. Il calcio è l’unico sport, se ne parla 24 ore su 24. Giocatori ripresi ovunque, anche al ristorante: gli contano persino quanti bicchieri di vino bevono. E spesso ci si mettono anche i presidenti, che attaccano i loro giocatori in diretta tv, o li mettono fuori rosa senza motivo".
E noi che ci lamentiamo di quel santo di Garrone…
di Vanni Spinella
Gira e rigira, si torna sempre a parlare di Mourinho. Anche adesso che non c’è più, e si vede.
Mou se n’è andato lasciandosi alle spalle un’Inter a pezzi, giocatori logori, forse anche appagati, di sicuro non più invulnerabili.
Cristian Chivu è solo l’ultimo della lista. Dopo gli infortuni di Milito, Muntari, Motta, Maicon, Samuel e Obi, ci mancava solo lo stiramento di “Cristi”, come lo chiama Diego Longo.
Italiano, preparatore atletico della Romania che ha affrontato l’Italia di Prandelli in amichevole, ha visto Chivu fermarsi proprio sotto i suoi occhi dopo appena 15’. E prova a spiegarci i perché di questa insolita epidemia.
L’Inter cade a pezzi, almeno dal punto di vista fisico. È un dato di fatto.
"È una situazione che mi ricorda quella della Juventus dell’anno scorso. Tanti infortuni, tante polemiche, squadra in difficoltà. Nel calcio è così: quando le cose non girano, di solito non vanno da più punti di vista"
Benitez parla di sfortuna…
"Anche quella ha influito. Ad esempio nel caso di Samuel, un infortunio di natura meccanica. Diverso il caso di quelli muscolari, che chiaramente fanno più discutere"
Ecco perché tanti puntano il dito sulla preparazione sbagliata
"Non conosco da vicino la realtà dell’Inter, ma immagino che lo staff di Benitez abbia dovuto fare i conti con giocatori che nella scorsa stagione hanno speso tanto a livello di energie nervose. Hanno vinto tanto, ma hanno anche giocato tanto. Gli infortuni di questo tipo, di solito, sono avvisaglie: messaggi che il nostro corpo usa per avvertirci in tempo"
Insomma, “spremuti” da Mourinho fino all’ultima goccia di sudore?
"Stanno sicuramente pagando il cambio di metodi di allenamento: se sei abituato a fare un certo tipo di movimento e inizi a farne un altro, a livello fisico puoi risentirne.
È il motivo per cui, da preparatore della Nazionale, mi informo sempre sul tipo di lavoro che i giocatori fanno nei loro club, proprio per cercare di evitare problemi di questo genere"
In cosa consiste il cambio di metodi dell’Inter?
"Sono stato ospite dell’Inter l’anno scorso e ho parlato con Farias, il preparatore di Mourinho. Con lui i giocatori facevano al 90% allenamento con la palla. Tutto a grandissima intensità, con lavori alternati su spazi larghi per la resistenza e su spazi stretti per la forza"
E quest’anno?
"So che ora fanno molta più palestra, più pesi, lunghe distanze di corsa. Ma attenzione: nel nostro campo non c’è un giusto o uno sbagliato. Sono punti di vista, modi diversi di lavorare, ma con entrambi si possono raggiungere i risultati"
I tanti impegni, poi, non aiutano di certo a recuperare
"Specialmente quando caricano i giocatori di tensioni o stress. Il nesso tra mente e corpo è un dato di fatto, e gli infortuni muscolari che ti bloccano per 10-15 giorni sono un classico. Se sei “contratto” a livello di testa, anche i muscoli ne risentono. Penso anche a cose semplici, come un figlio nato da poco, una situazione difficile a casa…"
Possiamo dire che la pressione esterna favorisce gli infortuni?
"Non aiuta certo a prevenirli. Nel caso dell’Inter vengono messi in discussione giocatori che pochi mesi fa hanno vinto tutto. E in Nazionale non cambia, stessa pressione"
Anche in Romania?
"Qui è peggio che in Italia. In Romania c’è meno “equilibrio”: un giorno sei un dio, il giorno dopo vali meno di zero. In tutti i campi: politico, sociale, sportivo. Il calcio è l’unico sport, se ne parla 24 ore su 24. Giocatori ripresi ovunque, anche al ristorante: gli contano persino quanti bicchieri di vino bevono. E spesso ci si mettono anche i presidenti, che attaccano i loro giocatori in diretta tv, o li mettono fuori rosa senza motivo".
E noi che ci lamentiamo di quel santo di Garrone…